Quando si parla delle guerre avvenute nel medioevo, siamo portati ad immaginare battaglie tra vasti eserciti, magari alla carica della pesante cavalleria inglese contro la fanteria avversaria, come abbiamo visto in diversi film, quale ad esempio il bellissimo Braveheart. La realtà era però diversa. Di scontri di questo tipo ce ne sono stati diversi, ma la grande maggioranza dei conflitti erano rivolti alla conquista di fortezze e roccaforti. In esse risiedevano i centri decisionali militare, politico, economico e logistico, la cui caduta avrebbe portato ad un vuoto nella rete di difesa del nemico.
Naturalmente queste piazzeforti erano, lo sappiamo bene, costruite con delle ottime difese, in modo da diminuire al minimo questa eventualità.
Dal canto loro gli assalitori cercavano con ogni mezzo di demolire le difese avversarie. Questi mezzi erano soprattutto le macchine d'assedio. Nella maggior parte dei casi venivano costruite in loco e, quindi, al seguito dell'esercito vi erano ingegneri, carpentieri, falegnami e fabbri.
Le macchine d'assedio furono utilizzate per secoli fino alla comparsa delle bocche da fuoco, che le resero obsolete.
Il Gatto
I gatti erano una sorta di carri coperti che permettevano agli occupanti di avvicinarsi alle mura nemiche al riparo dal fuoco nemico, che si difendeva con frecce, sassi e materiale infiammabile (quale acqua calda, pece e piombo fuso, quasi mai era olio bollente).
Erano lunghi mediamente da quattro a otto metri e larghi due o tre, costruiti con pesanti travi di quercia o altro legno resistente, ed erano dotati di ruote. La parte anteriore, la posteriore o entrambe erano aperte o dotate di pannelli smontabili, mentre non c'era il pavimento, in modo da permettere ai soldati di spingere la struttura. Compito del gatto era essenzialmente di preparare il terreno per le altre macchine d'assedio come la torre o l'ariete, liberandolo da possibili intralci. Veniva utilizzato anche per riempire eventuali fossati con terra, legname e sassi che venivano prelevati e gettati in un continuo viavai.
Il difensore non stava certo a guardare e cercava , come già detto, di colpire con qualsiasi cosa gli assalitori, che comunque non potevano in nessun modo rispondere al fuoco, dato che la maggior parte delle volte si trovavano sotto le mura e quindi in una posizione difficile. Potevano sperare solo nel fuoco di copertura dei propri compagni e nella robustezza del gatto. Per resistere al fuoco veniva bagnato abbondantemente, ricoperto di pelli fresche di animali, con la parte del pelo rivolta verso il legno, o con sottili lastre di metallo. Fra queste e il tetto di legno a volte si frapponeva una strato di erba verde o paglia pressata imbevuta di aceto, molto più efficace dell'acqua contro il fuoco.
Arrivati sotto le mura i soldati potevano anche utilizzare mazze e picconi per cercare di creare una breccia oppure un trapano da muro. Questo era costituito da un lungo palo di legno con punta metallica, posto su una slitta, e veniva fatto ruotare a mano da alcuni addetti, mentre un altro, a colpi di mazza, lo spingeva avanti. Data la bassa velocità di rotazione era utile solo contro sassi e mattoni che, una volta staccati, permettevano l'estrazione e la caduta di quelli vicini.
I Plutei
Erano dei ripari frontali mobili, costruiti in legno spesso anche alcuni centimetri, rinforzati a volte con cuoio ed erba verde imbevuta di aceto. La sua funzione era quella di costituire velocemente una sorta di trincea mobile e aerea. Da dietro il nemico poteva avvicinarsi alle mura e bersagliarle annullando il vantaggio dell'altezza. Chi si difendeva infatti tirando da un'altezza maggiore aveva di conseguenza una gittata maggiore.
I Drappi
Utilizzati per proteggere chi trasportava e montava le macchine d'assedio, erano dei pesanti teli in grado di smorzare l'effetto dei proietti dei difensori. Erano costituiti da due teli di cotone aventi all'interno un'imbottitura fatta da un amalgama di polvere di limatura di ferro e mastice. Venivano appesi per mezzo di anelli, come una tenda, ad una pertica sostenuta a sua volta da due pertiche forcute e conficcate nel terreno.
Le Porte
Erano delle paratie a soffietto piazzabili velocemente. Ripiegate grazie a cerniere per il trasporto, venivano montate molto velocemente. Costruite, come si può facilmente immaginare, da assi di legno spesso rinforzate da lamine metalliche.
Le gallerie di Mina e Contro-mina
Non sono macchine per l'assedio, ma erano comunque utilizzate durante l'attacco ad una fortezza. Stiamo parlando delle cosiddette gallerie di mina, che erano appannaggio sia degli assedianti, che le scavavano sotto le mura per farle crollare, sia degli assediati che con queste cercavano di distruggere le letali macchine dell'attaccante.
Naturalmente non sempre era possibile scavarle, dipendeva dal tipo di terreno: sulla roccia ci sarebbe voluta un'eternità con gli strumenti dell'epoca, mentre sulla sabbia il tunnel sarebbe crollato immediatamente.
La galleria veniva cominciata ad una distanza assai notevole, in modo da non essere visti dal nemico che poteva operare delle contromosse, i lavori erano guidati da genieri e lo scavo era sicuramente operato da prigionieri ed operai trovati in loco con pale, picconi e zappe. Man mano che si avanzava la volta veniva puntellata con assi e robuste tavole. Si arrivava fino sotto al bersaglio, muro o macchina d'assedio, dopodiché si riempiva la galleria con legname e materiale infiammabile e gli si dava fuoco. Il violento incendio si propagava velocemente ai pali ed alle strutture di sostegno del tetto che, cedendo improvvisamente, provocavano il crollo della struttura in superficie.
Contro le gallerie di mina gli assediati scavano le gallerie di contro-mina, che servivano per far crollare il cunicolo del nemico prima che arrivasse sotto le proprie mura.
L'ariete
Sicuramente una delle macchine più conosciute è senz'altro l'ariete. Usato sin dall'antichità, pare che ad inventarlo furono i Cartaginesi, fu una delle armi più efficaci per creare delle brecce nelle mura degli assediati.
Si trattava essenzialmente di un robusto palo montato su delle carrucole a loro volta assicurate a pali piantati nel terreno (probabilmente da genieri che si avvicinavano tramite i gatti) o ad una struttura mobile. Veniva quasi sempre costruito sul posto e poi distrutto dopo l'uso, era protetto da una copertura di travi di legno e per proteggerlo dal fuoco venivano montate e lastre di ferro e pelli intrise di aceto.
La punta del palo era rinforzata col ferro che assumeva fogge diverse come, appunto, a testa d'ariete a punta o a scalpello. Era mosso indietro da diversi uomini e lasciato andare, come un pendolo. L'efficacia dipendeva dal peso del palo e dal numero di uomini che lo muoveva, nonché dalla robustezza del muro. Un palo pesante una tonnellata tirato da venti persone, con cambi frequenti, percuoteva le mura circa una volta al minuto, sia di giorno che di notte, fino ad arrivare a 1500 volte al giorno.
Contro questa macchina venivano usate sia difese passive che attive. Per quanto riguarda le prime vennero erette delle scarpature, ossia rinforzi molto spessi di sassi o mattoni di norma oblique perché in tal modo i sassi lasciati cadere dalle caditoie (buco del pavimento posto tra i beccatelli, usato per bersagliare gli assalitori con pietre, pece o acqua bollente) del castello, sbattendo contro le scarpature, rimbalzavano e prendevano direzioni non intuibili dagli avversari.
Un alto accorgimento era quello di creare fortificazioni minori, come muri di ridotta altezza, costruiti poggiando grosse pietre su intelaiature di pali legati fra loro, ma non rigidamente. Il muro così creato era elastico e non cedeva facilmente sotto l'azione dell'ariete. Certo era facilmente smantellabile con picconi o leve, ma creava comunque delle difficoltà agli assedianti.
Per quanto riguarda le difese attive, oltre ai classici bombardamenti di frecce, sassi, pece, ecc potevano essere utilizzatati una sorta di materassi, realizzati con pelli cucite insieme e riempiti di paglia, che venivano fissati con catene o funi, poi bagnati con acqua o aceto in modo da proteggerli dal fuoco. Fa un po' sorridere questa tecnica, ma se si pensa che anche contro le prima bocche da fuoco ebbero la loro efficacia, possiamo capire la loro azione contro l'ariete.
Altri metodi erano consistevano nel cercare di bloccare il palo dell'ariete con funi o catene calate dal castello, per poi tiralo verso l'alto o usare la cosiddetta lama antiariete. Questa era una sorta di grossa mannaia a forma di mezza luna, molto pesante e costruita in ferro. Si lasciava cadere cercando di colpire l'asta dell'ariete che invece era fatta di legno.
La Balista
Intorno a questa macchina aleggia parecchia confusione, dovuta al fatto che alcune macchine cambiano nome al cambiare dell'epoca e ad alcuni autori che a volte confondono le macchine stesse. I greci la chiamavano euthytonos e lanciava dardi, i romani la chiamavano catapulta e lanciava dardi, ed anche la balista mediovale lanciava solo dardi!
L'aspetto ricordava le balestre a mano, ma questa era una macchina capace di lanciare giavellotti o lance, di diametro anche di 6-10 cm, secondo il modello, a distanze notevoli. Approssimativamente per i dardi di medie dimensioni, con tiro arcuato, la gittata era di circa 600 metri! La forza di penetrazione era molto elevata, a basse distanze, per esempio un centinaio di metri, potevano anche trapassare i plutei o falciare intere file di soldati anche se dotati di scudi e corazze. Potevano essere disposte su postazioni fisse o mobili, ed in questo caso venivano chiamate carrobaliste ed erano azionate da un intera squadra di uomini.
La propulsione varia a secondo le epoche: i romani ed i greci utilizzavano due fasci verticali di corde o tendini di animali, oppure un grande arco fatto di legno, corno o metallo. Le baliste medioevali utilizzavano solo l'arco.
Tante illustrazioni con rappresentazioni dell'arco come una sorta di tronco sono errate, semplicemente perché si sarebbe spezzato durante l'utilizzo perché non abbastanza flessibile. Si ritiene invece che i grandi archi fossero più probabilmente realizzati con interi fasci di grandi archi legati fra loro.
Per caricare la macchina era necessario un verricello, oppure un meccanismo simile, dotato di una vite senza fine, bloccando poi l'arco con un fermo. Per lanciare il dardo si sbloccava questo fermo. La cadenza di tiro doveva essere di circa un paio di minuti a colpo.
La Cicogna
Questa macchina, chiamata con vari nomi, come gatta, gru, tollero, tollenone o telone, fu largamente utilizzata, pur con le ovvie differenze, per migliaia di anni.
La funzione era quella di elevare un uomo o un gruppo di uomini in posizione elevata, ad esempio sui muri di cinta del nemico. Era anche di semplice costruzione: una volta rizzato o piantato un palo verticale avente alla sommità un altro lungo palo oscillante grazie a un sistema di nodi o a un perno, il sistema era attivo. Una volta che i soldati erano nel cassone , fissato ad un estremo del palo oscillante, gli addetti al movimento della macchina tiravano la parte più corta del palo facendo alzare il cassone.
Le cicogne venivano quasi sempre costruite il più vicino possibile al muro, anche se alcune volte erano dotate di ruote, ed erano protette da paratie di legno o drappi e con ogni probabilità il cestello stesso era dotato di riparo frontale.
I difensori non potevano far altro che bombardare di frecce la cicogna o usare la balista contro il cestello.
Il Mangano
Era una macchina da lancio dotata di bilanciere con manovra manuale. La struttura ricorda quella di un'enorme bilancia o di un altalena. Un lungo palo veniva appeso, per mezzo di un perno, ad un supporto verticale, ben stabilizzato con una struttura di tronchi e assi, che ne formavano la base. L'estremità più lunga del palo, ossia il braccio, era munita di una lunga fionda, anche di cinque o sei metri, nel quale si inseriva il macigno da lanciare. All'estremità corta del braccio veniva costruito un pesante allargamento, al quale venivano legate, ben distanziate, alcune grosse funi. Numerosi addetti, da uno a molte decine, tirando contemporaneamente le funi lanciavano il masso verso il bersaglio. La gittata doveva essere di 100-200 metri, ovviamente in base al numero di addetti ed al peso del masso.
Il mangano era meno potente della sua evoluzione, cioè il trabucco, ma essendo il suo funzionamento più semplice la cadenza di tiro era maggiore.
Come altre macchine da lancio, anche il mangano era utilizzato per lanciare fra gli assediati, o viceversa, letame, pesce putrefatto, cadaveri o altro allo scopo di diffondere epidemie tra i nemici.
La Petriera
E' una macchina nevrobalistica antichissima. Come abbiamo accennato prima per la balista, anche la petriera era dotata di un arco, realizzato quasi certamente con un insieme di archi legati insieme. Questo arco serviva da propulsione per il braccio di spinta, alla cui sommità c'era una sorta di cucchiaio riempito con pietre o altro materiale che veniva scagliato sui nemici.
La gittata era si circa 100-150 metri con pesi di circa 70-90 chili. Si pensi che veniva interamente progettata e costruita in base al peso da lanciare, dato che, curiosamente, un masso poco pesante scagliato da una petriera progettata per proiettili superiori, raggiungeva distanze addirittura inferiori rispetto a quelle del masso più pesante.
Per mirare gli addetti alla macchina utilizzavano leve o le ruote di cui era generalmente dotata, operazione comunque non facilissima, se si considera che durante il lancio la petriera doveva essere assicurata a terra con funi e paletti. Per praticare un tiro più o meno arcuato si incastravano sotto le ruote anteriori grossi cunei di legno.
L'efficacia della petriera, anche delle più grandi, nella maggioranza dei casi era limitata e non decisiva. I proietti infatti, anche se potevano appiccare incendi o radere al suolo gli abitati, non riuscivano solitamente ad avere ragione delle spesse fortificazioni dei castelli, costruite apposta per resistere a questa minaccia. L'effetto della petriera era soprattutto psicologico, a causa del bombardamento continuo, che provocava anche vittime umane per via dei crolli e delle schegge. Il rumore dei proietti in arrivo, definito a volte come un rombo, era in grado letteralmente di terrorizzare gli avversari.
Le petriere erano comunque fondamentali per distruggere le macchine nemiche.
La Ronfea
La Ronfea (conosciuta anche come scorpione) era una macchina da lancio utilizzata per contrastare efficacemente masse d'uomini.
La propulsione era data da una verga, robustissima, ma flessibile, che veniva piegata da un verricello ed una fune. Permetteva di scagliare con notevole potenza da uno a più pesanti giavellotti, anche simultaneamente. Nella parte frontale della macchina c'era un semplice alzo, munito di varie tacche che permetteva di medicare in alto o in basso il tiro.
Le scale ed i ponti mobili
Per superare le difese degli assediati, si utilizzavano anche scale e ponti di vario tipo. Erano sempre molto pesanti e frequentemente munite, alla base, di punte metalliche, allo scopo di far presa sul terreno. L'estremità opposta era dotata di ganci per rendere più difficoltoso l'allontanamento.
Dal basso medioevo in poi comparvero le scale montabili, componibili ad incastro per mezzo di perni d'accciaio.
Vista l'altezza dei muri di cinta e quindi delle scale si capisce il coraggio dei soldati che vi salivano.
I ponti mobili, soprattutto quelli utilizzati per superare i fossati, potevano essere galleggianti e muniti di ruote per l'avvicinamento.
La Torre Mobile
La torre mobile o torre d'assedio è stata una delle più potenti macchine d'assedio, dall'antichità al medioevo. La sua funzione era quella di dominare le mura nemiche e, in caso di ponte levatotio, di invaderle.
Come quasi tutte le strutture d'assedio venivano costruite sul luogo dell'attacco. I genieri cercavano di calcolare, con vari metodi, l'altezza delle mura nemiche ed erigevano la torre di conseguenza. Sulla torre, a vari livelli, venivano disposte piccole macchine da lancio o arcieri e balestrieri, in modo da colpire di difensori posti sulle mura.
Il terreno intorno al castello veniva preparato da squadre di operai che, riparati dai gatti, cercavano di livellare il terreno, riempiendo anche i fossati. I materiali utilizzati erano i più disparati, dal legname, alle pietre, sabbia e terra e a volte anche i cadaveri, tutto questo per permettere alla torre di avvicinarsi al muro di cinta senza sprofondare. Il movimento era dovuto a decine, a volte centinaia, di soldati, tramite alcune travi poste all'interno. In questo modo la torre avanzava ed i soldati erano al sicuro.
Nell'antichità alla base veniva montato anche un ariete, ma nel medioevo si preferiva usarlo in relazione ai gatti, macchine più piccole e molto più manovrabili.
Certo gli assediati non stavano a guardare e tempestavano le torri con frecce e quant'altro. A volte venivano lanciati contenitori di pece per darle alle fiamme oppure contenitori di olio contro i ponti levatoi per far scivolare gli assalitori.
Il Trabucco
Il trabucco fu la più potente e sofisticata macchina da lancio, il cui utilizzo fu reso obsoleto solo dalle bocche da fuoco. Il trabucco è un evoluzione del mangano in quanto invece della propulsione manuale a mezzo di corde tirate da uomini, utilizzava la propulsione data dal veloce abbassamento di un pesante contrappeso. Questo veniva alzato grazie all'azione di argani e decine, forse centinaia di uomini, dato che in alcuni casi poteva anche pesare una trentina di tonnellate.
L'invenzione di questa macchina fu considerata una grande conquista tecnologica. Interi castelli e fortificazioni, precedentemente al sicuro dal tiro delle comuni macchine da lancio, si rivelarono insufficienti a resistere al continuo impatto di proiettili pesanti, nei casi limite, anche una tonnellata.
Per quanto riguarda il tiro bisogna dire che una volta montati i trabucchi non potevano essere spostati e che quindi, con vari sistemi, si poteva solo effettuare il tiro arcuato, con gittate diverse. Non v'era quindi modo di spostare il tiro lateralmente, a meno che la macchina non fosse relativamente piccola e dotata di ruote coma la "volpe".
Recenti studi hanno dimostrato che un trabucco azionato da 50 uomini e munito di un contrappeso di "sole" 10 tonnellate era in grado di lanciare una pietra del peso di 100-150 chili a circa 150 metri di distanza.
Il procedimento di caricamento era lento e complesso e dava a questa terribile macchina una cadenza di tiro di circa un colpo ogni due ore circa.