Quante volte vi è venuta voglia di trasportare un'avventura giocata col vostro personaggio in un racconto?
Ore e ore di intensa attività ludica non meritano forse di diventare un romanzo avvincente che renderà noto il vostro personaggio alle future generazioni di giocatori e di lettori?
Sicuramente il coinvolgimento in un'avventura con buoni spunti e ben gestita può costituire materia di racconto.
Gli esempi, in tal senso, non mancano: "Drizzt" di Salvatore e "Record of Lodoss War" di Mizuno, solo per fare due nomi, sono nati intorno al tavolo da gioco.
Eppure, è opinione diffusa che i giocatori di ruolo siano pessimi scrittori, troppo legati al gioco per adeguarsi alle regole della scrittura.
Progettazione
"Giocare" e "scrivere" sono due attività profondamente diverse e la scrittura ha le proprie regole, esattamente come il gioco.
Dando per scontata una buona conoscenza di grammatica e lessico, diventa necessario pianificare in modo che la narrazione si sleghi dal giocato.
- i personaggi (principale, secondari, antagonisti);
- l'avventura (dall'inizio alla fine, focalizzando gli episodi salienti, eliminando tutto ciò che, pur divertente in gioco, risulterebbe dispersivo, inutili o incomprensibile sulla carta);
- l'ambientazione (dalla taverna alla città, al viaggio nella foresta, tenendo conto di clima, flora e fauna pertinenti, al periodo storico, tenendo conto di abbigliamento, alimentazione, usi e costumi);
- le motivazioni (il perché il protagonista e gli altri personaggi si incontrano e partono assieme per l'avventura e no, i px non sono una buona motivazione);
Scrittura
Scrivere un racconto non è come riportare la cronistoria fedele dell'avventura.
- La prima differenza importante è il tempo narrativo: si gioca al presente, si scrive al passato remoto.
- La seconda grande differenza è che nel gioco si è tutti protagonisti, ma nella narrazione è necessario scegliere un punto di vista narrativo (PoV).
- La terza cosa che non dovete scordare è di evitare gli infodump, o "rigurgito di informazioni": nel gioco, quasi tutte le nozioni che il Master vi da sono infodump!
- La quarta cosa da non sottovalutare è la coerenza narrativa: in gioco si è spesso un po' avventati, ci si butta nell'avventura senza farsi troppe domande (in fondo la quest è sempre bene accetta), ma il lettore si chiederà "perché" il protagonista e i suoi compari scelgono di buttarsi a capofitto in un'avventura pericolosa, potenzialmente mortale, se non hanno un tornaconto o se non sono costretti o, ancora, se non sono mossi da solidi principi. Insomma, il "perché sì" in narrativa non funziona. Le cose devono avere senso, sia quelle fatte dai protagonisti che quelle fatte dagli antagonisti.
Ovviamente, tutto ciò non basta: ci sono altri accorgimenti da prendere:
- Evitare le Mary Sue (o Gary Stu): il protagonista bello-bravo-buono-fortunato-simpatico-intelligente risulta un po'… irreale. Un buon protagonista va delineato in maniera quanto più oggettiva possibile: pregi, difetti, capacità, limiti, valori e disvalori. In fondo ha dei compari proprio per sopperire alle sue mancanze.
- I nomi. La "piaga" colpisce prevalentemente il fantasy, ma non solo: se il lettore non ricorderà il nome del protagonista, finirà per dimenticare anche il protagonista.
- "Show, don't tell": regola basilare della letteratura, ma spesso non facile da mettere in atto. "Mostrare", anziché "raccontare" significa approfondire, interiorizzare e sfruttare tutti i sensi del protagonista permettendo al lettore non solo di vedere e ascoltare, ma anche di percepire odori, sapori, sensazioni, emozioni con lui.
- Spazio, tempo e magia: anche quando l'avventura si svolge in un luogo di fantasia, i punti cardinali devono essere precisi, i luoghi definiti, le leggi che governano le forze (dalla gravità alla magia) devono essere chiare. I luoghi nebulosi, le approssimazioni, non fanno che rendere il tutto vago e poco chiaro al lettore.
Rilettura
Ovvero, il momento in cui, dopo aver messo la parola "fine" alla vostra opera e averla lasciata riposare per un po', dovete rileggerla, correggendo gli errori che vi sono sfuggiti, togliendo ed aggiungendo quello che ritenete opportuno togliere o aggiungere.
È anche il momento in cui dovete iniziare a pensare a "per chi" avete scritto: in base alla risposta questa fase assumerà diversi contorni.
Se avete scritto per voi stessi e per i vostri compagni di gioco, la rilettura che ne farete voi basterà per avere un testo che vi ricordi per sempre della fantastica avventura che avete giocato assieme.
Se avete scritto per un gruppo più ampio di lettori, la cosa cambia: la vostra rilettura è solo il primo passo.
- La prima rilettura spetta a voi, per correggere e rivedere quanto più possibile;
- Una seconda lettura potrebbe darvela un amico o un familiare, possibilmente estraneo all'ambiente di gioco, che sia in grado di darvi un parere (tenete comunque conto che sarà il parere di qualcuno che vi è affezionato e che si è sacrificato ad arrivare fino alla fine del vostro scritto, quindi non vi dirà mai che fa schifo);
- A questo punto dovete davvero pensare a chi è diretto il vostro racconto, ovvero la possibile pubblicazione ed il target dei vostri possibili lettori.
Presentare un testo ad una Casa Editrice, sperando che non venga cestinato dopo la lettura di tre righe, significa presentarlo nel miglior modo possibile e, per farlo, potrete decidere di rivolgervi a due figure: il correttore di bozze e l'editor.
Rivolgersi privatamente a una di queste due figure significa richiedere un servizio a pagamento, quindi informatevi prima sui prezzi.
Il correttore di bozze leggerà il vostro testo ed eliminerà ogni errore che potete aver fatto e che vi è sfuggito durante la rilettura. Magari vi darà anche un parere generale.
L'editor farà un lavoro molto più radicale (e potreste odiarlo): analizzerà tutto il vostro testo e, probabilmente, ve ne farà riscrivere almeno metà. Il suo compito è trovare tutto quello che non funziona e suggerirvi come modificarlo, vi potrebbe far cambiare praticamente... tutto.
Qualora vi rivolgiate ad una CE seria, che decida di investire su di voi, sottoporrà il vostro testo ad un editor di propria fiducia, senza farvelo pagare, quindi potrebbe essere del tutto inutile che sosteniate da voi questa spesa.
Se, però, la CE non dovesse farvi fare l'editing, fuggite, sciocchi!
Pubblicazione
Eccoci all'ultima, importante decisione da prendere.
Se prima avete cominciato a pensare a chi è il destinatario del vostro dattiloscritto, ora è il momento di rispondervi.
Pubblicare significa accettare di sottoporre il proprio scritto al giudizio di emeriti sconosciuti che non si faranno problemi a dirvi quanto sia orrendo, quanto gli siate costati in termini, se non economici, di tempo. Pensateci bene prima di pubblicare perché con queste persone dovrete essere gentili ed educati quanto con chi apprezzerà il vostro racconto, ingoiando insulti e umiliazioni.
- Se non siete disposti a tanto, potete trasformare il vostro scritto in un file PDF o in un eBook e farlo girare unicamente tra i vostri amici e compagni di gioco.
- Se pensate di poter reggere, ma non ne siete sicuri e poi, in fondo, non credete di aver scritto questo capolavoro, ci sono soluzioni alternative: la pubblicazione tramite fansite.
Un altro, che forse non conoscete è EFP: http://www.efpfanfic.net/categories.php?catid=882&parentcatid=882
Su entrambi i siti i lettori potranno lasciarvi un commento o ignorarvi. In entrambi i casi potrete trarre le vostre conclusioni.
- Se, invece, fate sul serio e puntate alla pubblicazione vera e propria, avete due possibilità: il self publishing o tentare di farvi pubblicare da una CE.
Quest'ultima opzione è forse la più complicata da valutare: entrambe le soluzioni hanno pro e contro.
Partiamo dalla CE: sottoporre uno scritto ad una CE significa che, dopo un tempo di attesa ragionevole (all'incirca tre mesi), vi verrà detto se la CE è interessata o meno al vostro lavoro.
Sperando di emulare la fortuna di J.K. Rowling, armatevi di pazienza e contattate più CE.
Basta poco per informarsi sulle politiche di pubblicazione delle CE, quindi puntate a quelle dove pensate di avere più possibilità e, se siete fortunati e decidono di pubblicarvi, fate molta attenzione al contratto che vi proporranno: presenza o assenza di editing; durata del contratto e trattamento dei diritti d'autore, percentuali, distribuzione.
Tenetevi alla larga dalle così dette EAP, quelle stamperie che si sono inventate editrici a pagamento e che vi chiedono di anticipare la spesa di stampa, vi obbligano ad acquistare un centinaio di copie del vostro libro e non vi garantiscono alcuna distribuzione.
Alcune CE rifiutano di prendere in considerazione autori che si siano precedentemente autopubblicati tramite EAP.
Al giorno d'oggi, comunque, è bene tenere presente che si può pubblicare in digitale: solo l'anno scorso, in Italia, sono nate una ventina di case editrici digitali. Gli eBook sono più economici, meno ingombranti e facilmente reperibili sul web. Sono quindi una valida alternativa alla pubblicazione tradizionale e, dati i costi di realizzazione estremamente contenuti, queste CE sono più portate ad investire su autori esordienti.
Se, però, nessuna CE ha compreso il valore del vostro elaborato o se, semplicemente, volete evitare il pellegrinaggio virtuale, potete autopubblicarvi.
In questo caso vi conviene sul serio cercarvi un editor, che provvederà a ripulire il vostro testo e a preparare il vostro eBook, a meno che non siate in grado di fare da voi.
Le piattaforme tramite cui distribuire il vostro libro sono diverse, da Lulu ad Amazon
In entrambi i casi potrete scegliere tra eBook e versione cartacea.
Le differenze tra l'autopubblicazione e la pubblicazione tramite CE sono essenzialmente due: una CE si occuperà di tutto il lavoro per voi: dalla realizzazione della copertina all'impaginazione, alla pubblicità, ma sarete legati a quel marchio, secondo i termini del contratto e il vostro editore tratterrà una percentuale sui profitti delle vendite.
Se deciderete di fare da voi, invece, dovrete arrangiarvi per copertina, impaginazione e pubblicità, il che significa che dovrete sapervi vendere, rincorrendo recensioni su blog letterari, pagine dedicate agli autori esordienti sui social network e forum di narrativa. Ci perderete un sacco di tempo e potreste non arrivare ad alcun risultato, ma sarete liberi di determinare il costo del vostro libro, gli eventuali periodi di download gratuito e l'eventuale guadagno sarà quasi totalmente vostro (la piattaforma da cui scaricare il testo, di solito, richiede una percentuale).
È importante sapere che, mentre fino all'anno scorso non era possibile, per un autore, comprare da sé un codice ISBN, da Gennaio 2015, anche i privati possono farlo anche su ISBN
Tramite il codice il vostro libro sarà considerato un libro in tutto e per tutto, con IVA al 4%, anziché quella corrente a due cifre e sarà acquistabile anche in libreria.
Se i vostri guadagni fossero tali da necessitare di essere inseriti nella denuncia dei redditi, lo Stato vi tasserà come solo in Italia sa fare, ma, siate fiduciosi: da noi non si diventa ricchi scrivendo!