Un gdr-online è un gioco dalla chiara accezione "letteraria", più o meno. Che in un gdr-online si usino azioni lunghe, dettagliate, rapide, corte o chilometriche, in ogni caso parliamo di azioni scritte.
Inevitabile fare uso della punteggiatura. Altrettanto inevitabile incorrere in errori più o meno comuni e più o meno diffusi specie tra la "sms generation". Sebbene sia piuttosto risaputo e sottolineato in molti manuali di gdr che la lettera "k" non sostituisca le lettera "ch", molto spesso il rapporto con i segni di punteggiatura viene lasciato al buon senso del giocatori.
E' logico che nessuno verrà mai fucilato sul campo per una virgola sbagliata e che nessuno verrà bannato per un elenco formattato male... ma dato che ci siamo, perché non puntualizzare su alcuni dettagli?
Gli spazi
Quando tra due parole c'è un qualunque segno di punteggiatura, lo spazio va solo dopo il segno di punteggiatura. L'ordine quindi è: parola, punteggiatura, spazio, parola.
Giusto: "Oggi, domani e dopodomani"
Sbagliato: "Oggi , domani e dopodomani"
Sbagliato: "Oggi ,domani e dopodomani"
Sbagliato: "Oggi,domani e dopodomani"
Le parentesi e le virgolette
Fatta la regola, ovviamente abbiamo le eccezioni. Parentesi e virgolette, pur essendo parte della punteggiatura, seguono regole diverse rispetto alla spaziatura tra parole. Essendo in entrambi i casi della frasi "staccate" dal contesto (citazioni, appunti, note), entrambe si "legano" alla frase che stanno racchiudendo e non al resto del paragrafo. Per questo motivo seguono la regola: parola, spazio, parentesi/virgoletta aperta, parola, parentesi/virgoletta chiusa, spazio, parola.
Per esempi... rileggevi il paragrafo.
L'apostrofo e l'accento
L'apostrofo è un "troncamento", non un "accento". Il verbo "sarà" termina con un accento perché al parola è intera. La parola "po'" (non il nome del fiume) termina con l'apostrofo perché è l'abbreviazione di "poco". Per questo motivo "un amico" non necessita di apostrofi, dato che la parola "un" è già tutta intera. Mentre "un'amica", abbreviazione di "una amica", ha bisogno dell'apostrofo.
Riguardo gli accenti, parlando di tastiera, avremo tutti notato che esistono due "e accentate" sullo stesso tasto:
"è": si ottiene premendo il tasto ed è la "e" accentata con l'intonazione più aperta, tipica del verso essere. "Questo è un esempio".
"é": si ottiene premendo il tasto + shift ed è la "e" accentata con l'intonazione più chiusa, facile da ricordare sulla parola "perché".
Sempre parlando di tastiera e di verbo essere, iniziare una frase con il verbo "è" ci crea il problema di avere una lettera maiuscola ed accentata. Per aggirarlo (dato che sulla tastiera non c'è e che spesso nelle chat i caratteri speciali sono disabilitati) si usa come escamotage l'apostrofo ("E' così") pur con la consapevolezza che si tratta di un uso improprio legato ad esigenze di dattiloscrittura.
Un piccolo dettagli sulle preposizioni e le parole equivocabili: in tutti i casi di monosillabi, non importa mettere l'attento sull'unica vocale della parola, a meno che la stessa parola non abbia più possibili significati ("da" è la preposizione "da me a te", mentre "dà" è verbo dare).
Un paragrafo apposito è bene dedicarlo alla parola "se".
Punti interrogativi ed esclamativi
Al termine di una domanda, si mette un punto interrogativo per sottolineare il tono di domanda. Al termine di una esclamazione, si mette un punto esclamativo per sottolineare il tono di esclamazione. Fin qui, sembrerebbe banale. Ma la cosa da sottolineare è che in entrambi i casi si mette UN punto esclamativo/interrogativo.
E' usanza comune mettere molti punti per sottolineare incredulità in un caso, sorpresa nell'altro, grida nell'altro ancora... ma in realtà, questa usanza è grammaticalmente sbagliata. I punti esclamativi ed interrogativi non servono per dire "quanto" è interrogativa od esclamativa la cosa... ma solo per dire che lo è. Starà poi alla narrazione far capire quanta enfasi o quanta sorpresa c'è nelle parole pronunciate.
La sospensione
I famosi puntini sospensivi, sono noti anche come "tre puntini". Perché, appunto, sono tre. Non due, non quattro, non dieci. E sono a tutti gli effetti segni di punteggiatura, quindi seguono la regola degli spazi già citata.
Giusto: "Lei è... beh, è lei"
Sbagliato: "Lei è.. beh, è lei"
Sbagliato: "Lei è.... beh, è lei"
Sbagliato: "Lei è...beh, è lei"
Sbagliato: "Lei è......beh, è lei"
La "D eufonica"
Con questo roboante nome si indica la "d" da aggiungere alla preposizione "a" ed alla congiunzione "e" per rendere più "gradevole e scorrevole" una frase, impedendo una ripetizione di vocali.
"Marco ed Elena"
"Vado ad Ancona"
Sebbene l'abitudine tenda a far usare la "d eufonica" prima di ogni vocale, in realtà andrebbe usata prima della stessa vocale a cui aggiungiamo la "d": dopo una "e" solo se c'è la "e" e dopo la "a" solo se c'è una "a".
Non è sbagliato ma è molto poco diffuso usare la "d eufonica" dopo la congiunzione "o".
"Marco od Osvaldo"
Il punto e virgola
Il più bistrattato segno della punteggiatura italiana è il punto e virgola. Facilmente identificabile come "più concludente di una virgola, ma meno di un punto", viene usato pochissimo e spesso viene usato male.
Sarebbe da utilizzare quando viene chiuso un concetto, ma non il discorso, ed è comodissimo per creare "ordine" in paragrafi complessi che prevedono l'uso di incisi (cioè di virgole). E' molto utile per dividere le varie parti di un elenco quando non si possono usare gli "a capo" tra le varie opzioni, come appunto nei gdr-online.
Le maiuscole
Dopo un punto, ci va la lettera maiuscola. Questo è abbastanza noto. Ma ci sono molti altri casi in cui è bene porre attenzione.
Per prima cosa, i "tre puntini" sono un segno di punteggiatura a sé stante. Non sono "punto". Quindi dopo di loro, non dovrebbe essere usata la lettera maiuscola. “Dovrebbe” perché, in caso i “tre puntini” vengano usati per chiudere un paragrafo, sostituendo il punto fermo, ovviamente il nuovo paragrafo vorrebbe la sua bella lettera maiuscola.
I nomi, indipendentemente da dove si trovino in una frase, hanno sempre la lettera maiuscola, anche se sono nomi di oggetti. La spada Excalibur si merita la stessa dignità della zia Gina.
E' abitudine usare la maiuscola anche per "dare enfasi" ad una parola. Sebbene sia sbagliato da un punto di vista grammaticale, in una narrazione letteraria (od un gdr-online) può essere molto d'impatto, ma solo se usato con moderazione. Il troppo stroppia sempre.
Esempio: "Osserva l'ingresso della grotta. Non una grotta qualunque: la Grotta. Inspira profondamente e si prepara ad entrare nell'oscurità"