L’oggetto romanzesco globale è sempre meno unicum della tradizione nazionale e sempre più appuntamento provvisorio di una maggiore entità narrativa difficilmente scontornabile, in costante valico di frontiere non solo nel senso global del nuovo mercato editoriale, ma anche nei confronti dello stesso supporto materiale e del proprio, intrinseco, impianto narrativo. Il racconto infatti si moltiplica nella sua riproposizione episodica, a costituzione di trilogie, tetralogie, saghe dalla dimensione smisurata; mentre il suo registro stilistico, reso omogeneo, estroflesso e icastico, passepartout per le nuove esigenze dei congolmerates dell’intrattenimento, si propone come già costitutivamente adatto alle diverse rimediazioni del transmedia storytelling.
Le serie poliziesche, rosa o fantasy, che occupano un’importante porzione delle classifiche dei bestseller, replicano e al contempo frantumano la loro narrazione – magari riecheggiata in internet o riproposta da grande e piccolo schermo – assumendo di fatto proprio il lettore come principale elemento di coesione, capace di ricomporre nella sua esperienza fruitiva le diverse promanazioni della stessa storia, e di integrare con le sue capacità cognitive e la sua stessa fisicità strutture di fabula e intreccio sempre diverse e sempre uguali nel loro incessante gioco di variazione.
In particolare, la moderna saga fantasy, debitrice globale di generi rigidamente codificati come la fantascienza e l’high fantasy, rimodellati nel comune segno di un ormai innocuo e riconfortante realismo magico, può proporsi come interlocutore paradigmatico delle nuove esigenze di un racconto che si apre divenendo scacchiere, mappatura verso la quale è possibile ricondurre testi dalla natura eterogenea. La saga viene così prediletta e frequentata non più da una ristretta nicchia di lettori, ma da un pubblico ormai svincolato da classificazioni per età, provenienza e registro linguistico, proprio grazie alla capacità del fantasy di innescare un’adesione a un mondo radicalmente altro e allo stesso tempo strettamente coeso, governato e ricompattato da una stringente logica controfattuale.
L’essenziale, simbolico, imprescindibile storyworld, elemento accentratore che riequilibria le diverse spinte centrifughe dell’universo transmediale, diventa così, più che ambientazione, un sistema di funzioni, identità plastica estremamente riconoscibile, adatta a tradurre e rappresentare i tratti di qualsiasi forma del reale, e, viceversa, ad essere riprodotta dal fruitore che, con le sue fanfiction – magari in seguito avallate dal canone –, prosegue l’avanzata oltranzistica verso tale, sostanziale, pervasivo isomorfismo, che arriva a intaccare la posizione dell’autore, forzandola a una sostanziale congruenza con quella del lettore nella nuovissima figura del prosumer dell’era digitale.
Una ricognizione narratologica in senso sia sincronico che diacronico si propone di seguire questa riconfigurazione di mitologemi e semi del più remoto bagaglio mitico e fiabesco al contesto contemporaneo, che li disporrà in un piano più estensivo che intensivo, traendo la sua forza e suggestività in una composizione cumulativa marcatamente orizzontale. Narrazione realistica e magia precipitano l’una sull’altra a suggerire una dimensione simbolica già di per sé validante, mentre reale e finzionale si mescolano nello stesso gioco d’ombre con una predilezione spiccata per i meccanismi ascendenti e discendenti della metalessi, immergendo il lettore nella potente, convincente illusione di essere in prima persona il principale e il più importante tra i personaggi dello storyworld.