Breve storia della spada
La spada nasce come diretta evoluzione del ben più antico pugnale (di cui noi abbiamo i primi rudimentali esemplari, in selce, già in età preistorica) verso la fine del II millennio avanti Cristo, all'epoca della civiltà egeo-micenea. Si trattava di spade molto sottili, dalla lunghezza ragguardevole (fino a un metro di lama) e che già all'epoca tendevano ad essere abbellite mediante ricchi ornamenti e cesellature. Ovviamente tanto la lama quanto l'elsa erano in bronzo. A partire dal Mediterraneo Orientale la spada si diffuse in breve tempo in tutta l'Europa. Attorno all'VIII-VII secolo A.C. vennero introdotte dai Celti, in Illiria e in Borgogna le prime spade in ferro.
Proprio i Celti, e in particolare quelli della civilta di La Tène, utilizzavano un particolare tipo di spada, abbastanza lunga e spuntata, che andava usata unicamente di taglio. Gli opliti greci erano invece soliti impugnare spade corte a doppio taglio. Proprio dall'evoluzione di queste venne introdotta a Roma dopo la battaglia di Canne quella corta spada usata sia di taglio che di punta che era il "gladius", in dotazione alla fanteria, mentre i cavalieri utilizzavano le "spathae", assai più lunghe. Con le invasioni barbariche e per tutto il Medioevo l'uso della spada ebbe ancora una maggiore diffusione, a causa del significato sempre più mistico e magico che veniva conferito all'arma, derivante ad esempio dalla pratica di conservare reliquie sacre sul pomo e dalla forme a croce che iniziò ad assumere in quell'epoca l'impugnatura. Per questi motivi l'arma era usata nella singolar tenzone per conferire il "giudizio di Dio".
All'epoca venivano usati due diversi tipi di spada: una spada lunga piatta e due fili, da usarsi soprattutto di taglio, e uno stocco d'arme, portato in genere alla spalla, usato per i colpi di punta. A partire dal XIII secolo la scherma divenne un'arte sempre più definita, e sempre maggiore cura venne riservata alle decorazioni ornamentali. Allorché nel XV secolo la cavalleria prese sempre più campo, mentre comparivano le prime armi da fuoco, la spada divenne un'arma più complessa, molto lunga e pesante, dalla punta quadrangolare e inabile a colpire di taglio. Contemporaneamente d'oltralpe arrivava in Italia la cosiddetta lanzichenecca, meglio nota come spadone a due mani. E' proprio in questo periodo che vissero alcuni tra i più grandi maestri nell'arte della fabbricazione e della decorazione della spada, come Cellini, Ricci e lo stesso Donatello. Mentre l'arma bianca veniva gradualmente ma inesorabilmente soppiantata dall'arma da fuoco, la spada entrava a far parte dell'armamento delle truppe d'elité, come guardie reali e truppe di fanteria scelte, con l'aggiunta nel '500 della guardia, mentre nel '600 la sua evoluzione terminò nella forma più recente della spada a coccia dalla lama sottilissima ma robustissima. Ormai definitivamente accantonata come arma da combattimento, la spada sopravvisse dapprima come arma da duello tipica del gentiluomo e, successivamente, come semplice ornamento per le alte cariche degli Ordini Cavallereschi.
Le grandi spade della letteratura epica medievale
Il mito della spada magica, o comunque sia caratterizzata da un potere ultraterreno, pare nascere nei primi secoli del Medioevo, ed essere dovuto principalmente alle tradizioni delle popolazioni germaniche che all'epoca invasero l'Europa. Difatti non pare esservi traccia nelle leggende e nei poemi epici tanto greci quanto latini di armi singolari, mentre abbondano i riferimenti all'interno dei miti dei popoli germanici. L'abitudine di dare un nome alle spade pare fosse di origine scandinava, e derivava dall'assenza all'epoca di buone lame che comportava l'esaltazione delle poche buone armi esistenti; bastava che una spada fosse forgiata in ferro perché fosse automaticamente ritenuta fatata.
Ad esempio, nel corpus di leggende sassoni, all'interno del più importante poema epico, Beowulf, viene menzionata un'antica spada famosa per non avere mai fallito un colpo, di nome Hrunting, appartenuta a un certo Unferd, mentre la spada di Beowulf si chiamava Nagling. Pare che questa spada fosse stata forgiata da Wayland il Fabbro, noto anche come il Signore degli Elfi. Più famosa è sicuramente la leggenda dell'anello dei Nibelunghi (che si rifà ai poemi epici dell'Edda e al Nibelungslied), soprattutto grazie alla rappresentazione teatrale del poema che dobbiamo a Wagner. Qui compare la spada Nothung (figlia della necessità) che sarà impugnata dapprima da Siegmund e successivamente dal figlio Sigfrido. Curioso è anche il metodo grazie al quale Siegmund si impossessa della spada, in cui troviamo chiare analogie col ciclo arturiano: la lama viene estratta dal tronco di un melo secolare in cui era stata imprigionata da un incantesimo che si sarebbe sciolto solo al momento in cui un grande eroe avesse cercato di impossessarsi dell'arma. Alla morte del padre la spada verrà spezzata in due parti e verrà successivamente riforgiata dal figlio Sigfrido. La spada in questione ci viene descritta come forgiata nel fuoco, temprata nell'oro e intrisa di gocce di veleno, capace di tagliare in due un incudine.Questi miti risalgono tutti al VII-VIII secolo dopo Cristo e sono legati a quel tipo di epica basata sull'oralità di stampo pre-omerico. E' abbastanza evidente l'influenza che leggende di questo tipo avranno sullo sviluppo, nei secoli successivi, della letteratura epico-cavalleresca, tanto per ciò che riguarda il ciclo bretone che per quello carolingio. Per quello che riguarda la chanson de geste, importantissima è, nella chanson de Roland, la spada Durlindana, conosciuta anche come Durendal, Durendana e Durlindarda. Si tratta dell'evoluzione, rivisitata in chiave cristiana, delle leggende preesistenti sul tema. La tradizione infatti vuole che la spada fosse stata donata al paladino da Carlo Magno che la aveva ricevuta da un angelo con l'incarico di donarla al più valoroso tra i suoi comites palatini; sarebbe stata di un acciaio tanto temprato da rendere impossibile a Rolando di distruggerla in punto di morte per evitare di farla cadere nelle mani dei nemici infedeli. La spada sembra infatti avere un'importanza tanto particolare soprattutto grazie alle sacre reliquie che conserva e che paiono conferirle un potere divino: nel pomo si sarebbero trovati un dente di San Pietro, del sangue di San Basilio, capelli di monsignor Dionigi e persino un lembo di veste mariana.
Appartiene alla corpus del ciclo carolingio la spada Excalibur, posseduta dal mitico re Artù. Questa lama, diversamente da quanto comunemente creduto, non era la magica spada nella roccia che aveva legittimato l'ascesa la trono del re della tavola rotonda, bensì una spada senziente donatagli dalla Fata del Lago. Pare gli venisse inoltre attribuita la facoltà di illuminarsi emanando una luce pari a quella di trenta torce allorché avvertiva la presenza di un nemico, facoltà che verrà ripresa da Tolkien per la maggior parte delle sue spade fatate. Ma ancora più importante della lama pareva essere il fodero; difatti la leggenda voleva che finché Artù avesse avuto con sé quel fodero, per quanto ferito non avrebbe mai potuto perdere sangue. Le spade fatate, indissolubilmente legate a temi chiave (la spada spezzata, quella senziente, la spada sacra, ecc) vivono un periodo di grande successo nel XII-XIII secolo, nella fase in cui la maggior parte delle antiche leggende nordiche assurgono al rango di opere letterarie vere e proprie grazie all'intervento di figure come Chrétien de Troyes. Il poema epico-cavalleresco raggiunge l'apice sicuramente con la trilogia Orlando Innamorato - Orlando Furioso - Gersulamme liberata, composto a cavallo tra il XV e il XVI secolo. In esse viene riproposta la figura di Rolando (divenuto Orlando) e della già menzionata spada Durlindana.
Le grandi spade di J.R.R. Tolkien
Nelle opere di J. R. R. Tolkien sono menzionate un gran numero di spade, e la maggior parte di queste, come da tradizione nordica, ha un proprio nome. Prima di analizzare le grandi spade della Terra di Mezzo, va certamente fatta una menzione a una fiaba di Tolkien in cui la spada ha tanta parte, e che si rifà evidentemente ai miti medievali nordici. Nel Cacciatore di Draghi infatti il protagonista Giles riceve in dono dal suo re una vecchia spada, che poi si scoprirà essere Caudimorax (Mordicoda) una antica e famosissima lama. Come tutte le armi soprannaturali in Tolkien, anche questa riflette il carattere del suo possessore.
Un gran numero di lame fatate popolano la Terra di Mezzo già nella Prima Era, forgiate da fabbri nani o elfi. Una delle lame più importanti è quasi certamente la Anglachel, forgiata dal grande fabbro Eol l'Oscuro assieme alla gemella Anguirel. Le due spade erano realizzate da ferro caduto dal cielo in forma di stella ardente, ed erano in grado di spezzare qualsiasi ferro tratto dal suolo. Anglachel era stata donata dal suo forgiatore al re del Doriath Thingol Mantogrigio in cambio del permesso di dimorare a Nan Elmoth; e da questi venne data a Beleg per proteggere Tùrin figlio di Hùrin. Si trattava di un'arma eccezionale, ma in cui pareva albergare una malvagità derivante dal cuore oscuro del suo fabbro. E il suo destino di oscurità fece sì che proprio brandendo quell'arma Tùrin fece il tragico errore di scambiare Beleg per un nemico, e di trafiggerlo.
Quindi lo stesso Tùrin fece sua la terribile lama, ormai smussata e senza filo, e la fece riforgiare come Gurthang, o ferro di morte. Fu proprio l'impugnare Gurthang a conferire a Tùrin il soprannome di Mormegil, la Spada Nera. Ma il destino di morte di questa spada si compirà solamente quando questa si spezzerà dopo aver bevuto il sangue dello stesso Tùrin suicida, per essere poi seppellita in frantumi con le sue spoglie. Tra l'altro questa spada pare fosse anche in grado di parlare, e dotata di una propria autonoma personalità; evidenti le analogie con le spade della tradizione nordica, e le influenze sulla Spada Nera di Moorcock. Della gemella Anguirel si sa ben poco, se non che fosse stata trafugata a Eol dal figlio Maeglin, e l'infame destino di questo suggerisce che anche questa spada fosse avvolta da un destino oscuro come la gemella.
Un'altra importante spada del Silmarillion è Aranrùth, la spada del re del Doriath Thingol. Il nome della spada significa Collera del Re, e la spada sopravvisse alla caduta del Doriath per passare ai re di Nùmenor.
La spada di Fingolfin, Supremo Re dei Noldor, con la quale il valoroso Noldor mozzò un piede a Morgoth, si chiamava invece Ringil, che significa Stella Fredda, giacché pare risplendesse come ghiaccio.
Facendo un balzo temporale in avanti, troviamo la mitica spada di Elendil, Narsil o Fiamma Rosso-Bianca, poiché splendeva rossa al sole e bianca alla luna. Essa era stata forgiata nella notte dei tempi da Telchar a Numenòr. Essa si spezza sotto il corpo di Elendil quando questo viene ucciso da Sauron, ma col mozzicone di spada rimasta attaccata all'elsa il figlio Isildur taglierà l'Unico Anello dalla mano dell'Oscuro Sire. Narsil rimarrà un tesoro di famiglia nella casa di Isildur, nota come La Spada Che Fu Rotta. La spada, con una reminiscenza evidente della saga dei Nibelunghi, verrà dapprima custodita in pezzi da Aragorn, che la farà poi riforgiare dandole il nome di Anduril, o Fiamma dell'Ovest. Di gran valore sarà anche il fodero di Anduril, donato da Galadriel al Dunedain, fodero che avrebbe impedito in ogni modo alla spada di spezzarsi o macchiarsi.
Un'altra importante spada della Terra di Mezzo e certamente la Glamdring, o Battinemici, la spada impugnata da Gandalf il Grigio, un tempo lama prediletta di Re Turgon di Gondolin, trafugata durante la prima era e trasportata a Est dove lo Stregone Grigio la recuperò. Pare che questa spada avesse la facoltà di illuminarsi allorchè avvertiva la presenza di servi dell'Oscuro Sire nelle vicinanze, e ne indicava quantità e distanza in base all'intensità della luminescenza. Assieme a Glamdring venne recuperata anche Orcrist, o Coltello, anch'essa forgiata a Gondolin, che diventerà la lama di Thorin Scudodiquercia; e da Gondolin proviene anche la corta spada Pungiglione, impugnata da Bilbo. Da ultimo, analizziamo le due spade principali di Rohan. Eomer impugnava Guthwine, o Amica in Battaglia, il cui nome deriva dal termine usato in inglese arcaico per indicare qualsiasi spada, mentre Herugrim, ovvero irosa in battaglia, era la spada di Theoden.
Alcune spade di Tolkien nel Gioco di Ruolo del Signore degli Anelli
Glamdring (La Battinemici)
La spada di Gandalf il Grigio. Spada larga elfica forgiata nella lega di Mithril Ithilnaur (Fuoco di Luna). Si illumina magicamente di un azzurro freddo se avverte la presenza di orchetti nelle vicinanze, debolmente se questi sono nel raggio di 300 metri, fortemente se entrano in un raggio di 30 metri dal possessore. Conferisce un bonus offensivo di +30, e effettua colpi maldestri solo con un tiro d'attacco di 01.
Anglachel/Gurthang (Fiamma di Ferro)
La spada di Tùrin Turambar. Grossa spada a due mani in meteorite/galvorn forgiata da Eol l'Oscuro. Pur essendo uno spadone vero e proprio, è veloce quanto una spada bastarda. Contro la sua lama in galvorn non funziona alcuna armatura (ad eccezione di quelle in galvorn ed ithilnaur) per cui sulla tabella degli attacchi colpisce sempre sulla colonna nessuna armatura. Ogni volta che procura un colpo critico, vanno tirati un addizionale colpo critico secondario da calore e uno da taglio (entrambi del tipo immediatamente inferiore al primario). I danni inferti vanno sempre raddoppiati. La spada ha una personalità propria e malvagia, ma non parla quasi mai. Il suo spirito subdolo e corrotto va ricondotto a quello del suo realizzatore. Se usata a 2 mani conferisce un bonus di +90 al BO, se usata a una mano sola "solo" +70 al BO.
Anguirel (Spada di Stella Vivente)
La spada gemella di Anglachel. Forgiata con lo stesso galvorn meteorico scintillante, taglia con facilità ogni metallo conosciuto ad eccezione di eog, galvorn e ithilnaur, per cui valgono le stesse regole sull'armatura della gemella. E' anch'essa una spada senziente, anche se inabile a parlare. Effettua colpi maldestri solo con un tiro di 01 (se usata da Eol mai). E' una spada bastarda, ma può essere usata anche a 2 mani. Ogni magia lanciata contro il possessore deve effettuare un TS contro 60esimo livello. Inoltre la spada infligge un critico da taglio addizionale ad ogni critico effettuato, della stessa violenza del primario. Da un bonus offensivo di +100. Quando estratta, tutti i presenti sono colpiti da un incantesimo di Ribrezzo del 30esimo livello.
Ringil (Stella Fredda)
La spada di Fingolfin. Spadone a due mani in lega di mithril, eog, laen chiaro e con zaffiri incastonati. E' una spada Sacra e legata al Freddo, che effettua addizionale critici secondari da freddo e quadruplica i danni. Inoltre è una Spada della Volontà: il possessore non può essere stordito, charmato, possedutoo impaurito, e non effettua mai maldestri. Da un bonus BO di +88. Distrugge ogni armatura e scudo non incantati. Contiene 200 PM al giorno da usarsi per la lista criomanìzia per gli incantesimi fino al 20° livello. Tutte le magie hanno raggio d'azione e danni moltiplicati per cinque.
Ancaruin (Il Gioiello della Fiamma Rossa)
Spada di Feanor/Curufinwe. Spada a due mani, con elsa in lega di mithril dorato e rubino indistruttibile, e lama in mithril ed eog rosso. Sacra, altamente intelligente, capace di telepatia, la si può lanciare fino a trecento metri senza penalità. E' una Spada della Volontà (vedi sopra), chiunque si avvicini a meno di 1,5 metri subisce automaticamente un critico da calore di tipo C. Triplica i danni, e ad ogni critico effettuato ne procura uno dello stesso tipo da calore. Da un bonus di 88 al BO. Lancia con 400 PM gli incantesimi della lista Piromanzia fino al 25 livello.
Aranruth (Collera del Re)
Spada di Thingol Mantogrigio. Grande spada larga forgiata dai fabbri di Nogrod. E' di eog rosso. Tira critici di Calore addizionali; Spada Ammazzadraghi, Troll, Orchetti, Warg, Non-Morti e Balrog; è altamente intelligente; parla tranquillamente ogni idioma elfico e nanesco; triplica i danni; le armature non-magiche non difendono; da un bonus al BO di 77.
Queste sono solo alcune delle più importanti spade della Terra di Mezzo; per ulteriori informazioni consultate i moduli della ICE.
Stormbringer
Tra le grandi spade della letteratura fantastica contemporanea il primo posto spetta sicuramente alla Spada Nera di Michael Moorcock, che compare nella maggior parte dei suoi romanzi Fantasy come l'arma impugnata dal Campione di turno. Tra le varie forme e manifestazioni della Spada Nera la più celebre è sicuramente Stormbringer, o Tempestosa nella versione italiana, la spada-vampiro impugnata dal principe albino Elric. L'importanza di Stormbringer nello svolgersi della vicenda attorno ad Elric è fondamentale: difatti la Spada, che si nutre delle anime delle creature uccise, fornisce al melniboeiano l'energia necessaria a sopravvivere, ma il suo utilizzo chiede un prezzo alto da pagare. Difatti quando il principe impugna la spada, questa inizia ad agire di sua spontanea volontà, uccidendo, se assetata di sangue, tanto amici quanto nemici. E' così che la lama uccide l'amata dello stesso Elric, la tenera principessa Cymoril, e uno dopo l'altro tutti gli amici di Elric stesso. Il rapporto di ripugnanza-amore che nasce tra l'eroe e l'arma è uno dei più interessanti della letteratura fantastica. In realtà sotto certi punti di vista la vera protagonista del libro può essere considerata la spada stessa. Essa è connessa in modo indissolubile col fato funesto del protagonista; anzi, per molti versi può essere a ragione considerata il suo fato funesto. Non a caso alla fine del libro è essa stessa ad uccidere il principe albino, e si manifesta evidentemente come un entità autonoma. Il libro si chiude proprio con le ultime parole della lama che troneggia sul cadavere di Elric, e che riassumono quanto detto finora: "Addio, amico. Io ero mille volte più malefico di te".
Ma la Spada Nera foriera di vendetta e sventura compare anche in molti altri romanzi del ciclo del Campione Eterno, e ogni volta il protagonista si trova a subire il dilemma tra la necessità di impugnare la lama e la consapevolezza delle conseguenze a cui ciò porterà.