Questa tesi si pone l’obiettivo di rendere più chiari il ruolo e l’influenza
che il Giappone ha avuto e sta avendo tuttora nel campo dell’animazione,
eguagliando e spesso superando la concorrenza americana per qualità e
spessore emotivo del suo operato.
Va precisato infatti che l’animazione, quasi sempre fraintesa come
genere cinematografico, è invece considerata in oriente, al pari del
cinema stesso, come vero e proprio “contenitore” di generi, di storie e
racconti che possono differire molto l’uno dall’altro.
Il lavoro verrà suddiviso in otto parti principali. La prima sarà
un’introduzione esaustiva sulle origini del concetto di animazione in
Giappone, e chiarirà come semplici schizzi su un foglio di carta abbiano
potuto dare vita ai personaggi animati più famosi del panorama
orientale. La seconda parte mirerà a spiegare la filosofia e lo stile guida
di queste opere, che sono poi specchio della società cui appartengono.
I successivi cinque capitoli saranno dedicati ad altrettanti animatori e
all’analisi delle loro creazioni (a mio parere) più interessanti:
- Osamu Tezuka, pioniere dell’industria di animazione nipponica e
creatore del celebre “Astro Boy”;
- Hayao Miyazaki, regista di fama internazionale e autore di capolavori
come “Il castello errante di Howl” e “Principessa Mononoke”;
- Katsuhiro Otomo, creatore di “Akira”, opera che gode di grande
popolarità anche in occidente;
- Mamoru Oshii, regista di “Patlabor” e “Ghost in the Shell”;
- Satoshi Kon, autore di lungometraggi dal grande impatto visivo e
psicologico, come “Perfect Blue” e “Paprika”.
Infine, verrà analizzato il progetto della tesi in ogni sua caratteristica.
Conclusa la lettura, sarà forse più facile comprendere la complessità di
quel fenomeno multimediale che prende il nome di “anime”.