13/12/2009 13:44:30
E non sono d'accordo: non esiste manco una legge nel gioco "a campana " che vieta di toccare le righe dei quadretti quando salti, se chi la gioca decide che il gioco consiste nel toccarle, ma non è più "giocare a campana."
Il gioco di ruolo ha un fine che è una *regola*, forse l'unica effettivamente indiscutibile: l'interazione.
Se tocchiamo anche questa, Valchiria, e la consideriamo soggettiva, è finito il gdr online.
Il gdr online ha ormai una decina d'anni.
Quelle che giustamente rethromani confronta con le "consuetudini " legali sono convenzioni adottate nel momento in cui si è mutuato un concetto di gioco già definito che originariamente ha un contesto espressivo non online, in chat, di cui però, i presupposti fondamentali non possono essere lasciati alla singola valutazione: sono l'essenza del gioco in sè.
Va da sè che qualsiasi *convenzione* va giudicata, a mio parere, "legge" se è finalizzata a quell'essenza.
Possiamo dire che sono pareri quelli sulla lunghezza delle azioni ad esempio, ma non quelli sull'interazione.
Se il fine del gioco del calcio è fare gol (al di là delle mille belle storie sulla squadra, sul tifo, sulle tattiche, sulle strategie, tutti elementi molto soggettivi in chi gioca e chi guarda) quello del gdr è e resta l'interazione.
Altrimenti non parliamo più di gdr, ma di *romanzo* in chat.
13/12/2009 15:26:13
13/12/2009 17:12:21
13/12/2009 17:19:36
Andate a giocare!! *agita un d20 con voce di Abram Simpson*
in sostanza, adoro sempre più Valchiria xD
13/12/2009 18:54:41 e modificato da mikee il 13/12/2009 19:36:18
14/12/2009 00:25:14
Fammi capire: quindi, Valchi', tutti i calciatori che seguono le regole del calcio sono dei puristi?
O dei calciatori che conoscono un gioco?
Non sono mai stata una purista.
Sono una che però pensa che l'anarchia totale e questa moda del voler sempre leggere l'eccezione nella regola a proprio vantaggio sia decisamente vicino a pericolose evoluzioni lottiane. Film già visti, purtroppo.
Al fine di concepire eccezioni, una regola senza principio di fondo, al giorno. Risultato maree di regole in contraddizione tra loro e una polemica al giorno.
Qualsiasi gioco ha delle regole.
Se non ne riconosciamo manco un paio, in funzione del "ognuno fa come gli pare", è una chat di mirc ma non un gioco.
14/12/2009 05:06:02 e modificato da gemini il 14/12/2009 05:14:20
Però vedi Enelya... nel 2001 si giocava scrivendo i pensieri dappertutto (anche se le land erano una decina e c'erano pochi giocatori). Col moltiplicarsi delle land alcune "regole" non scritte sono andate perse, mentre ne sono nate di nuove per ogni corrente di pensiero che si è creata.
Tuttavia ricordo bene che allora ci si divertiva (con poco lo ammetto) mentre non ricordo screzi di sorta per i pensieri esplicitati, anche nei rari casi in cui la finalità era palesemente goliardica.
Non cercate regole che non esistono, altrimenti la logica corretta sarebbe riportare tutto alle consuetudini iniziali (tra cui quella delle azioni "+ entra" e "+ esce"): sforzatevi di giocare bene (nel senso "secondo le regole del posto in cui giocate") e di divertirvi, senza sindacare su concetti astratti e soprattutto assolutamente non normati.
Aggiungo: prima si è fatto riferimento al pbc come ad un canovaccio, in cui si interagisce andando a braccio. E' utile ricordare che il canovaccio è un elemento fondamentale della Commedia dell'Arte dove erano previsti come elemento imprescindibile i "pensieri" esplicitati al pubblico, per consentire una migliore partecipazione al lavoro che veniva rappresentato.
14/12/2009 09:30:19
Senza dubbio si giocava coi pensieri dovunque gemini.
Si castava anche senza step e si giocava anche senza turnazione rigida.
E tu magari ti divertivi, ma a tanti l'assenza di convenzioni stufava eccome, o non si sarebbe arrivati alle regole.
Si era anche in pochissimi in chat.
Siamo sempre là: finzhè si è 30 persone l'anarchia e la mancanza di regole, ci può stare. E ho dei dubbi a riguardo.
Ma se si vuole un'interazione con numeri più alti, no.
Quando approccio un gioco, qualsiasi gioco, ho in genere delle regole da imparare. Che sono peraltro il senso del gioco e ne costitituiscono uno stimolo: una cosa che ho notato nell'ambito del gdr online è che tutti si sentono deputati a discuterle, a fare considerazioni su chi le inventa e perchè.
A volerci leggere interessi di "correnti"
Ma se gioco a d&d non mi chiedo che corrente vince nella regola del dado.
Ci si diverte anche con le regole, come in qualsiasi gioco.
E se le si considera un limite al divertimento resto perplessa.
La regola utile, in quanto salvaguarda il gioco, è legittima, aiuta il gioco e dà un senso al gioco.
Nel caso specifico poi: come fai a dire che l'interazione nel gdr è una regola che non c'è?
Il gdr online si affianca ad altri gdr.
L'interazione è un presupposto fondante del gdr: come la palla è essenziale nel calcio.
Le regole che a mio giudizio non sono discutibili quando tutelano i fondamenti del gioco, le condizioni senza le quali non è quel gioco.
Fatemi capire come si *interagisce* se uno entra in chat con un personaggio in silenzio che pensa senza potenzialità di replica.
14/12/2009 10:01:40 e modificato da ghennadi72 il 14/12/2009 10:03:53
Sulla questione delle regole e consuetudini, boh. Non saprei neanche da che parte cominciare. Le regole servono, punto e stop. Sevono perchè un conto é giocare a campana con la propria sorella, un conto é giocarci con la tizia del cortile accanto: se tu giochi dando per scontato che puoi anche toccare le linee e lei gioca dando per scontato che se tocchi le linee sei fuori, prima o poi litigate. E' statistica di gioco.
A volte non serve proprio che arrivi la gestapo (leggasi gestione) a punirvi per non aver applicato una regola: ci pensate voi due (ossia più in generale, ci pensano i giocatori) a strapparvi i capelli a vicenda per la circostanza di gioco contestata.
Non so quanti tra i presenti hanno abbastanza capelli bianchi in testa da ricordarsi quando si giocava in giardino e non davanti a una playstation, ma questi dovrebbero ricordare bene cosa succedeva ogni volta che qualcuno "nuovo" arrivava a giocare a qualunque cosa, a volte addirittura a calcetto usando gli zaini di scuola come pali: prima di giocare si doveva perdere un po' di tempo a stabilire le regole.
Tipo, se la palla passa sullo zaino, é goal o no? Si discuteva e si decideva prima di giocare, perchè poi se no al primo tiro finito su uno zaino nel migliore dei casi si perdeva tempo a discutere se era goal o no, nel peggiore la partitella finiva in zuffa.
Le regole servono proprio perchè non ci si conosce e questo vale doppiamente in un gioco in cui il contesto di interazione rende invisibili gli uni agli altri i giocatori.
Certo, magari si aveva il buon senso di non chiedere l'applicazione della regola del fuorigioco in una partitella fatta al parco usando gli zaini come pali delle porte. Il che, riportato all'ambito gdr-pbc, potrebbe significare il non esagerare nel voler regolamentare ogni singolo aspetto e sfaccettatura del gioco.
Tuttavia, visto che si citano i "bei vecchi tempi" dico anche che era un delirio. Sì, si facevano allegramente i pensieri in azione, si usavano le faccine in chat, si interrompevano le giocate con avvisi in chiaro tipo "//scusate é ora di cena ci vediamo dopo"... ma erano anche i tempi in cui qualcuno scambiava (alcuni lo fanno tutt'ora) il pbc per una versione chattata di Ogame, in cui si faceva a gara a puntare la sveglia agli orari più improbabili della notte per riuscire a sorprendere i "nemici" in inferiorità numerica (vedere le memorabili guerre tra cavalieri neri e mercenari a Lot), erano i tempi in cui durante una giocata di battaglia potevi piazzarti a una balista e scoccare a ripetizione, facendo tutte le azioni di caricamento, mira e scocco, ma senza aspettare i turni altrui trasformando una balista pesante in una mitraglietta UZI... erano i tempi in cui chi poteva fare certificati di oggetti era capace di certificarti quasi anche le spade laser o baliste portatili dotate di mirino telescopico (questa l'ho vista, giuro!), se pagavi abbastanza.
Quale gioco può reggere l'assenza di regole basate in presenza di giocatori che non si conoscono e non sono disposti a chiudere uno o entrambi gli occhi di fronte a qualcosa che considerano una pecionata?
La definizione di cosa sia una pecionata ovviamente varia da persona a persona, ma nel caso dei pensieri in azione (almeno quelli diretti, ed usati induttivamente per "colpire") c'é poco da variare: vanno contro un principio fondamentale: quando giochi a un gdr pbc stai interagendo, non stai scrivendo un libro per i lettori (ossia non devi dare per scontato che gli altri stiano in chat per il discutibile piacere di leggere le tue divagazioni mentali e stilistiche).
Se il tuo PG Don Abbondio vuole domandarsi chi cacchio era quel fesso di Carneade deve esplicitarlo alla manzoniana maniera e chiedersi "Carneade, chi cacchio era quel fesso?", soprattutto se Carneade ( o qualcuno che lo conosce) é in chat in quel momento... se la butta sul pensiero in azione... a che pro?
Cioé, sono davvero queste le regole ammazzagioco? Io non credo che il gioco sia stato appesantito dalle regole di per sé, soprattutto non da quelle poche regole sensate che sono state introdotte (parlo della land madre del 95% dei giocatori attualmente circolanti) tra il 2001 e il 2003, quando ancora non era stata completata la mutazione genetica da "chat ambientata" a "qualcosa che non é un vero e proprio gdr ma ci somiglia".
14/12/2009 12:40:06 e modificato da gemini il 14/12/2009 12:41:00
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