Stile di scrittura? postato il 04/04/2012 23:13:00 nel forum giochi online
Ho iniziato la mia carriera da Gdrista su Ultima Online prima, e sui PbF poi. Due dei GdR via forum su cui più ho giocato e masterato utilizzano entrambi un sistema ibrido: giocate compiute sul forum, quest giocate prevalentemente via chat.
Un giorno provo un Gdr totalmente via chat per curiosità, e la prima cosa che lo staff mi dice è "non scrivere i pensieri nei post". Farlo è un vero e proprio sinonimo di cattivo gioco, mi è parso di capire leggendo commenti ai PbC qui in giro.
La cosa mi ha totalmente spiazzato.
Potete spiegarmi il perché di questa regola? Quando avviene una quest via chat nei gdr "ibridi" in cui giro di solito la gente scrive come fa sul forum, inframezzando pensieri e azioni in eugual maniera. La cosa non ci ha mai dato problemi di metagaming o velocità di posting, anzi; i giocatori vengono incoraggiati a scrivere in questa maniera perché aiuta sia loro a caratterizzare il personaggio, sia i GM che così possono vedere se gli altri agiscono rimanendo in-character. Non posso dire se sia un buon sistema o meno, non sarei imparziale, ma mi ci son sempre trovata bene e trovo oramai impossibile l'idea di poter sviluppare appieno la psicologia di un pg senza poter metterne su carta (virtuale) i pensieri.
Non sto facendo critiche allo stile di scrittura da "telecamera che inquadra il pg dall'esterno", sia chiaro, ma vorrei cercare di capire perché sia la norma utilizzarlo. Sempre che non sia in realtà la norma e abbia preso io una cantonata a causa della mia scarsa esperienza nell'ambito, eh.
04/04/2012 23:56:40
Molte delle persone che hanno giocato (e giocano ancora) nel mio pbem si trovano ad affrontare il tuo stesso problema... e detestano il pbc proprio perchè secondo loro tarpa le ali allo stile di scrittura alle quali sono abituate. Il problema però è che se nei pbf e nei pbem c'è tutto il tempo che si vuole per scriversi il post, nei pbc se s'impiegano 20 minuti ad azione non si va molto lontano (al contrario chi è abituato all'immediatezza di una chat si annoia a morte con un pbf o un pbem).
Inserire molti pensieri in azione, a parte il rallentamento del gioco, può comportare metagame o episodi spiacevoli. E' per questo che credo la pratica venga scoraggiata.
Il titolo è correttissimo, per me. :) Si tratta di stili di scrittura e di gioco completamente diversi. ^^
05/04/2012 00:33:10
Noi vietiamo categoricamente il pensato nelle azioni.
Il motivo principale è il metagame che ne può nascere.
A te non sarà mai successo, fortuna tua, ma ti garantisco che può capitare.
Un'altra cosa per cui lo vietiamo è che può essere usato per dare volutamente fastidio agli altri giocatori: se un pg fa tutto il carino a parole, ma infarcisce il pensato di insulti verso l'altro... l'altro è costretto ad un comportamento corretto (e si rode perché ha di fronte un maleducato) oppure lo manda a quel paese e finisce per fare meta.
Inoltre considera che c'è un'alternativa validissima allo scrivere i pensieri: il descrivere espressioni, toni di voce e movimenti particolari, che ti permettono di sviluppare assieme all'aspetto introspettivo, anche quello mimico del tuo pg.
Chi gioca con te non ti può leggere nella mente, ma ti può osservare attentamente per cercare di capire cosa ti passa per la testa.
Un caso a parte potrebbero essere le quest, qualora il DM richieda una introspezione più accurata, ma in questi casi puoi inviargli i pensieri del tuo pg in sussurro o, descrivere stati d'animo.
05/04/2012 01:08:29 e modificato da ghennadi72 il 05/04/2012 01:23:26
Un ricorso moderato e circoscritto alla trasmissione e all'interpretazione di pensieri/emozioni/ricordi del personaggio rende più interessante qualunque giocata.
Personalmente penso che l'accanimento per principio contro qualunque forma di espressione emotiva non immediatamente desumibile dall'atteggiamento fisico, sia l'equivalente della Corazzata Potemkin secondo Fantozzi.
L'assunto che solo ciò che è immediatamente e fisicamente visibile abbia diritto d'asilo in chat é a mio parere una str..ombolata grossa come una casa, che appiattisce il gioco in nome di un purismo formale che non tiene per nulla conto della natura del PbC: un gioco basato sulla scrittura e la narrazione (e di conseguenza anche sul piacere della lettura).
Basti pensare a cosa si proverebbe leggendo un romanzo qualsiasi ad epurandolo di tutte le componenti introspettive dei personaggi: si ridurrebbe a una sequela di azioni fisiche, impoverendosi in modo sostanziale.
Pensate alle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, a Harry Potter, a Dune.. pensateli privati di ogni introspezione dei personaggi: non vi sarebbe più alcuna differenza tra Dune e i romanzacci da quattro soldi della collana Segretissimo di Mondadori, fra Martin e la Troisi, fra la Rowling e la trascrizione pedissequa di una sessione di cartaceo per maghi.
Quello che proprio non va sono i pensieri in forma esplicita ("Tizio pensa che..."), specie se formulati per esprimere giudizi su altri personaggi presenti, senza offrirgli così alcuna possibilità di replicare. Al contrario una introspezione adeguatamente interpretata arricchisce l'azione ed offre spunti di comprensione e di MIGLIORE interpretazione al prossimo.
Il problema? Solo uno.. che una adeguata interpretazione dell'introspezione non é alla portata delle capacità di tutti i giocatori. Esattamente come scrivere romanzi dello spessore del Signore degli Anelli, di Dune, delle Cronache non é alla portata della Troisi o del Goodkind di turno.
Ecco perchè pur considerando una vaccata madornale la scuola per cui solo ciò che è fisicamente visibile deve finire in chat, é sempre consigliabile limitare l'introspezione il più possibile. Non perchè sia sbagliata in assoluto. Ma perchè sono pochi quelli che sanno giocarla come si deve (e ancora meno quelli che sanno QUANDO é il caso di non giocarla anche se ne si è capaci, ad esempio durante una quest in cui la rapidità delle interazioni é più importante dell'introspezione del singolo pg).
ps: parlando di brevità e rapidità... c'è anche chi nell'ansia di non sfiorare minimamente l'espressione di uno stato emotivo o di una introspezione, nell'ansia di trasmettere solo fisicamente i suoi stati emotivi, ALLUNGA il descrittivo fino all'impossibile contorcendosi sulla tastiera per cercare di trasmettere qualcosa che vorrebbe trasmettere (e potrebbe trasmettere senza alcun danno all'interazione) ma che, poverino, si sente in colpa a trasmettere perchè qualcuno gli ha inculcato in testa che è sbagliato. E così per evitare il presunto allungamento di una interpretazione emotiva, ci si dilunga il triplo per descrivere nel dettaglio i millimetri di fessurizzazione delle palpebre, l'angolazione dell'inarcarsi del sopracciglio e il numero esatto di capelli nella ciocca che ci si sta arrotolando attorno al dito e via dicendo. Alla faccia del pensiero che allungherebbe l'azione.
05/04/2012 01:36:54 e modificato da ghennadi72 il 05/04/2012 01:57:02
Mi dai una definizione di "gioco di ruolo puro"? Ossia.. qual'é la fonte da cui lo desumi? Io sto parlando di Play by Chat, un gioco che ha caratteristiche proprie e per il quale (non mi stancherò mai di ripeterlo anche se non è una posizione molto popolare) non valgono necessariamente gli stessi criteri del cartaceo, piuttosto che del gioco di ruolo come viene usato nei processi di formazione aziendale.
Chi ha parlato di trasmettere TUTTO o tutta la biografia o l'intero spettro emotivo di un personaggio? E' esattamente di questo che parlo io. Di senso della misura.
E' solo questo a mio parere a rendere consigliabile il ricorso minimo all'introspezione durante le giocate. Troppo stufa. Troppo rischia di privare i giocatori di opportunità di giocare direttamente l'approfondimento dei personaggi. Troppo rischia di sconfinare nell'uso dell'introspezione per prendersi libertà scorrette nei confronti di quelli che interagiscono con noi senza dar loro opportunità di replica o reazione.
Si parla delle regole sul "pensiero in azione" come se fossero i Dieci Comandamenti lanciati dal Dio del Gioco di Ruolo in Persona sulla testa dei giocatori sul Monte Fato.
Sciocchezze. Le regole sui pensieri in azione sono state introdotte in un momento ben preciso del PbC (parliamo di poco meno di dieci anni fa) e per uno scopo ben preciso. Limitare le scorrettezze di quelli che li usavano per commentare in off il giocato degli altri, al di fuori di qualunque possibilità di interagire.
Così sono nate le regole sui pensieri in azione. Non per i pipponi mentali sull'obbligo di limitare l'interpretazione a quello che è strettamente visibile fisicamente. Quelli sono pipponi mentali che si sono inventati (scusate la bestemmia) le seconde e terze scelte salite agli onori della ribalta in una land a caso, quando la scissione e l'esodo della land gemella privò quella land dalla maggior parte dei giocatori d'esperienza che questo gioco l'hanno non solo giocato per anni, ma costruito, regolamentato e fatto crescere.
E come c'era da aspettarsi, i giocatori pipponi possono solo produrre pipponi mentali quando si mettono a scrivere regole.
E simili corbellerie si sono poi replicate a macchia d'olio (col risultato che oggi vengono date appunto per scontate come se fossero i Dieci Comandamenti), come zecche attaccate al modello lottiano propagato pari pari da dozzine di land aperte dando per scontate (e intoccabili) le stesse regole e convenzioni, un po' come l'obbligo di dare del "voi" anche se stai giocando in una land ambientata nelle borgate contemporanee di Tor Bellamonaca o sulla Trantor dell'Impero Galattico versione Asimov, o l'abitudine di chiamare "guardie" i moderatori da chat, "governatori" i moderatori di forum, e "nobili" gli admin pure se giochi in uno scenario cyberpunk da post bomba atomica.
O come la "dichiarazione d'intento". Siamo arrivati ad assurdità da segaioli mentali per cui se in una azione dichiaro che mi spolvero la forfora dalla spalla per pulirmi, quel "per pulirmi" é considerato una indebita dichiarazione di intento e quindi da sanzionare come cattivo gioco. Ma sticaxxi, siamo arrivati veramente alla psicopatologia, altro che "buon gioco".
ps: e non parliamo delle autoconclusive. Povere scaglie di forfora. Se scrivo che me le spazzolo dalla spalla faccio un'autoconclisiva verso la forfora. Dovrei scrivere che TENTO di spazzolarmi la forfora dalla spalla. Si sa mai, la forfora potrebbe anche ribellarsi con un tiro salvezza contro la spazzolata...
Intelligente, eh? >_>
05/04/2012 02:11:08 e modificato da skyeventide il 05/04/2012 02:47:31
Ghennadi, io ti quoto dalla prima all'ultima parola.
L'unico motivo per cui in pbc i pensieri dovrebbero essere limitati è che non ti puoi permettere di stare dai quindici ai venti minuti a scrivere un'azione, perchè altrimenti blocchi un'intera chat. Oltre quello, regge solo la teoria sul fatto che non sono cose con cui gli altri personaggi possano interagire, quindi un post di quaranta righe sbrodolanti di pensieri e background è del tutto inutile.
Tuttavia, descrivere bene i pensieri del personaggio, al momento giusto, inserendoli nel contesto corretto, è utile se non piacevole ai fini del godere della lettura.
Vero che non scrivi un libro, ma nessuno, e dico nessuno, dovrebbe proibire o impedire l'inserimento di pensieri nei post. Limitarli, lì sono più d'accordo nel momento in cui è un pbc e non un pbf.
Non considero cattivo gioco uno in cui sono ammessi i pensieri, l'unico cattivo gioco possibile è "entra nlla taverna e guarda i presenti prima di sedersi, lololo"
Kupò.
05/04/2012 02:21:22
05/04/2012 02:56:03
05/04/2012 08:53:27
05/04/2012 09:54:43
Non esistono regole mondiali, nei gdr, né assolute. Se è diffusa la regola del "no pensieri in azione" è principlamente per il metagame, ma io ho imparato ad apprezzarla anche perché, metagame o non metagame, l'assenza di pensieri mi permette di giocare io stessa il tentativo di capire cosa passa nella testa del pg con cui sto interagendo.
Mi dà uno stimolo di gioco, una piccola sfida praticamente ad ogni azione.
05/04/2012 10:28:43 e modificato da ilgrandeinverno il 05/04/2012 10:30:32
La regola è nata a Lot,molti anni fa.
E ha una ragione specifica "tecnica" al di là delle legittime considerazioni più soggettive, espresse sopra.
Il fine del gdr play by chat e della sua scrittura è l'interazione,non l'esposizione.
Vale a dire che qualsiasi azione ha un senso corretto, se supportata dalla dinamica di "spunto" interattivo, reazione e risposta allo spunto.
La scrittura è un mezzo per rendere un personaggio, quindi, in quello che gli altri possono "percepire", vedere, ascoltare e toccare in modo che possano avere una reazione.
Per questa ragione qualsiasi moto di pensiero o emotivo del personaggio deve essere sottolineato da una sua traduzione fisica, che possa permetterne l'intuizione all'interagente e causare una reazione, altrimenti l'interazione è "costretta", viene chiusa in una prospettiva monodirezionale che non è più interazione.
Nel play by chat la scrittura e la lettura sono fortemente intrecciate e nessuna delle due è fine a se stessa:sono strumenti "utili" e sottomessi al principio cardine dell'interazione.
#Tizio pensa che Caio è brutto.
Caio non ha alcuna possibilità di reagire, perchè non sente, non c'è alcun riferimento fisico che possa permettergli di avere un confronto con Tizio.
Caio: <Sono sempre stato un bell'uomo.> dice con espressione priva di incertezze.
+Tizio ascolta Caio, storcendo le labbra in una smorfia di dissenso, come se non fosse affatto dello stesso avviso.
Caio nota la smorfia di Tizio. <Hai qualcosa da obiettare?>
Senza la smorfia di Tizio, Caio non potrebbe mai avere il modo di arrivare a comprendere che Caio pensa che è brutto, evidentemente.
Le azioni sono molto sintetiche ma spiegano bene,il problema tecnico.
L'azione può essere tranquillamente farcita di suggestioni e stilistici preziosismi. Ma la convenzione ha un senso preciso.
Anche in situazioni in cui non si è un interazione diretta.
Vediamo una situazione interattiva a distanza con Tizio, ranger, che sta sul cucuzzolo di una collina mentre si avvicina il suo amico Caio e lo raggiunge.
+il ranger Tizio, se ne sta avvolto nel suo mantello di pelliccia sulla sommità della collina, osservando la vallata sottostante. La memoria di quando era bambino lo assale col ricordo di sua madre che lo prendeva per mano nella vallata dietro casa insegnandogli le prime conoscenze della natura.
Nella frase il pensiero non è accompagnato da nulla di fisico. Caio che sale la collina e guarda Tizio, non ha il minimo spunto per acquisire e sviluppare lo spunto della memoria.
L'azione è fine a se stessa, potrà anche essere bella e significativa, ma non dà modo di raccogliere nulla di Tizio.
+il ranger Tizio, se ne sta avvolto nel suo mantello di pelliccia sulla sommità della collina, osservando la vallata sottostante. Ha occhi offuscati, socchiusi, l'espressione generalmente dura e composta, addolcita in un tratto malinconico, come se stesse concedendosi alla memoria. "Tutto è iniziato così", mormora a fior di labbra, per poi scuotersi, come se volesse distaccarsi da quel moto interiore.
Caio, ha modo di sentire la frase e chiedere cosa intenda.
Ha moto di notare l'atteggiamento e l'espressione.
Lo spunto può essere raccolto o meno, ma c'è.
Esistono diversi accorgimenti stilistici per rendere l'emotività senza usare termini come "ricorda" e "pensa". Nel descrittivo di un'azione è possibile commentare anche con stili notevoli, poetici, perchè no, il personaggio, ma è il fine dello stile a non dover cambiare. Posso inserire 8 righe di riflessioni (del giocatore) di fotografia del personaggio, ma devo poi, ricordarmi di "porlo" in chiave interattiva, raccogliendo quanto scritto in uno spunto visibile e moltissimi giocatori avanzati lo fanno perchè acquisiscono tecniche di resa che pure danno spazio molto elevato alla scrittura ma ci vuole tempo e siccome questo non si può spiegare a un niubbo in un regolamento e che differenza c'è tra la resa emotiva anche con scrittura originale e complessa finalizzata e il pensiero, si pensa ovviamente agli inesperti adottando una convenzione "comune" che impedisca l'errore alla base, vietando i termini che sicuramente lo rendono facilissimo.
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