eXtremelot è il capostipite dei giochi di ruolo play by chat italiani, nonché la più popolosa community ad ambientazione fantasy classica.
Fondato nel lontano 1997, vanta ben quindici anni di vita, e solo Dio sa se non si sentono tutti e quindici.
Benché lot abbia senza ombra di dubbio il merito di aver fondato una nuova tipologia di gioco, quello che resta dopo più di un decennio dalla sua fondazione è qualcosa di molto simile ad un gigantesco castello abbandonato a se stesso.
Andiamo con ordine.
A dispetto dell’homepage confusionaria, l’interno ha fatto letteralmente scuola: tutt’ora, la stragrande maggioranza dei giochi continua a mantenere il format lottiano, sia per quanto riguarda i colori tendenti al beige, sia per quanto riguarda la collocazione e la natura delle funzionalità presenti.
La grafica è bella: pulita, ordinata, user-friendly e negli ultimi anni si è arricchita di qualche ghirigoro qua e là.
Il codice, naturalmente proprietario, in quanto nato almeno un decennio prima dell’uscita di qualsiasi open-source, andrebbe aggiornato, in modo da ripulire il gioco da alcune anticaglie pre-terzo-millennio: in special modo i Monti delle Nebbie, il Castello dei Gladiatori e l’Accalappiadrago, rimasugli di quando le modalità di gioco del play by chat non erano ancora mature e ben definite (in concreto, si tratta di una serie di chat in cui è possibile muovere dei grotteschi pupazzetti in modo da incrementare i punti forza del proprio personaggio).
Ciclicamente l’utenza chiede l’eliminazione di queste chat e ciclicamente una gestione sempre diversa risponde dicendo che non fanno male a nessuno.
Tranne che ad eXtremelot stessa, mi viene da dire, che dopo tutto questo tempo non ha ancora deciso di affrancarsi totalmente dalle sue origini, e cioè quella di una chat a tema per appassionati del fantasy.
eXtremelot conta 23 mestieri, 39 gilde ed altrettanti clan di razza ufficializzati, per un totale di oltre cento gruppi di gioco in cui far entrare il proprio personaggio.
Tre quarti delle gilde e dei mestieri andrebbero rasi al suolo ed i clan come minimo dimezzati in modo da coagulare il gioco, anziché disperderlo – disperderlo, tra l’altro, su una mappa decisamente troppo grande, pensata per gli anni d’oro in cui i giocatori connessi la sera superavano i 2000.
Una decisione saggia, che eviterebbe di far ristagnare il gioco in comparti chiusi in se stessi (su tutti, il regno negativo di Mot), sarebbe quello di eliminare tutti i regni ed i territori al di fuori del nucleo originale del Granducato.
Perché sì, la storia di eXtremelot ruota intorno a questo fantastico Granducato, abitato da un coacervo di razze diverse, per lo più in lotta fra loro.
Questo, unito all’interminabile lotta fra il bene, incarnato dai sostenitori della dea Themis, ed il male, rappresentato dai seguaci del dio Simeht, rappresenta sostanzialmente l’ambientazione del gioco, che pur dipanandosi in decine di documenti, è in realtà molto semplicistica ed elementare: il che andava bene nello scorso millennio, ma si può tranquillamente dire che eXtremelot, per volontà o per negligenza, non sia in grado di tenere il passo con lo story-telling più maturo di tutte le altre realtà ludiche.
Intendiamoci: è possibile giocare su eXtremelot, soprattutto se si ha modo di entrare in alcune gilde particolarmente ben strutturate, come le Streghe, i Ladri, gli Oscuri Stregoni, i Maghi della Notte.
Ma l’elenco finisce sostanzialmente qui.
Le gilde di lot ospitano decine e decine di giocatori: da un minimo di venti fino ad una novantina: questo significa che entrare in una corporazione equivale ad entrare in una piccola (ma neanche tanto) sottoland – in sostanza una sola gilda di lot può avere qualcosa come il triplo degli utenti di una qualsiasi altra community.
Non che sia un bene: chiunque abbia frequentato assiduamente lot sa che un’utenza troppo vasta è, alla lunga, ingestibile.
Soprattutto se il corpo dello Staff è variamente composto di incapaci, aggiungerei.
Negli ultimi quindici anni si sono succeduti diversi gruppi di comando, a partire dallo storico trio composto da THORM, ERIK e PETRUS: tutti quanti afflitti dalla medesima pecca, e cioè il fatto di aver deciso di gestire lot esclusivamente come una grande azienda (cosa che è) e non anche e soprattutto come un gioco di ruolo.
Gli interventi della gestione (o meglio, delle gestioni) sono stati per tre quarti catastrofici: le revisioni delle anatomie delle razze che hanno reso alcune di esse assurdamente potenti ed il conflitto sempre squilibrato, il proliferare di gilde completamente fuori ambientazione (come i Samurai: roba che a leggerlo mi fece male il cuore), la sovrapproduzione di regole e la creazione di una burocrazia che manco le pubbliche amministrazioni del belpaese, nonché la suddivisione dei player in Giocatori Avanzati e Giocatori Classici (?), ai quali si applicano letteralmente due pesi e due misure, in una sostanziale discriminazione fra giocatori di serie A e giocatori di serie B.
C'è da dire che il gran numero di giocatori di lot rappresenta sia la sua debolezza che il suo punto di forza: è possibile trovare stili e tipologie di gioco estremamente variegati.
Ci tengo tra l'altro a sfatare il mito per cui tutti i lottiani giocano male: è un cliché e come tutti i cliché lascia il tempo che trova.
All'interno di eXtremelot si può interagire con splendidi personaggi - benché ormai si tratti di una minoranza, visto che chi di dovere sembra aver rinunciato alla "formazione" dei giocatori meno esperti.
E forse è anche un bene che le nuove leve imparino altrove come si gioca sul serio.
In conclusione, se un classico è un’opera che non ha mai finito di dire quello che ha da dire, allora forse eXtremelot non si merita la definizione di classico del genere – perché si ha l’impressione che tutto il giocabile sia stato giocato e che nuovi spunti potenzialmente entusiasmanti siano stroncati a monte da una struttura tutt’altro che aperta a ventate di novità.
Insomma, forse lot, più che classico, è semplicemente vecchio.
Un motivo per giocarci: il gran numero di utenti, fra i quali continuano ad esserci ottimi giocatori, che permette virtualmente un ricambio di compagni di gioco infinito.
Un motivo per non giocarci: la gestione inadeguata e ciclicamente assenteista.