Sull`Attore e il Giocatore di Ruolo postato il 27/05/2005 13:39:44 nel forum giochi online
Mi scuso anticipatamente per la prolissità di quanto segue, ma avendo preso l`impegno di chiarire in un thread apposito alcune mie affermazioni che han suscitato qualche rimostranza, mi sembra corretto a tale impegno adempiere, con buona pace degli stakanovisti che vorranno leggere il tutto per esprimere poi il loro parere.
Questo thread si propone unicamente lo scopo di precisare, sotto l`aspetto prettamente tecnico, le differenze intercorrenti tra la figura del giocatore di ruolo e quella dell`attore di teatro.
Cercherò di produrre una analisi oggettiva, basandomi sulle mie competenze e cercando di tener fuori, nei limiti del possibile, le mie preferenze.
L`ipotesi del teorema è che,
1) "mentre un qualunque attore di teatro può facilmente giocare di ruolo ad alti livelli, non è assolutamente vero il viceversa, ovvero che un buon giocatore di ruolo possa altrettanto facilmente dare buon i risultati in termini di recitazione."
La dimostrazione, pertanto, punterà a sottolineare le differenti condizioni di base che entrambi gli ambiti richiedono e la differenza gerarchica che tra tali condizioni si pone, tale da renderle una sottoinsieme dell`altra.
Come riferimento per il gioco di ruolo useremo la figura di un buon master di gioco dal vivo, visto che è sicuramente la più complessa (oltre che la più vicina a quella dell`attore) tra quelle proprie delle varie forme di gioco di ruolo; sue caratteristiche saranno una buona conoscenza della lingua italiana parlata e scritta, una buona capacità organizzativa in termini di disposizione dei PG e dei PNG nel contesto di gioco e delle dinamiche relazionali correlate, una minima esperienza di sceneggiatore affinchè le battute dei PNG risultino appropriate, ritmicamente e metricamente corrette e foneticamente curate e, dulcis in fundo, una robusta conoscenza dell`ambientazione di gioco.
Per il teatro invece seguiremo l`iter formativo che un giovane esordiente attore affronta all`inizio della sua potenziale carriera; esistendo molteplici scuole di pensiero, farò riferimento a quella che da diversi anni ho sposato e continuo tutt`ora a seguire e diffondere, ovvero quella legata alle teorie sull`improvvisazione teatrale secondo Stanislawskij e successive evoluzioni, con un occhio di riguardo alla scuola canadese.
IL PROVINO - Fase 1: studio del carattere
Quando l`attore si presenta al provino, riceve una breve dritta.
"Piove, hai un ombrello ma ha l`apertura a scatto difettosa; fortunatamente accanto a te c`è una pensilina. Prenditi qualche minuto, poi inspira profondamente e quando sei pronto comincia".
Nell`arco di pochi minuti l`aspirante attore immagina la scena, ipotizza rapidamente un background che l`ha portato a trovarsi in quella situazione e si sofferma su come valorizzare l`unico oggetto di scena che gli è consentito usare: l`ombrello difettoso.
Man mano che la scena procede l`attore risponde ad altri input datigli dalla regia, interagisce con qualche comparsa inserita ad hoc per tirar fuori alcuni aspetti anzichè altri dalla vicenda in evoluzione, impersona sempre meglio il suo personaggio.
Nell`arco della prova si evidenziano eventuali problemi di postura, dizione, fonetica ma anche ritmica, gestualità e prontezza.
I risultati, commentati a caldo subito dopo la fine dell`esercizio, fungono da base per la seconda fase del provino, che nel nostro caso si svolge dopo una settimana di pausa.
IL PROVINO - Fase 2: interpretazione del carattere
Sfruttando le correzioni apportate alle proprie incertezze tecniche e i dati venuti fuori dalla esercitazione precedente sulle caratteristiche e il background del proprio personaggio, il novello attore delinea meglio il profilo del suo "Pinocchio", lo lima, rifinisce, gli dà spessore fino a renderlo vivo e credibile; tutto ciò comporta un notevole lavoro di ricerca, un macchinoso e alle volte cervellotico studio di mille affinità/incongruenze, una minuziosa indagine sul come quando dove e perchè il personaggio ha detto/fatto/visto questo o quello.
Quando la seconda fase inizia, l`attore siede al centro della scena; dialogherà per un`oretta col suo esaminatore, ma non come se stesso, bensì come il proprio personaggio.
Da questo esercizio si tirano fuori molti dati sulle capacità dell`attore di affrontare determinate situazioni ed emozioni e su come egli si regoli quando deve manifestarne od occultarne qualcuna.
Superato il provino, l`attore entra a far parte del gruppo di lavoro; tuttavia il suo compito non è unicamente quello di rappresentare qualcosa in teatro, facendola precedere da lunghe e spesso massacranti prove: questa difatti è solo una delle tante facce del poliedrico lavoro dell`attore. Tralasciando le lezioni relative a dizione, fonetica, movimento (se possibile danza), scenografia, sceneggiatura, trucco, restano gli esercizi tecnici, spesso sconosciuti ai "non addetti ai lavori", e che tuttavia rivestono grande importanza nella formazione degli interpreti.
Ne elenco alcuni di seguito, in ordine di difficoltà crescente.
ESERCIZI DIALETTICI: Contraddittorio
E` il primo, e se vogliamo il più semplice, degli esercizi dialettici: due attori si fronteggiano ponendo ciascuno le proprie argomentazioni e cercando ognuno di far cadere in fallo l`altro, fino a costringerlo con la sola logica verbale, a rigettare la propria tesi. Il tema del dibattito viene indicato subito prima dell`inizio del confronto e contestualmente vengono decretate le posizioni (pro o contro) dei due attori.
ESERCIZI DIALETTICI: Partita per chiusura a tre e cinque tempi
Come nel caso precedente due attori costruiscono dialogando una trama, ma stavolta prevale l`attore che mette per primo l`altro nell`impossibilità (sempre verbale) di poter proseguire la scena.
ESERCIZI DIALETTICI: Protagonista e Antagonista a confronto
Basi di improvvisazione teatrale: l`antagonista muove le fila delle azioni del protagonista, che tramite le proprie scelte veicola l`evoluzione della piece. Di norma è fissato un limite temporale (5`-10`) o una regola che determina la fine del dialogo.
ESERCIZI D`INTESA: Protagonista, Antagonista e storia in divenire
Tra Improvvisazione teatrale e cabaret: l`antagonista diviene spalla e guida il protagonista lungo la storia sfruttandone gli spunti per arricchire e rendere più accattivante l`intero dialogo.
Questi sono solo alcuni degli esercizi di riscaldamento che un attore fa col suo gruppo prima di iniziare ogni prova dello spettacolo/rappresentazione che la compagnia sta preparando; ho volutamente selezionato questi tra tutti perchè ritengo fughino efficacemente le perplessità sulla capacità di un attore di creare una situazione e costruirci dentro un personaggio realistico corredato di background.
Passiamo quindi agli spettacoli veri e propri, selezionando due esempi particolari.
MATCH D`IMPROVVISAZIONE
Croce e delizia dell`attore, il match d`improvvisazione è quanto di più complesso e al tempo stesso galvanizzante uno spirito istrionico possa desiderare di fare. Non mi soffermerò sulle regole, in quanto bisognerebbe aprire una ampia parentesi sulle caratteristiche proprie dell`improvvisazione teatrale e dalle norme che la regolano.
Viviamo piuttosto insieme l`inizio del match.
Il terreno di gioco è sgombro (le dimensioni sono quelle di un campo da Hockey), le gradinate piene (in alternativa i posti a sedere), l`arbitro attende che i suoi collaboratori ritirino tutte le schede degli spettatori e gliele portino nell`urna di estrazione.
Il pubblico è tutto intorno; c`è la tua squadra e quella avversaria: cinque o sei membri per ognuna. Tutti gli spettatori hanno a disposizione un foglietto di carta e una matita; tutti possono scrivere il tema che andrà "giocato".
Ottenuta l`urna piena di foglietti l`arbitro ne estrae uno e sentenzia: "Improvvisazione `mista` dal titolo `Alla ricerca di Marco Polo`; numero dei giocatori `illimitato`, categoria `in rima`, durata `3 minuti`!".
Da questo momento si hanno ben 20 secondi per mettersi d`accordo, poi si va in scena, sapendo che bisognerà improvvisare qualcosa di divertente, che abbia a che fare con Marco Polo, che non vada in contraddizione col gioco dell`altra squadra (dato che si tratta di una improvvisazione mista) e soprattutto che ogni battuta sia in rima.
Passati i tre minuti il pubblico voterà per la squadra che meglio ha risposto ai suoi desiderata.
RAPPRESENTARE
Per rispondere infine a chi sostiene che un attore in fondo si limita ad interpretare un personaggio "già scritto", invito a leggere l`Aumento di George Perec, un gioiellino del teatro dell`assurdo; scoprirà che i sei personaggi in scena dal primo all`ultimo minuto del lavoro sono dei "costrutti logici mentali" e svolgono la loro opera routinaria nel cervello di un impiegato che ambisce ad un aumento di stipendio. E vi assicuro che interpretare un`idea non è tanto facile, anche quando si hanno le battute scritte.
Una ultima nota va a chi sottolinea come il giocatore di ruolo sia, "se bravo", anche sceneggiatore e scrittore.
Anche se recenti pubblicazioni sembrano indicare il contrario, uno scrittore, per essere tale, deve avere un`ottima conoscenza della lingua in cui scrive, deve avere un`idea che lo muove a scrivere e deve riuscire a trasmetterla tramite il proprio scritto sotto forma di emozione, sensazione, trasporto; questo comporta che egli goda di una vasta cultura generale, che abbia letto (e legga) molto e che conosca almeno i fondamenti di metrica e ritmica, al fine di ottimizzare l`uso delle pause nel testo conformandolo al proprio stile e nel contempo rendendolo godibile al lettore.
Parimenti un bravo sceneggiatore deve avere dei trascorsi come attore o comunque avere studiato a lungo i tempi, le pause, i ritmi propri del teatro, deve avere chiara in mente la scena, la scenografia, le posizioni degli attori, le uscite, le luci, le espressioni, financo le reazioni del pubblico; quando in una sceneggiatura appare
GIULIO: (entra trafelato, non avvedendosi di ANNETTE) Stanno arrivando!"
lo sceneggiatore ha perfettamente in mente dove si trovano entrambi gli attori, come viene detta la battuta, da che porta sta entrando Giulio e ha scelto questa soluzione ancorchè un`altra perchè tra quelle che ha esaminato è, a suo avviso, quella che maggiormente può suscitare nel pubblico l`effetto voluto, a volte anche solo un richiamo all`attenzione per colmare una lieve caduta di ritmo imposta dalla stessa scena.
Credo di aver detto tutto ciò che andava detto, sia pur a grandi linee, per giustificare la tesi di cui al punto 1.
Attendo repliche, purchè supportate da presupposti validi e costruttivi ^__^.
Luigi/Gemini
Pagine → 1
27/05/2005 14:18:53
Sono d`accordo nella linea generale, tuttavia non sono d`accordo sul rapporto tra tecnica teatrale e gioco di ruolo.
Forse questa tesi si basa sul gioco di ruolo dal vivo più che in altre varianti.
Tuttavia credo che bisogna fare una distinzione tra i modelli a cui si ispirano.
Il Teatro prende di riferimento tecniche nate con varie finalità espressive; spesso mi viene in mente l`esempio delle maschere greche perchè è il più palese, ovvero ogni maschera era formata in relazione al personaggio che doveva interpretare e aveva forme diverse per la tonalità della voce che il personaggio secondo "la caratterizzazione comune" doveva possedere(mi pare di averlo pure già fatto questo esempio) , in ogni caso si può notare come il teatro si conformi ad uno o più tecniche che ne denotano anche lo stile.
Il Gdr su questo si discosta totalmente, non esiste una vera tecnica di caratterizzazione tantomeno un modus operandi dell`interprete finalizzata a contestualizzarsi nell`ambientazione.Si possono trovare quindi personaggi Shakespeariani come macchiette comiche in contesti paradossali, perchè credo che proprio nel paradosso(sia eroico,che drammatico che ecc ecc) si fondi il gioco di ruolo.
Nell`interpretazione il giocatore intende dare una sua personale visione dell`ambientazione e difficilmente si piega(anche il più bravo) a sottostare all`atmosfera narrativa del proprio master che a differenza del regista non "dirige" la scena ma semplicemente la coordina.
Detto questo per il resto si può anche essere d`accordo , dove c`è comunicazione mimica,linguistica e musicale ci può essere il gioco del ruolo e dunque sia il teatro che il classico gdr sono ottime palestre, la prima sicuramente più "acculturata" della seconda ma non per questo credo che un attore sia un buon giocatore di ruolo ,proprio perchè non esistendo contestualizzazione obbligata o tecnica di riferimento si può essere spiazzati anche se si hanno alle spalle anni e anni di improvvisazione teatrale.
Aggiungo che l`abilità del master non è far interagire i personaggi tra di loro bensì farli interagire secondo la sua linea guida.
Nel gioco di ruolo la vera "contesa" non è tra chi interpreta con chi interpreta ma tra chi interpreta e colui che ha creato il contesto interpretativo(il master).
ari-Saluti
Oiw.
27/05/2005 15:03:10
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Messaggio cancellato per palese inutilità ed idiozia
Yoana
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