L’essere umano è un animale a cui piace comunicare e, soprattutto, raccontare:
che si tratti di immagini, di parole o di suoni, l’uomo narra, racconta,
canta e si racconta. È quasi un’esigenza fisiologia, al pari del mangiare o del
respirare e, a testimonianza di quest’affermazione, esiste un patrimonio di fiabe,
racconti, aneddoti, proverbi e favole presso tutte le culture e presso tutti gli
esseri umani i quali amano mescolare e rimestare, creando così elementi
sempre nuovi.
La Gran Bretagna in particolare può essere presa ad esempio di quanto appena
affermato. Ciò che caratterizza la fiaba inglese è innanzitutto una certa concretezza
che rifugge da orpelli ed ornamenti, come la lingua inglese: semplice
e sicura. Le fiabe inglesi scaturiscono, appunto, dalla convergenza di elementi
dalle più svariate origini: celtiche, germaniche, francesi, slave ecc. La cultura
inglese ha la caratteristica di saper rimaneggiare i materiali di partenza, rielaborandoli
e conferendo loro un’impronta locale inconfondibile. Gli studiosi di
folklore, tuttavia, sono soliti attribuire all'Inghilterra una scarsa produzione narrativa
e di fiabe popolari: ne attestano la preferenza verso i numskull tales,
fondati sulla stupidità dei personaggi e per la forma della ballata. Situazione
diversa e contraddittoria è quella della Scozia e dell'Irlanda il cui corpus, derivante
in maggior parte dalla tradizione mitologica celtica, non è mai stato raccolto
completamente, anche a causa della sua vastità (Thompson, 1967,
p.40). Non pare esserci, invece, un corpus mitologico come quelli presenti in
Grecia o nei territori scandinavi. Questa trattazione si propone di esaminare il
tentativo dello scrittore britannico John Ronald Reuel Tolkien di conferire alla
sua patria un vero e proprio corpus mitologico e di realizzare quindi un’opera
letteraria di tipo mitopoietico, una creazione a posteriori che si sarebbe dovuta
inserire all’interno del patrimonio culturale britannico, prendendo ispirazione
dal sostrato celtico e germanico.
La trattazione procederà attraverso l’analisi degli elementi folklorici ed antropologici
che stanno alla base della creazione letteraria: è immancabile, quindi,
una panoramica sulla fiaba popolare e sulle sue origini, forme e definizioni per poi proseguire con una spiegazione del genere fantasy, sul motivo della sua
genesi e dei suoi sviluppi.
Una breve descrizione della vita dell’autore sarà d’obbligo per poter comprendere
le sue scelte, che verranno analizzate poi al momento di prendere in esame
le sue opere. Perché Tolkien non ci lasciò un unico volume né lavorò ad
un'unica opera magna: la quantità di appunti sull’universo da lui creato è quantomeno
sterminata e dobbiamo al figlio Christopher la maggior parte del merito
per quanto riguarda il lavoro di raccolta, catalogazione e pubblicazione. La
trattazione si muoverà verso l’individuazione dei motivi e degli schemi analizzati
nel primo capitolo. Il terzo capitolo contiene l’analisi del problema di un’opera
mitopoietica attraverso lo studio delle fonti su cui questa si basa e si concluderà
con un’ulteriore analisi degli archetipi che è stato possibile rilevare all’interno
di questo imponente corpus letterario.