Riflessioni storiche sul Gdr Tenochtitlan, 1519 postato il 04/03/2010 14:39:41 nel forum giochi online
Ciao cari.
Dopo una stimolante chiacchierata con un collaboratore e frequentatore del forum dedicato a "Tenochtitlan, 1519", nonchè i soliti dubbi dell'utente medio in merito all'enorme vantaggio degli Spagnoli sugli Aztechi, ho deciso di scrivere un post che servisse a chiarire come andarono realmente i fatti.
Ho così fissato dei concetti utili per farvi comprendere quanto la Fortuna, schierata purtroppo dalla parte degli Spagnoli, abbia determinato gli esiti della Conquista.
Magari molti di voi credono che Cortès avesse solo una manciata di soldati a cavallo, tipo Leonida e i suoi 300, che fossero dotati di innnumerevoli armi da fuoco, ficcate in ogni orifizio, e che fossero portatori sani delle più letali ed innimmaginabili malattie del Vecchio Mondo, a mò di semoventi armi batteriologiche per lo sterminio di massa.
Insomma, i Cavalieri dell'Apocalisse.
Mai niente di più errato.
Partiamo proprio da questi pregiudizi per comprendere quanto le vicende che giocheremo potranno sensibilmente variare e che si lascerà proprio alla capacità del singolo, e quindi della Corporazione di cui questi fa parte, la possibilità di modellare gli eventi.
Sia nel ripetere la storia come la noi conosciamo, che nel modellarla in modo differente.
Dopo ogni punto appare così una domanda, la cui ipoteticità apre il campo a diversificate possibilità.
- Cortès e i suoi uomini erano pochi, ma c'avevano le armi da fuoco.
Falso in parte.
Le cronache della conquista (epistolario di Cortès e gli scritti di de Gomarà e Diaz del Castillo) ci parlano di come il Conquistador fosse sbarcato con appena 400 uomini; tuttavia, a essi si aggiunsero progressivamente rinforzi dalla madre patria e alleati indigeni, fino a contare un migliaio di fanti, un centinaio di conquistadores a cavallo, poco più di 150.000 alleati nativi, 16 cannoni, 13 brigantini e un centinaio di archibugieri.
Abbondando, si arriva a 200.000 soldati.
Una bazzecola rispetto ai 300.000 guerrieri mexica propriamente detti (soldati semplici ed èlite militare), e l'altro milione e più di sudditi dell'Impero Azteco, dei quali almeno un quarto poteva impugnare le armi in caso di necessità.
Dunque, almeno 500.000 soldati, più del doppio delle forze.
E se Cortès non fosse riuscito ad allearsi con i nativi?
- Cortès c'aveva la strategia europea dalla sua.
Vero..e falso.
Certo fu fondamentale l'apporto dei cavalli, che possiamo considerare alla stregua degli elefanti di Pirro che stanto sconvolsero le popolazioni italiche del III secolo a.C., quello dei brigantini ricostruiti sulle sponde del lago Texcoco, dove sorgeva Tenochtitlan, ma anche la potenza dei cannoni, pochi ma distruttivi, che fecero breccia nelle fortificazioni azteche; del resto, fino a quel momento il Mesoamerica non conosceva la sorprendente e nefasta polvere nera.
Tuttavia sarebbe riduttivo, e abbastanza etnocentrico, credere che l'arte della guerra degli Europei fosse superiore a quella degli Aztechi, che avevano fondato l'Impero e le sue classi sociali sulla guerra, fino a renderlo il loro pane quotidiano.
E se Cortès non avesse ricevuto i rinforzi dalla madre patria, anche considerato che era un ricercato?
- Cortès ha vinto grazie alle malattie.
Vero in parte.
Nuovamente è azzardato considerare questa casualità come essenziale. Fu il vaiolo, di cui era affetto uno schiavo di colore tra le fila degli Spagnoli, a decimare i suditti di Montezuma, non un un semplice raffreddore; ma ciò avvenne solo in seguito al primo disastroso conflitto tra Aztechi e Spagnoli, la Battaglia di Otumba, dopo la quale gli Aztechi riuscirono a dare vita solo ad una manciata di schermaglie.
E se lo schiavo fosse morto prima di contagiare gli Aztechi?
- Cortès era considerato un dio.
Vero solo all'inizio.
Innanzitutto occorre stabilire le origini di Montezuma: prima che diventasse Imperatore fu il sacerdote più stimato di Tenochtitlan, e probabilmente dell'intero Impero, nonchè lo studioso a capo del calmecac, la scuola dei nobili; le sue doti di astrologo e veggente erano universalmente riconosciute. Ma era anche molto umile: uno dei pochi pittogrammi che ci sono pervenuti narra che, in seguito alla sua elezione, scomparve per diversi giorni, così che vennero mandati dei messaggeri e dei pochteca a cercarlo; lo trovarono mentre spazzava il pavimento di un tempio. Tuttavia, Montezuma era ugualmente stimato per le sue doti strategiche, visto che riuscì a sedare innumerevoli ribellioni e ad annettere sempre nuovi territori tributari, guidando in guerra il suo esercito come fecero gli altri imperatori che l'avevano precedeuto.
Purtroppo proprio le sue doti oracolari si rivelarono un'arma a doppio taglio; suscettibile agli impercettibili segni del creato, Montezuma ebbe in sogno segnali premonitori. Ma furono ben otto i segni che avrebbero preannunciato il crollo dell'Impero Azteco, comparsi l'uno dopo l'altro durante i dieci anni che precedettero l'arrivo dei Conquistadores: una cometa apparve in cielo in pieno giorno, una colonna di fuoco comparve in cielo a notte fonda, il tempio del dio patrono Huitzilopochtli venne distrutto da un grande incendio, un altro venne colpito da un fulmine, Tenochtitlan subì un'inondazione dopo almeno un secolo, abomini dalle molteplici teste su di un unico corpo vennero visti camminare placidamente per la città, si sentì per diversi giorni la voce di una donna, forse la madre degli dei Coatlicue, intonare un canto funebre per i Mexica e, infine, uno che riguarda da vicino Montezuma stesso: degli esploratori catturarono un uccello mai visto prima in Mesoamerica e l'imperatore, guardando nei suoi occhi, vide delle strane genti sbarcare sulla costa.
La superstiziosità dell'ex sacerdote, insomma, giocò un ruolo determinante nel favorire il prossimo arrivo di Cortès. Questi, del resto, fu accolto da un ambasciatore con due differenti costumi divini: uno del pluviale Tlaloc, dagli occhi simili a occhiali, l'altro del piumato Quetzalcoatl, l'unica divinità barbuta dell'intero Mesoamerica; naturale che lo sprovveduto emissario vide l'inquietante somiglianza con il Conquistador, dalla folta barba nera, rivelandogli che l'antico dio tolteco era atteso proprio per il 1519: esattamente l'anno in cui gli Spagnoli sbarcarono in Messico.
E se Montezuma fosse stato immediatamente soppiantato da un Imperatore Guerriero che non dava alcun peso alle supertizioni e ai segnali del cosmo?
E se Cortès fosse giunto qualche anno prima o dopo la data esatta in cui era atteso Quetzalcoatl?
- Cortès conosceva i segreti dell'Impero
Verissimo, ma nuovamente ci troviamo dinnanzi ad una casualità.
Fondamentale fu infatti la presenza di Malineli Tenepatl, passata alla storia come La Malinche.
Schiava nobile di una città tributaria all'Impero, al confine con il territorio Maya, fu da loro ceduta a Cortès quando sconfisse gli Yucatechi, a Tabasco.
Famosa per essere stata l'interprete e l'amante di Hernán Cortés, si conobbero il 15 Marzo del 1519; svelandogli le ricchezze e i segreti dell'Impero Azteco, La Malinche ne rivelò anche le debolezze.
Un altra botta di fortuna era la presenza di un altro individuo dalla sorte particolare: Geronimo de Aguillar.
Prigioniero dei maya per otto lunghi anni, fu l'unico sopravvissuto, insieme a Gonzalo Guerrero, di un naufragio al largo di Santo Domingo; ma mentre Guerrero divenne un nobile guerriero tra gli Yucatechi, de Aguillar fu il secondo interprete di cui Cortès disponeva. Non parlava la lingua degli aztechi, il nahuatl, ma la lingua dei maya e quindi di La Malinche.
Cortes in questo modo poteva contare, tramite questi due interpreti, su di un fitto scambio di informazioni in tre lingue; fu grazie ad Aguillar che La Malinche e Cortès vennero in contatto.
E se La Malinche non fosse stata imprigionata e de Aguillar fosse stato ucciso prima di conoscere Cortès?
- L'Impero Azteco c'aveva grosse crisi.
In parte vero, in parte falso.
L'ennesima casualità vuole che nel suo breve corso l'Impero stesse vivendo una momentanea fase di stallo espansionistico. Montezuma aveva esteso le terre da un versante all'altro dell'Oceano, assimilando così una grande varietà di popoli, sedava le continue ribellioni dei Chichimechi e dei Taraschi a nord, quelle dei Totonachi e dei Tlaxcaliani, riuscì a dominare le antiche città sorelle, Texcoco e Tlatelolco, e cercava di espandersi fin nello Yucatan dell'estremo sud, abitato dai discendenti della fiorente civiltà maya, tanto che nei suoi progetti v'era l'allargamento fino all'America del Sud. E chissà se i mexica non fossero già venuti a contatto con lo splendente impero degli Inca.
Inoltre, proprio gli indomiti Tlaxcaliani diedero filo da torcere alle truppe azteche, ben prima di allearsi con gli Spagnoli: si conta che in una battaglia i mexica catturarono solo 40 guerrieri di Tlaxcala, mentre normalmente il numero dei prigionieri s'aggirava tra i 500 e i 5000 prigionieri. Ancora oggi si dibatte tra chi motiva un declino annunciato, un culmine già raggiunto, un'instabilità dei territori conquistati precedentemente da ben cinque imperatori, e chi focalizza invece l'attenzione sulle innovazioni apportate da Montezuma, quale la separazione tra uomini comuni e nobiltà di palazzo, come fece il Re Sole nel XVII secolo a Versailles, la maggiore importanza della meritocrazia nell'avanzamento della gerarchia sociale e militare, e l'uso massiccio delle guerre fiorite, una competizione militare che serviva ad accumulare prigionieri e intimorire il nemico. E le cronache della Conquista scritte dagli Spagnoli, principale mezzo d'informazione per conoscere gli ultimi anni dell'Impero vista la distruzione dei "libri" aztechi da parte degli evangelizzatori, non erano affatto imparziali; proprio gli ecclesiastici inculcarono nelle menti degli indios e degli europei l'idea che l'avvento della Parola di Dio, portata dai Conquistadores "civilizzatori" (sic!), ha salvato le genti messicane dalla fine preannunciata. Possiamo immaginare quanto questa fosse in realtà una delle giustificazioni per far passare in secondo piano i brutali massacri dei conquistadores e degli encomenderos, la loro brama d'oro e di terre. Tutto, nel nome di quel Dio crocifisso e sofferente, apparentemente così debole e macilento, ma che riuscì a sconfiggere i ben più sanguinari e temibili dei aztechi nel giro di un paio di anni.
E se i Mexica stessero semplicemente riorganizzando le proprie forze per rinascere, ancora una volta, più potenti di prima?
E così in questo contesto, come in pochi altri, ci accorgiamo di quanto la Storia non sia altro che una caotica e casuale concatenazione di eventi, rivelandosi a volte benevola e beneaugurante, a volte malevola e dispettosa.
Chissà come si sarebbero svolti i fatti se solo una delle domande, che per assurdo ho posto, avrebbe avuto una risposta differente da quella universalmente nota, testimoniante dunque la reale versione dei fatti.
Ovviamente, so bene che la Storia non si fa nè con i "se", nè con i "ma".
E invece starà ai giocatori, e dunque alle Corporazioni in cui sono radunati, a stabilire un medesimo o un differente sviluppo degli eventi, a seconda delle loro personalissime scelte interpretative: anche la più piccola e apparentemente ininfluente decisione può far prendere una piega differente al passato che noi tutti conosciamo.
A tal punto che l'Ucronia nata proprio grazie ad ogni singolo giocatorepotrebbe rappresentare un fecondo campo storico, antropologico e cyberculturare, sede di analisi, studio e approfondimento.
Spero di non avervi ammorbato eccessivamente e, se ciò non fosse avvenuto, vi invito a dire la vostra.
Senza sbrodolarmi in ipocrite lusinghe, penso che siate proprio voi, utenti di Gdr-online, coloro che più devo ringraziare per il progressivo avanzamento del progetto.
Grazie dell'attenzione! 🍌
Pagine → 1 2
04/03/2010 19:21:01
Il lavoro di studio e documentazione necessario per portare avanti un simile progetto è semplicemente incredibile. Rinnovo i miei complimenti ;-)
04/03/2010 20:29:51
Grazie ;D
Ma ho semplicemente unito l'utile, ovvero la tesi di laurea triennale che discuterò a breve, al dilettevole, dunque questo Gdr, che avevo in mente di creare dopo il fallimento di Puerto Dorado ;-)
08/03/2010 20:12:45 e modificato da blackprince il 08/03/2010 20:13:01
Definire "l'arte della guerra" indios al pari di quella europea mi pare un azzardo.
L'evoluzione strategico-militare va di pari passo con quella tecnologica e l'Europa, essendo un crocevia di civilta', ha potuto metabolizzare tecniche e stili provenienti da ogni dove, specialmente nel momento del bisogno. Niente a che vedere quindi con le civilta' mesoamericane che, per quanto agguerrite, non hanno fatto altro che scambiarsi mazzate e sassi per millenni, una stasi culturale che non favori' neppure l'estenzione della metallurgia (che conoscevano) alla guerra.
Fatto sta che un esercito europeo del primo cinquecento armato di picche, archibugi, artiglierie e cavalli (e acciaio ovviamente) poteva ridurre a brandelli una moltitudine di indios senza problemi, un vero massacro
08/03/2010 21:26:57
Ah bene, interessante.
E che fonti bibliografiche riporti per evidenziare tutto ciò apparte i soliti pregiudizi occidentali?
Se vuoi, ti riporto le mie:
Ross Hassig, Aztec Warfare & War and Civilization in Ancient Mesoamerica
Josè Laimeras, Temas Mesoamericanos
Eric Wolf, Figurar el Poder
Davide Dominici, I Linguaggi del Potere
;)
09/03/2010 02:58:31 e modificato da blackprince il 09/03/2010 03:04:03
Qualsiasi fonte che spiega come, in meno di cento anni, le civilta' di un intero continente siano state annientate.
Capisco l'amore che nutri per le popolazioni indios ma ti invito a capacitarti dell'abisso tecnologico esistente tra le due civilta' in campo militare.
Niente acciaio, nessuna cavalleria, niente polvera da sparo e una tipologia di guerra fortemente ritualizzata che non ha niente a che vedere col pragmatismo del mercenariato tipico del cinquecento europeo.
Qualsiasi paragone tra le forze in campo nelle guerre tra spagnoli e popolazioni mesoamericane puo' essere fatto solo perchè, per motivi logistici, gli spagnoli non potevano proiettare una forza di migliaia di uomini nel nuovo mondo e dovevano, per forza di cose, affidarsi alle popolazioni indigene alleate, altrimenti non ci sarebbe stata storia, con un esercito interamente europeo l'annientamento sarebbe stato ancora piu' rapido.
Comunque, visto che conosci cosi' bene la cultura indios, ti invito a spiegare come un esercito armato di pietra e vestito di piume possa competere con un esercito armato di archibugi, acciao, cavalli e formazioni di picche. Da appassionato di storia medievale posso stimare che serva un rapporto numerico di almeno 30 a 1, senza contare la probabile rotta alla prima scarica di artiglieria.
09/03/2010 03:17:32 e modificato da yoshi il 09/03/2010 03:23:41
09/03/2010 04:38:35 e modificato da blackprince il 09/03/2010 04:40:51
Credo che il fascino dell'esotico sia una malattia dei tempi moderni. Niente in contrario, almeno finchè non si arriva a sputare sulla propria cultura.
Tutte le tue supposizioni a riguardo si basano sull'evento storico che vede un numero molto ridotto di occidentali nel nuovo mondo, quindi in posizione di forte svantaggio o, perlomeno, non in condizioni di esprimere il massimo dell'efficacia in campo militare.
Ma per dire "l'arte della guerra azteca è paragonabile a quella europea" bisogna confrontarle in termini assoluti e non in base alle condizioni peculiari degli eventi storici.
Io ancora una volta ti invito, in base alle tue conoscenze, ad illustare come un esercito azteco possa tener testa a uno schieramento europeo dello stesso periodo.
Quale mirabolante manovra tattica, o quale equipaggiamento, li salverebbe dal fuoco delle artiglierie, dall'acciaio, dalle formazioni di picche e dalla mobilita' della cavalleria?. A questo punto la mia è curiosita'.
Visto che non possono contare ne sulla manovra (assenza di cavalleria), ne sull'approccio cauto sulla distanza (mancanza di polvere nera), l'unica suluzione che vedo è un bagno di sangue in mezzo alle picche.
Riguardo gli le armi linkate devo dire che sono molto affascinanti ma, oggettivamente, siamo di poco sopra il neolitico.
Di certo il crollo improviso di intere civilta' (addirittura imperi) non puo' essere ricondotto a un colpo di fortuna di Cortez e compagnia bella.
Aspetto delucidazioni riguardo al "warfare" azteco
09/03/2010 12:37:51
Ti ringrazio Karillon ;)
Ah..ma da dove sei spuntato, "principe nero"? xD
Dunque.
Rileggiti prima tutto quello che ho scritto, visto che continui a sparare castronerie l'una dopo l'altra.
Inutile aggiungere altra carne al fuoco e andare nello specifico, se tutto ciò che di basilare ho scritto a malapena l'hai letto ;)
Quando avrai dimostrato di averlo fatto, allora io passerò ad analizzare da vicino l'arte della guerra azteca.
Ad ogni modo, posso ulteriormente smentire almeno tre delle tue vane convinzioni:
- Dire che appartengano a poco oltre il neolitico delle mazze con un filo completo di ossidiana levigata, che riescono a decapitare un cavallo con un sol colpo, è da babbuini.
- Dire che solo la presenza della cavalleria permette la "manovra", considerata la variegata gerarchia dell'esercito azteco, i suoi reparti diversificati secondo armamento, protezioni e tattiche di guerra, vista la presenza degli agili Guerrieri Aquila e degli Otomì (Cacciatori di Rapaci), nonchè dei Generali di Guerra, abbigliati in modo che la loro posizione determinasse l'avanzamento delle truppe e dunque le sorti della guerra, è da macachi.
- Dire che l'"approccio cauto sulla distanza" è determinato solo dalla polvere nera è da veri e propri circopitechi.
E tutte le altre armi a distanza dove le metti, scusa?
E soprattutto gli Europei, prima che innovassero il proprio esercito con gli archibugi, come facevano a campà?
Erano poc'oltre il neolitico, eh birbone?
...
Mi sento quasi come se stessi buttando il mio tempo in verità.
Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire ;)
09/03/2010 12:39:25
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