Un’epoca per molti versi oscura, incerta, protesa verso un futuro sempre meno
armonico ma asseritamente antropocentrico; un’epoca devastata da due
spaventose quanto inimmaginabili guerre Mondiali, dove alla follia propria dell’uomo che
annienta l’uomo sui campi di battaglia si somma il genocidio sistematico attuato con l’ausilio
di sempre più efficienti tecnologìe. Un mondo al galoppo di devastanti mezzi di distruzione di
massa su una strada circondata da oscurità incombenti tenute a bada da fragilissimi equilibri
di forze, governati da altrettanto fragili uomini, verso un destino che solo i ciechi o i folli
potrebbero definire roseo.
Questo non è uno dei tanti scenari possibili di qualche romanzo di fantascienza o di un
racconto dell’orrore, ma una caratterizzazione del Secolo Breve, il Novecento, il secolo in cui
John Ronald Reuel Tolkien si trovò a vivere e a creare, attraverso le sue opere, un mondo
altro, un mondo alternativo. Lo stesso scrittore, in un momento particolarmente triste della sua
esistenza, ebbe ad esclamare “ In che mondo spaventoso viviamo, rabbuiato dalla paura,
schiacciato dal dolore?”.
Cionondimeno, gli studiosi o i semplici appassionati del personaggio Tolkien si sono
spesso chiesti se in un altro momento storico ci sarebbero state le circostanze favorevoli alla
concezione e allo sviluppo delle sue opere più significative, quelle relative alla Terra di
Mezzo.
Ovviamente, è una domanda che non può avere una risposta certa, ma la storia ci dice
che proprio nei periodi più turbolenti della storia umana l’uomo, artisticamente parlando,
nella sua ricerca dell’elevazione spirituale ha prodotto i risultati più sublimi.
Ma perché J.R.R. Tolkien è così famoso ai nostri giorni, mentre fino a pochi decenni
fa era quasi uno sconosciuto?
Certo in questo periodo molto è dovuto al fatto che la sua opera più notevole per
complessità e spessore, The Lord Of The Rings (Il Signore degli Anelli) è diventata anche una
trilogia cinematografica di indubbio valore scenico nella monumentale versione del regista
neozelandese Peter Jackson, in verità abbastanza accurata anche se non del tutto fedele al
testo originale.
Il 2004 infatti non solo è l’anno dell’uscita sugli schermi del terzo capitolo
cinematografico della saga tolkeniana (gli altri due sono usciti rispettivamente nel dicembre
2001 e 2002), ma è anche l’anno in cui il capolavoro dello scrittore inglese compie
cinquant’anni.
In cinquant’anni, dopo un avvio lento, nel mondo sono state vendute circa cento
milioni di copie del Signore degli Anelli, e dopo le iniziali 1.500 copie di tiratura
dell’antefatto del Signore degli Anelli, ovvero The Hobbit, Or Here and Back Again del 1937,
ne sono state vendute 60 milioni, cifre che continuano ad aumentare in maniera esponenziale
di anno in anno.
La rinnovata fama dell’opera ha ridato linfa vitale agli appassionati del genere, in
verità sempre numerosi, fedeli e attivi (sono parecchie le Società Tolkeniane nel mondo che si
sono prodigate non poco per diffondere il verbo del loro maestro) e oltre agli immancabili
gadgets, memorabilia ed album fotografici legati al film, si è assistito nel panorama letterario ad una copiosa invasione di testi divulgativi, esplicativi e commentatori della materia, assieme
alla riedizione di opere critiche fondamentali e soprattutto alla ripubblicazione, con una veste
grafica rinnovata, de The Hobbit e dell’altro suo completamento, The Silmarillion, opera di
Tolkien uscita postuma, ma in realtà la prima della saga a venir concepita nella mente dello
scrittore. Le tre opere sono tra l’altro state tradotte in ben cinquantadue lingue, tra le quali
gaelico, arabo, bretone, galiziano, islandese ed ebraico.
Va detto che mentre The Hobbit aveva avuto sin dagli inizi una buona accoglienza
come libro di avventure per ragazzi, The Lord Of The Rings al momento della sua
pubblicazione in Inghilterra nel 1955, non ebbe così vasto successo. Atteso da molto tempo
dai lettori come seguito del libro precedente, trovò negli anni a venire critici entusiasti ed in
pari misura commentatori scettici o addirittura detrattori convinti che la stella di Tolkien fosse
in declino e che stessero emergendo “…gli indizi di un brusco cambiamento
nell’atteggiamento culturale che avrebbe posto fine al breve periodo di scintillante attualità di
Tolkien”, così come commentò il giornalista Nigel Walmsley nel 1968.
Fu oltreoceano che invece dilagò quasi immediatamente ed il fenomeno fu così vasto
che un sondaggio lanciato da una catena di librerie e ripetuto dal Sunday Times nel 1997
rivelò che il libro del XX° secolo preferito dai propri lettori era proprio The Lord of The
Rings, notizia che provocò lo sconcerto, l’incredulità e persino l’indignazione di molti
giornalisti estimatori della letteratura “seria” che avevano sempre ritenuto Tolkien uno
scrittore per bambini o per “adulti ritardati” e decisamente troppo lontano dai problemi reali.
Tra i giovani americani creò un caso letterario e diventò una specie di icona per i
giovani hippies a causa della sua raffigurazione di un mondo alternativo e naturale: e sembra
quasi paradossale che la stessa opera, tradotta in italiano e pubblicata in Italia nei primi anni
’70, sia stata invece cavalcata dalla Destra Italiana come una esaltazione degli ideali di patria
ed eroismo tanto cari a questa parte politica.
In verità, come in parte scopriremo durante la trattazione di questa tesi, sia in questo
che negli altri libri di Tolkien di politico in senso stretto c’è ben poco. Piuttosto si parla di
una visione religiosa del mondo da parte dello scrittore, tanto che molti studiosi si sono
concentrati su questo particolare aspetto e la produzione di testi critici sull’argomento è stata
ampia ed interessante.
Sebbene parlare delle opere di Tolkien non sarebbe possibile senza citare la sua
Weltanschaung, la sua visione del mondo, questa tesi toccherà soltanto in parte l’argomento e
punterà invece a scoprire l’universo femminile che si trova all’interno dei suoi scritti.
Non andremo soltanto ad analizzare i singoli personaggi femminili presenti in ciascun
libro, che in effetti sono in minoranza rispetto alle figure maschili, ma cercheremo di scovare
l’elemento femminile, quella presenza celata che però si svela anche in modo non
antropomorfo.
Toccheremo l’opera omnia di Tolkien, facendo una panoramica sulla vita dello
scrittore, indagando su quanto contasse l’elemento femminile nella sua vita e come questo
influenzasse la sua creazione artistica, dando nel contempo qualche ragguaglio su quale fosse
il panorama letterario di genere che si stava delineando nel periodo in cui Tolkien visse e
diede vita alla sua produzione letteraria.