Il cyberpunk è un movimento nato negli anni Ottanta tra Stati Uniti e Canada come risposta rivoluzionaria alla situazione stagnante della fantascienza americana.
Il suo stretto legame con le novità della scienza, dalla cibernetica militare alla pirateria informatica, la sua estetica tesa verso il post-apocalittico e il post-umano e la sua carica innovativa stilistico-linguistica faranno di questa corrente letteraria una vera e propria rivoluzione pop che finirà per penetrare ogni campo mediatico, dal cinema alla musica, dalle arti visive all’intrattenimento fino ad arrivare alla moda e alle manifestazioni culturali. E in Italia? È esistito anche un cyberpunk italiano?
La risposta è si. Un si che si avvale di numerose testimonianze letterarie e culturali. Sicuramente tardivo, talvolta di dubbia qualità e spesso carente in originalità, il cyberpunk italiano nasce e si afferma costantemente sospeso tra imitazione e innovazione, contaminazione e plagio, recupero avanguardistico e omaggio. Ma non è scevro di opere interessanti, sia per il loro valore intrinseco, sia per la loro capacità di aiutarci a comprendere paure e desideri della nostra epoca.