Mi sembra doveroso e sacrosanto celebrare i 75 anni dalla morte del maestro Howard Phillips Lovecraft con un articolo dedicato a lui. Intanto, tutti sapete chi era Lovecraft vero? A quei due o tre che stanno guardando nello zaino in cerca di non si sa cosa, a quello che sta impiegando dieci minuti per raccogliere una penna che ha volontariamente gettato a terra e a quella che ha lo sguardo perso nel vuoto lo racconto brevemente.
C’era una volta la triste storia del piccolo Howard Phillips Lovecraft…
Bambino dall’infanzia travagliata e dalla spiccata passione per la scrittura. Perso il padre in tenera età ad il nonno poco dopo, Lovecraft viene soffocato dall’atteggiamento iperprotettivo della madre. La salute cagionevole, i mal di testa continui e i ripetuti esaurimenti nervosi lo portano ad avere incubi continui che saranno la maggiore fonte di ispirazione per i suoi racconti. Lovecraft, di fatto, si rinchiude in casa e si rifugia nella scrittura; questo non gli impedisce di intrattenere relazioni sociali che tiene però, in massima parte, per via epistolare, arrivando negli anni a costruire una vasta rete di amici, colleghi, collaboratori ecc. Lovecraft muore di tumore all’intestino il 15 marzo 1937.
…E morirono tutti infelici e scontenti…
A ragione, alcuni lo definiscono “uno dei padri della letteratura horror” ma la sua fortuna letteraria è quasi totalmente postuma.
Tra i suoi racconti più importanti ricordiamo: Dagon, Il colore venuto dallo spazio, Il richiamo di Cthulhu e L’orrore di Dunwich.
Tra i romanzi è necessario menzionare quantomeno: Il caso di Charles Dexter Ward, Alle montagne della follia e La maschera di Innsmouth.
Schizzo di Cthulhu realizzato dallo stesso Lovecraft (1934)
Alcuni critici hanno diviso l’opera Lovecraftiana in tre fasi distinte:
§ Storie macabre (approssimativamente 1905-1920)
§ Storie oniriche (approssimativamente 1919-1927)
§ Ciclo di Cthulhu (approssimativamente 1926-1935)
Tra le sue maggiori fonti di inspirazione, oltre ai già citati incubi, vale la pena ricordare gli scrittori Edgar Allan Poe, Lord Dunsany e Arthur Machen.
A 75 anni dalla morte del maestro Lovecraft mi piace ricordarlo con un suo aforisma che mi è fonte di ispirazione quotidiana:
Il sentimento più forte e più antico dell’animo umano è la paura, e la paura più grande è quella dell’ignoto.