Letteratura - Qualità minima postato il 06/03/2014 10:03:21 nel forum di tutto un pò
Siccome la discussione sembrava interessante ieri in Francobollo, provo a riportarla, riproporla ed espanderla qui.
Attori
-Io, il nano rompiballe.
-DarkAbe, quello che si accontenta
-Ourobos, quella che prentende di più
-Varie ed eventuali
Oggetto
La qualità delle opere fantastiche italiane
Premessa
Sono fermamente convinto che la qualità delle opere letterarie italiane, quando si parla di fantastico, sia infima con poche e rare eccezioni. E queste poche e rare eccezioni (es. "L'Acchiapparatti") non si tratta mai di opere significative, diffuse o d'impatto.
Questo, a mio avviso, è un fattore in larga parte culturale: siamo (e mi ci metto pure io a scanso di equivoci) un popolo che si accontenta, che odia impegnarsi e che cerca la via facile.
La cosa poi diventa plateale quando la nostra mediocrità viene invece dipinta come eccellenza e l'ego pompato dalla pubblicità ci onublia i sensi.
Nell'ambito della letteratura infatti abbiamo tonnellate di schifezze vendute (lette? Boh!) scritte coi piedi, pensate senza un minimo di impegno, difese a spada tratta sotto i vessilli di "L'importante è che si legga!" e "Ma se è stato pubblicato, è valido!" o, peggio ancora, "E' arte! Sono gusti!".
In realtà è semplicemente mancanza di rispetto per il lettore-cliente che si trova spesso e volentieri a pagare libri che non valgono il prezzo, ma nemmeno lontanamente, e che quando provano dire (rari casi(*)) che l'opera non è buona, si scontrano contro l'ego pompato di cui prima. E dire "basta non comprare il libro che non ti piace" non è una soluzione: se non lo compro e leggo come faccio a sapere se mi piace?
Questo senza contare strafalcioni di stampa, impaginazione, formattazione e tutta la solita serie di scemenze (ebook creati incollando le jpeg delle scansioni dei cartacei, come se le case editrici fossero nel 1600 e non avessero i libri in un qualche formato elettronico...)
(*)Dico rari casi perchè, come da mia premessa, siamo un popolo caprone, che si beve e accetta qualsiasi cosa se c'è un involucro bellino e una pubblicità accattivante (mettete una copertina con un'elfa seminuda e tette al vento e avrete un'opera F-A-N-T-A-S-T-I-C-A adorata dal pubblico).
E questo a discapito di autori che invece valgono di più stilisticamente o come idee (Lo stile di Asimov non è di certo eccelso e in diverse interviste degli anni '60 l'ammetteva lui stesso, ma le sue idee erano innovative e fresche. Jordan aveva uno stile particolare e costruito col bilancino, quasi un esercizio di stile, per quanto le idee alla base de "La Ruota del Tempo" non siano chissà che novità).
La fantastica italiana degli ultimi 15 anni è riuscita a prendere il peggio di entrambi.
Sono io che ho aspettative troppo alte? O c'è veramente un fagocitare qualsiasi schifezza con scritto "fantasy"?
Svolgimento
Scanniamoci amichevolmente! :D
06/03/2014 11:15:35
Innanzitutto preciso che il mio "accontentarsi" è da leggere come un "non pretendere".
Al di là degli e(o)rrori di cose come impaginazioni fatte male, ebook che sembrano fatti con lo scanner di casa e schifezze analoghe. Queste sono cose indipendenti dalla qualità del contenuto del libro, ma che comunque possono solo togliere punti alla sua valutazione.
Io sono una di quelle persone fermamente convinta che ogni cosa abbia bisogno della sua contestualizzazione, altrimenti è come parlare di com'è bella l'aria fritta. Nello specifico caso vorrei un attimo capire chi deve giudicare questa letteratura italiana.
Come hai ben detto l'italiano medio è pigro, fa le cose per farle e se può trovare la via più semplice stai pur tranquillo che la trova. Ma questo discorso vale tanto per chi scrive quanto per chi legge.
Di norma il pubblico principe di un'opera è un pubblico in grado di apprezzarla e capirla, a prescindere dal fatto che ci siano due tettone stampate sulla copertina. Ma nello specifico caso di noi italiani, oltre a pigrizia d'animo c'è anche qualcosa di cui tener conto: critichiamo tutto e tutti, sempre e comunque.
È tipico comportamento italiano demolire qualsiasi cosa, così come è tipico dire "no ma io non rientro fra questo genere di persone". Siamo tutti critici, abbiamo tutti quanti la soluzione perfetta per ogni cosa e siamo sempre in grado di elevarci sopra chiunque dall'alto del nostro giudizio.
Per intenderci, il mio approccio ad un libro potrebbe essere: l'ho letto, lo sto valutando nel suo contesto, guardo come funziona la sua logica e la giudico per quello che è e non per quello che mi aspetto sia. In base a quanto mi ha lasciato a fine lettura riesco a capire se è stato un buon libro o una perdita di tempo.
Ma è vero che c'è chi si rapporta a tutto questo nel seguente modo: ho letto il libro, gli elfi potevano volare e questa è una cosa orribile perché gli elfi non lo possono fare, c'erano anche degli incroci fra uomini e nani ma sono un'imitazione mal riuscita degli hobbit, questo era scritto da cani, quello non c'entra nulla con il fantasy. Ma l'ha mai letto un libro fantasy sto tizio?
Sia chiaro io ho il primo approccio non perché sono bello e figo, ma solo perché leggo poco (certe volte anche volutamente) e non ho molti strumenti di confronto con le nuove opere che leggo. Se iniziassi a far scorpacciata di libri penso che nemmeno io sarei esente da questo "metodo" di valutazione, che è solo un tipico approccio distruttivo, che mette a paragone opere con altre opere solo perché magari hanno in comune una razza o qualche altra cosa. Tipicamente da un'analisi di questo tipo difficilmente qualcosa ne esce vincitrice, al massimo ne esce viva ecco. Tutto quello che sopravvive ad una battaglia del genere è solo un libro che ha degli standard così elevati da reggere il paragone con qualsiasi altro autore il lettore di turno volesse usare come confronto. Oppure quello che non può essere paragonato.
Ma ovviamente tutto questo sta già ad un piano differente rispetto a quello del lettore medio, che tutto quello che vuole da quel libro è passarsi qualche ora a leggere senza per forza doverci fare un saggio sopra.
Ecco perché ribadisco la mia posizione: giudicate un'opera nel suo contesto, e dategli addosso solo quando realmente la vostra posizione vi permette/concede di farlo. Altrimenti è come leggere donna moderna e chiedersi perché gli articoli non raggiungono il livello di Nature.
06/03/2014 11:18:58
Mi sembra che l'analisi fatta sia piuttosto giusta, guardando ai fantasy quello che mi verrebbe da dire è che si sta cercando di seguire la moda e che quindi si cerca di pubblicare quanti più libri di quel genere senza badare troppo alla sostanza. Idem con i libri sui vampiri in stile Twilight, se prima c'erano i soliti grandi classici sui vampiri (Stoker, Rice) dopo il boom della Meyer sono usciti una tonnellata di volumi che a vederli a prima vista sembrano tutti uguali (e magari lo sono anche). Sugli sci-fi italiani sono invece impreparato, non ho la minima idea di quale sia l'andazzo,ma mi pare di capire che sia il medesimo. Ad ogni modo non è solo la letteratura italiana che segue la moda in questo senso, ma sicuramente noi siamo i più pecoroni. Non a caso l'ultimo fantasy italiano l'ho acquistato 10-12 anni fa, quando ancora non avevo troppe pretese di stile. Il mio consiglio personale è di guardare il retro del libro, anziché la copertina, prima di acquistarlo: se la trama sembra interessante potrebbe valere i soldi spesi, se c'è scritta solo una citazione (peraltro non troppo accattivante) del libro stesso probabilmente fa piuttosto schifo. Informarsi sul contenuto del libro prima dell'acquisto, evitando spoilerate, è gratuito.
06/03/2014 11:53:02 e modificato da dueanime il 06/03/2014 11:55:31
Personalmente, prima dell'apertura del gdr leggevo un centinaio di pagine al giorno di vari libri.
Il fantasy resta il mio genere preferito e mi scoccia che i libri di cui ho scaffali pieni vengano ancora inquadrati come "letteratura per ragazzi".
Ho l'insana abitudine di finire ogni libro che inizio, fossero anche le prime tre parole (e quando i primi due termini sono in siciliano, come per l'unico libro di Camilleri letto, è un mezzo dramma), questo comporta che finisca ogni schifezza che mi viene rifilata per Natale.
Ho letto opere intere della Troisi (e spesso mi sono chiesta dove avesse imparato l'italiano), Camilleri (che ho trovato piuttosto prevedibile e mi ha lasciato poco e niente), Luca Centi (un autore Acquilano che ha pensato ad una trilogia, ma ho trovato in vendita solo il primo libro), poi saggi di vario tipo...
In conclusione posso dire che attualmente i miei autori preferit non siano italiani, ma non perdo la speranza.
Posso anche dire di non essermi mai pentita di avere iniziato (e finito) un libro e pur concordando con te sul fatto che giudichiamo i libri dalla copertina ed una bella elfa sexy vende, trovo che sia la cosa più importante.
Riguardo alla pigrizia del lettore italiano, non posso che concordare.
Per molti è già un enorme sacrificio leggere un'ambientazione di 4 pagine di word prima di calarsi in un gdr...
06/03/2014 12:07:37
06/03/2014 12:09:17
06/03/2014 14:06:14 e modificato da gemini il 06/03/2014 14:06:47
Silvana De Mari http://www.silvanademari.com/
06/03/2014 14:24:13
06/03/2014 21:15:44
Questa è una discussione interessante in effetti!
Potenzialmente potrebbe scatenare un flamewar ma speriamo di no :P
Parto da delle premesse importanti.
Io leggo tanto. Purtroppo. Dico purtroppo perché questo vuol dire dovermi procurare un libro nuovo ogni due/tre settimane oppure rileggere qualcosa che ho in casa.
E questo significa o fare un mutuo in libreria, o rivolgermi agli ebook... coff... non proprio ufficiali, oppure sperare nei cestoni delle grandi offerte.
Ciò significa che potenzialmente leggo tutto. In cima metto la fantascienza, ma spazio da Palhaniuk (che non ho voglia di cercare come si scrive) a Douglas Adams, da Evangelisti a Le Guin, per nominare tra i miei preferiti.
Fine delle premesse.
E alla luce di cio....
...posso asserire con più totale convinzione, che il problema non è degli AUTORI italiani ma delle CASE EDITRICI italiane.
Perché vi assicuro che leggendo di tutto (italiano e straniero), io ho una media di un buon libro ogni dieci letti circa, un paio di mediocri e il resto che è proprio, ma seriamente m***a per essere fini.
E con tale intendo dire che sono robe che non dovrebbero proprio arrivare alla pubblicazione, sono obbrobi che dovevano finire nel cestino a prima lettura, perché come dice giustamente herduk qua sopra, se gli elfi non volano fino a pagina 600 allora non devono volare manco a 601, oppure mi riscrivi tutte le 600 pagine prima perché la cosa abbia senso oppure butti il romanzo, fine della faccenda.
Il punto è che io posso passare sopra ad uno stile non proprio eccelso.
Posso passare sopra ad una trama che non è niente di speciale, che transita pacificamente nei binari del classico montaggio "eroe/difficoltà/risoluzione", mi sta pure bene, non voglio sempre leggere i viaggi onirici di Dick alla Ubik, mi sta bene anche roba tranquilla ogni tanto da leggere e tirare via in pochi giorni.
Ma mi RIFIUTO di leggere roba dove l'autore, il correttore di bozze, l'editore, i recensori, la pubblicità e tutti, si impegnano a prendermi per i fondelli.
Perché (giusto per non sparare sempre su Troisi, Rowling e Meyer, campionesse dell'incoerenza) quando Evangelisti mi tira via (e "tira via" è il termine giusto) un ultimo romanzo su Evangelisti, Rex tremendae maiestatis, per concludere il ciclo, vendendo un libretto che è la metà degli altri alla stessa cifra, massacrando il suo stesso personaggio, snaturandolo totalmente, con una storia che è un'ombra di quelle precedenti, io MI INDIGNO perché stai solo cercando di spillarmi soldi grazie al nome e alla pubblicità.
E quando invece pesco per caso da un cestone "Lo strano caso dello scarafaggio che diventò uomo" a 1,50 euro e mi trovo una storia interessante, coerente con se stessa, con delle idee originali, MI INDIGNO di nuovo, perché questo è stato buttato negli economici di una casa di nicchia che vive a stento ignorata da tutti, e invece scempi letterari indegni di essere pubblicati perché incoerenti, finiscono patinati ed elogiati e trasformati in fumetti e film a incassare botte di soldi.
E la risposta che arriva al volo "E cosa te e frega? Non leggerli!"
Me ne frega perché io lettore non ho più la possibilità di scelta.
Me ne frega e tanto, perché un autore buono, che non ha una buona dose di calci in culo, non ha nessuna speranza di mantenersi con l'editoria e quindi produrre altri bei romanzi magari.
Il problema è anche che oramai in Italia siamo arrivati al punto che fare una critica documentata vuol dire essere additati come polemici, fare elogi sperticati senza fondamenti (è superbellissimo!!1!!1 Una figata!11!!!) invece va bene.
Se io dimostro come ci sia una zoppicante incoerenza in un romanzo, mi aspetto che la risposta sia "rifaccio il romanzo e correggo" non che venga pubblicato.
E invece no, il lettore medio si tura le orecchie e pesta i piedi "è un romanzo! Gli elfi possono volare! I vampiri possono leggere i pensieri di chiunque tranne della protagonista perchési!" e a tutti sta bene così, e il risultato è che per poter leggere un libro decente, me ne devo sorbire 7 orribili e 2 mediocri.
E' come finire in un GDR dove c'è una ambientazione e tutti si giocano robe totalmente incoerenti e quando lo fai notare ti viene risposto "ma che te frega, è un gioco se mi va di tirare fuori un cellulare anche se non esiste io lo faccio, oh!"
06/03/2014 23:41:12
Credo che paradossalmente il discorso sia ancora più semplice di quanto si voglia volerlo complicare...
07/03/2014 02:29:29
Ragazzi letteratura é una parola seria. Non scomodiamola per la Troisi. Grazie. 😰
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