Partiamo dall’inizio. Una volta tanto. Per fattore C s’intende, ovviamente, l’esclamazione «Che fortuna!» (e possibili varianti sul tema), pronunciata spesso in ambito ludico. Forse anche troppo spesso. Ovviamente noi siamo interessati proprio a tale contesto, vista la nostra naturale inclinazione a parlare di balocchi. Certo, di parlarne, come no.
Setacceremo le macro categorie di giochi in modo da scovare le più inclini ad ospitare il fattore C. Per farlo partiremo da quella maggiormente diffusa, ossia i videogiochi. Grazie mille Wii. Sì, sarcasmo.
Ci capiterà di sentire, soprattutto nelle sfide multigiocatore, l’esclamazione di cui sopra con tanto di varianti e talvolta risulterà persino legittima. Che se uno tira un razzo a caso in un gioco/mappa con respawn casuale e nel frattempo un omino ripoppa proprio lì, quell’evento si può commentare solo con un fragoroso «Che fortuna!». D’altro canto la maggior parte delle volte è solo un modo come un altro per esprimere il proprio focoso disappunto per un evento non previsto nonché infausto, ma del tutto evitabile utilizzando propriamente i comandi di gioco. O rosicare, in gergo.
Ho usato respawn, ripoppa e rosicare nello stesso paragrafo. Lol. OMG non riesco a smettere! Se arrivo a sostituire le “c” con le “k” abbattetemi. Ve ne prego.
Lasciamo gli schermi per arrivare ai tavoli da gioco, dove l’infausta C s’annida infingarda. Sarà forse nei GdR? Be’, sì, in buona parte di essi sì. Ce ne sono alcuni strutturati in modo da darle meno spazio, altri estremamente interpretativi in cui è veramente ridotta all’osso e altri ancora in cui regna imperante il suo incontrastato avatar multiforme: il dado! Tanto che a volte mi son trovato a pensare che negli anni il significato di D&D sia diventato Dadi & Dadi. Un po’ come Scarpe & Scarpe o Divani & Divani. Sarebbe da farci un mashup: Dadi & Divani. Vado a scrivere il business plan.
Ma prima di andare a perdere il mio tempo e il mio denaro proseguo in questa folle, nonché stranamente (sì, ancora sarcasmo) vuota, arringa e vi invito a pensare come spesso accada che la fortuna non risieda tutta nei dadi. Vi siete mai trovati nella condizione in cui siete davanti a una scelta dai potenziali risultati deleteri, senza però alcun modo per decretare oggettivamente quale fosse la via sicura e quale la strada di perdizione o ancor peggio di morte? Io sì, più di quanto mi faccia piacere ricordare. Vi ci ho persino trascinato dei PG in qualità di master, per lo più inconsapevolmente, ma di fatto ci si ritrovava lì. E a quel punto non puoi che sperare, pregare un dio se ne hai uno, maledirne un altro che tu ne abbia uno o no, incrociare le dita e consegnare il tuo destino al fato. Anche senza aver tirato nemmeno un dado.
L’indiscusso avatar ha però dimore anche altrove, nelle capienti confezioni dei Giochi da Tavolo. D’oltreoceano. La leggenda narra di come un Trio di Templari Tedeschi, i TTT appunto, abbia sconfitto il demone multifaccia, bandendolo dai loro giochi, da quelli del loro popolo e dal continente stesso. L’alto Templare Knizia ed i suoi due più fidati cavalieri, Rosenberg e Friese, furono inclementi col nemico. Egli, moribondo, si spinse a fatica sulla prima imbarcazione, esausto, clandestino. Giunto a riva vi erano ad attenderlo i più alti rappresentanti della setta devota al dio C: i Maghi della Costa. «Venite Maestro» dissero «abbiamo grandi progetti per voi».
Tutta sta manfrina per dire che siete autorizzati ad alzare i vostri lamenti rivolti alla capricciosa divinità in caso di GdT Americano. Anzi, a volte sarete incoraggiati a farlo. Tuttavia è sconsigliabile farlo in presenza di un gioco germanico. Potrebbe essere considerata eresia, i TTT hanno allestito falò per molto meno.
«Ecco Maestro, mettetevi comodo. Capisco siate stanco, Dadi & Dadi vi procaccia sempre meno fedeli. Sembra che abbiano Trovato un altro Percorso (Found another Path, ma quanto potrò mai essere sottile!?!). Ma non temete, abbiamo creato altri simulacri: sfruttando le ambientazioni abbiamo immesso nel mercato i GdT di Dadi & Dadi, e visto che siamo delle faine ne abbiamo prodotte anche pochissime copie. E non è tutto. Guardate Maestro, ammirate come cresce la vostra Creatura più riuscita!».
E il multiforma fu compiaciuto, trasse nuovo vigore nell’ammirare il suo figlio prediletto, trionfante tra tutti i suoi emulatori, così simili a lui eppure tutti mancanti in una fondamentale caratteristica: la fede in C. Magic cresceva a vista d’occhio e divorava la concorrenza, forte nella sua fede!
L’avete riconosciuto? Sì, è ancora lui, il mio compagno di merende: sarcasmo!
Eccoci dunque giunti alla categoria forse più emblematica di tutte: i Giochi di Carte Collezionabili. Non è difficile immaginare come questi possano essere legati al sommo C, essendo il concetto stesso di “pescare una carta” una sorta di preghiera implicita al dio. Ma questo è tutto sommato accettabile, ha trovato posto anche alla corte Germanica, sotto stretto controllo dei Templari tutti, considerato atto impuro ma necessario per impedire il proliferarsi di cloni degli scacchi, con aperture studiate e mosse obbligate a discapito di arte dell’improvvisazione e varietà nelle partite.
La subdola pratica condannata è il relegare la possibilità stessa del giuoco a coloro i quali non vengono baciati dalla divinità. Le terre. Possiamo stare giorni a ragionare sull’importanza del mulligan, ai calcoli probabilistici e al bilanciamento della decklist. Oh non c’è niente da fare: a volte i tecnicismi son necessari, passatemeli. Fatto sta che se non pesco terre non gioco. Semplice, realistico, spietatamente oggettivo.
Ecco quindi nascere i cloni, sicuri di aver la via spianata da questo difetto congenito del loro predecessore. Stolti. Ma quale difetto? Il multiforma sapeva, il multiforma aveva previsto tutto.
«Che sfortuna, sono andato in mana screw! Mi bastavano solo altre cinque terre per lanciare questo straforte 6/6 con cautela!»
«Che sfortuna, sono andato in mana flood! Se in queste trenta carte pescavo una qualsiasi altra carta che non fosse una delle venti terre eri stramorto!»
«Che sfortuna, se pescavo Pincopalla avevo stravinto!… No, non ci credo! Guarda, mi arrivava dopo appena settordici turni!»
Lamenti di fedeli delusi? No, pura linfa vitale per Magic, il Campione Divino. Perché diciamola la verità: se non ci si potesse lamentare della sfortuna, una grossa fetta di giocatori smetterebbe di giocare. Protetti dal manto della scusante possono far finta di niente, avvolgersi nel suo caldo abbraccio e provare di nuovo, forti del loro scudo. Chi sono io per dire questo?
Uno che gioca a Magic da quasi venti anni e non ha ancora vinto niente. Ma se quella volta pescavo…