Bene, signori. Qui al Progetto Phoenix™ si lavora duro e con profitto per assicurare alla razza umana il miglior futuro possibile. O, se non altro, si fa quel che si può nella speranza che, almeno, un futuro ci sia.
Ad ogni modo, è l’ora della pausa caffè. Un caffè e una sigaretta: quindici minuti se te la rolli a mano, perché quelle rollate a mano, si sa, durano di più.
Però io ho smesso di fumare da quasi un mese, quindi è bene che mi tenga occupato per non ricascarci. E, ovviamente, non mollerò un solo, meritato minuto di pausa, ci fosse anche in gioco il futuro dell’umanità… Quindi, impiegherò questo tempo per spiegarvi quello che in questi giorni ho imparato sulla mia pelle, ovvero come creare un’ambientazione.
Dimostrando a voi, a me e al mondo quanto vuota e noiosa sia al momento la mia vita, o, quanto meno, la mia pausa caffè.
Poco importa se un’ambientazione è un mondo immateriale, una realtà priva di hardware che gira soltanto nella nostra testolina bacata e in quelle di coloro con cui la condividiamo. Un’ambientazione è comunque un mondo, ed un mondo deve avere delle leggi che lo facciano funzionare. Sul perché qualcuno possa voler creare un’ambientazione, non indago e non mi pronuncio. Sia il setting del prossimo best-seller hurban-cyber-steam-fantasy, lo sfondo per la nuova campagna di GURPS col gruppetto storico del liceo o il fondamento di una nascitura religione che soppianterà Scientology, ognuno ha le sue proprie ragioni per partecipare al gioco della creazione.
Sul come fare a farlo, invece, ecco due dritte al volo per cominciare. Anzi tre.
Primo: non si può costruire un mondo scopiazzando di qua e di là e appiccicando idee e spunti a caso. Cioè, si che si può. Però poi fa cagare. Ci sono una serie di parametri che andrebbero sempre definiti, o la cui assenza dovrebbe avere una ben precisa e ponderata ragione d’essere. Decidere ognuno di essi è un ottimo punto di partenza per sviluppare una realtà completa e coerente. (Seguirà a breve un elenco semidettagliato di questi misteriosi parametri).
Secondo: a meno che non si tratti dell’ambientazione originale della Genesi®, nella quale però il set base dei personaggi è limitato a Dio, Adamo, Eva, Satana, Caino e Abele, ogni mondo ha una Storia. (Deroga parziale al punto primo: se proprio dovete scopiazzare qualcuno, scopiazzate la Storia).
Terzo: tenendo a mente il primo e il secondo punto, è auspicabile giungere a una situazione iniziale di equilibrio. Equilibrio non significa necessariamente pace, prosperità e unicorni che vomitano arcobaleni in ogni dove. Significa che le cose funzionano, in qualche modo. Fosse anche il peggiore. Ci penseranno poi la narrazione a sprofondare ogni cosa nel caos…
Senza mai perdere di vista questi tre precetti fondanti, vi propongo di seguito il metodo empirico per la sintesi di un’ambientazione® che è stato generato nei bunker illuminati a neon e scarsamente areati del Progetto Phoenix™, al costo di ore di brainstorming e termos interi di bevanda al ginseng.
Fase I: il Mondo Fisico
Il primo livello a cui un aspirante Demiurgo deve mettersi a ragionare è quello del mondo fisico: che realtà stiamo andando a creare? Per poter rispondere a questa domanda in modo sensato e con il minimo sindacale d’ordine tale da rendere il discorso intellegibile, può essere utile rifarsi a tre macrocategorie che definiscono il mondo fisico in tre livelli, dal più generale al più particolare:
Leggi fisiche. Definire le leggi fisiche è il primo passo, soprattutto se si vuole creare un mondo nuovo da zero. Le quattro forze universali funzionano a dovere? Ce ne sono altre nuove? La magia? Esiste? E, se si, come e con che portata ed effetti influenza la realtà? Ragionando su questi spunti, è sempre bene ricordare che un gioco è creato dal regolamento: regole troppo permissive o inesistenti spazzano via il divertimento. A buon intenditor…
Geografia. È abbastanza elementare ed intuitivo… è la forma fisica del mondo. Che si vuole fare? Un impero intergalattico, o federazione se preferite? La nostra amata terra, più o meno trasformata da olocausti nucleari e cataclismi Maya di sorta? Un cacheronzolo di paesello del Molise catturato in una bolla spazio temporale? Decidete pure in libertà, però ricordatevi che è importante.
Ecosistema. L’ecosistema è importante pure lui. È ciò che permette di determinare la flora e la fauna che si incontrano nelle varie aree del mondo in questione, così come il clima, che influenza in maniera imprescindibile sia l’aspetto e la vivibilità di ogni area, sia il rapporto tra razze senzienti (mondo sociale) e l’ambiente: su un altopiano roccioso battuto costantemente da venti a tre o quattrocento chilometri orari, e per questo solcato da dedali di tortuosi e acuminati canyon, soltanto una razza di goblinoidi folli e incuranti della sopravvivenza ideerebbe un sistema di spostamento tramite palloni aerostatici! Chiunque altro adotterebbe mezzi pesanti e striscianti, o, più probabilmente, andrebbe a vivere da qualche altra parte…
Fase II: il Mondo Sociale
Una volta ideati, valutati e approvati i tratti caratteristici dell’ambiente fisico in cui la nostra narrazione andrà in scena, è il momento di passare al livello superiore: il mondo sociale. Cosa sia il mondo sociale lo dice la parola stessa: è tutto quello che deriva dall’interazione reciproca degli esseri senzienti presenti nell’ambientazione, ovvero – si avete indovinato! – la società.
A monte bisogna prendere un paio di decisioni veloci, prima di entrare nel vivo dello schema: per prima cosa bisogna definire in quante ambientazioni attive si divide il mondo che stiamo costruendo, ovvero quante aree socialmente autosufficienti esistono. Può trattarsi di pianeti differenti, settori della galassia, continenti, piccole città-stato-post-apocalittiche-nel-deserto-blindate-che-proprio-non-fanno-entrare-nessuno, insomma, zone in cui ambientare gli eventi, usciti dai confini delle quali si ha proprio un senso di altro. Può essere una sola, o possono essere di più. Ogni ambientazione attiva, per essere equilibrata e coerente, andrebbe costruita con il metodo Nebugiat® fornitoci dall’eminente prof. Nebugiat, uno dei più preziosi cervelli del Progetto Phoenix™, e presentato più avanti.
Se ci fossero ambientazioni non attive, ovvero aree delimitate in cui non intendiamo ambientare la narrazione, almeno in un primo momento, possiamo liberamente decidere se progettarle comunque nel dettaglio col metodo Nebugiat® (ambientazione più completa e coerente, vita sociale/ore di sonno sempre più inconsistenti) o se lasciare perdere e tornarci eventualmente in seguito.
Altro aspetto abbastanza importate sono le razze senzienti: decidete quante sono (una è il minimo richiesto per ogni forma di narrazione ad eccezione del documentario), quali sono e come sono.
Se ne coesistono più d’una nella stessa ambientazione attiva, probabilmente saranno da considerare come parte dello stesso mondo sociale.
Se appartengono a mondi sociali scissi, probabilmente occupano distinte ambientazioni attive.
Se appartengono a mondi sociali scissi e occupano la stessa ambientazione attiva, è assai probabile che qualcuno abbia sbagliato qualcosa, o voi, o io.
Fase III: il Metodo Nebugiat®
A questo punto siamo pronti per applicare il metodo Nebugiat®, ricordando che ogni parametro non nasce da sé, statico e immutabile (a parte nelle simil-Genesi, come accennato sopra), ma si sviluppa attraverso un processo storico dal proprio punto di partenza. Il metodo parte dalla costruzione dei principi fondanti più generali ed astratti, per scendere sempre più verso il dettaglio concreto della materia.
Per prima cosa, dunque, andrà stabilito l’Aspetto Ideologico (aka Gino), composto da:
Sistema simbolico (aka Cico): gli archetipi all’origine del pensiero della società in esame. Questa roba potrebbe essere un filino troppo complessa, perciò se non ve la sentite potete passare oltre senza venir troppo malgiudicati, ma consapevoli di una vostra profonda manchevolezza…
Mito di fondazione (aka Pico): una cosmogonia che illustri come è nato il mondo, dal punto di vista della società che stiamo costruendo. Potrebbe trattarsi di una dettagliata evoluzione fisico-chimico-biologica o della storia di un gruppo di paciosi e onnipotenti signori con tuniche e barbe bianche che scolpiscono montagne e bestie nella creta, così come essere tanto la pura e incontaminata verità quanto la più ridicola delle superstizioni popolari. Non importa. L’unica cosa che importa è che per quei tizi che compongono la società che stiamo ideando, il mondo è nato così.
Rappresentazione della comunità (aka Nico): che cosa distingue il membro della comunità dall’altro. In sostanza, il nome, ed il concetto rappresentato dal nome, che i membri della società danno a sé stessi (sconsigliamo vivamente il fonema X o Y, che nella lingua della comunità Z vuol dire semplicemente “uomini”, perché poco originale e talmente di moda al tempo delle migrazioni sullo stretto di Bering da essere ormai abusato).
Rappresentazione dell’altro (aka Quoppi): il concetto è abbastanza lampante, direi. Calcolate che l’altro può essere la popolazione accanto al di là delle montagne, ogni straniero, tipo i barbari per i Greci, o un concetto più o meno astratto, tipo il Demonio!
Sulla base del sistema ideologico (aka Gino), innestermo la Tradizione (aka sir Calpurnio), ovvero l’insieme di:
Linguaggio (aka Bla): è abbastanza semplice da non richiedere troppe delucidazioni. Ricordate soltanto che il linguaggio di un popolo rispecchia il suo schema di pensiero. Anche solo per fare qualche esempio si finirebbe per scrivere come minimo un saggio, e, oltre a non essere la sede idonea, io non sono minimamente qualificato per farlo (ma il prof. Nebugiat si). Ergo se vi interessa documentatevi, che sono certo il materiale abbondi. Potrebbe non battervene un benemerito, ma se vi ci volete dedicare, Bla è una di quelle cose che impreziosiscono davvero tanto l’atmosfera…
Religione (aka Zaucher): sbizzarritevi (ricordando che, con tutta probabilità, nascerà direttamente da Sistema simbolico e Mito di fondazione).
Arte (aka Capra): sbizzarritevi (ricordando che, con tutta probabilità, nascerà direttamente da Sistema simbolico e Mito di fondazione)-bis.
A questo punto abbiamo delineato a sufficienza il modo di pensare, sentire e rappresentare della popolazione nascitura. Siamo pronti per ragionare sull’Assetto Sociale (aka Assetto del tessuto sociale), dato da:
Stile di vita (aka Schinoppio): è l’insieme delle condizioni generali in cui si vive in quel dato posto e in quel dato tempo. Comprende il livello tecnologico, le conoscenze scientifiche, il grado di benessere, ecc…
Costumi (aka Bula): via, i costumi, le usanze! Si capisce no? C’è la schiavitù? Si va in giro con le mutande in testa? Ci si dedica senza inibizione né malizia a libidinosi ed incestuosi convegni orgiastici allo scopo di socializzare equilibratamente? Queste cose qui, insomma.
Leggi (aka Diritto): il sistema di diritto su cui si basa la società. È meno scontato di quanto appaia (sic!). Non occorre stilare interi codici giuridici, ma è importante chiarire se c’è un diritto civile, il giudizio dei saggi, la legge della giungla, una teocrazia, etc…
Ultimo passaggio del metodo Nebugiat®, la definizione dell’Assetto Politico (aka Circo), nello specifico:
Politica (aka Carlo): grossomodo la forma di Stato e di Governo, ovvero, c’è il re, c’è un consiglio, un impero, la repubblica, una chiesa, la ruota della fortuna? Può inoltre essere interessante definire un po’ di politica internazionale: i rapporti tra le varie realtà sociali e gli intrighi di palazzo fanno sempre bene all’atmosfera.
Aspetto militare (aka Fedele): ci sono i soldati? Se si, chi sono, che ruolo ricoprono nella società? Quanto peso hanno? Un fiorino!
Finalità economiche (aka Sghei): non si tratta per forza dei denari, potremmo anche essere ancora al baratto. L’aspetto fondamentale di questo ultimo punto è l’analisi delle immancabili correnti del dare avere, dello scambiare beni e servizi, e di tutti gli interessi che questo mette in moto sia a livello micro che macro.
Bene, mia ridente schiera di aspiranti Slartibartfast, le cose principali da tenere di conto per creare un’ambientazione ex novo dovrei averle raggranellate tutte, ma, cosa ben più importante, la pausa caffè è finita da dieci minuti abbondanti.Provate, sperimentate, studiate e non esitate a proporre feedback o fare domande. E ricordate: il team del Progetto Phoenix™ lavora alacremente per regalare a tutti voi un domani migliore.O, se non altro, un domani e basta.