Morte per eventi casuali postato il 27/07/2013 18:44:36 nel forum giochi
Salve a tutti. Volevo qui proporvi una questione sulla quale mi sono sempre chiesto quale fosse il parere dei giocatori di ruolo. Mi riferisco, come suggerisce il titolo, alla morte per eventi casuali, ovvero episodi che non dipendono (o almeno, non in maniera particolarmente decisiva) dalle azioni dei pg. Vi faccio un esempio per chiarire meglio ciò di cui parlo:
Un gruppo di pg sta percorrendo un sentiero di montagna. Il master decide di far cadere un masso dall'alto che colpirà, eventualmente, uno dei pg. Fa tirare un dado a tutti (immagino) prendendo in considerazione anche l'idea che il masso possa non colpire nessuno, però il risutato è che uno di essi viene preso in pieno e muore.
In questo caso, il pg ha avuto solo la sfiga di trovarsi lì, non ha responsabilità su quanto successo, è una mera decisione del master. È, perciò, un evento casuale.
Come prendereste voi una morte di questo tipo? La accettereste vedendo nel master un'entità che ha tutto il diritto di prendere simili decisioni o ve la prendereste per l'impossibilità di intervento e per la totale casualità con cui tale morte è avvenuta, giudicandola ingiusta?
Il mio è solo un esempio di evento casuale, potete citarne altri (se vi vengono in mente o vi sono capitati) e dire la vostra al riguardo.
Grazie a chiunque risponderà :)
27/07/2013 19:15:56
Nymerya, mi fa piacere che tu faccia riferimento a Damas Rei dimostrando anche di essere passata da noi, non sapevo che avessi giocato(o giocassi, tutt'ora forse) da noi :)
Comunque, qui con questo utente non parlo a nome della land ma da utente qualsiasi, e questa sulle morti casuali è una mia curiosità personale, non tanto un dubbio da fugare per sapere come agire su Damas. In effetti anch'io concordo con te, sarebbe molto frustrante morire in questo modo, soprattutto dopo aver costruito un pg con tutta la rete di abilità che una land come Damas Rei mette a disposizione e mi rendo conto che se ciò accadesse troppo spesso, sarebbe un deterrente per qualsiasi giocatore che avrebbe seriamente "paura" del master e delle quest.
27/07/2013 19:18:21
Credo sia una questione che rasenta il "filosofico", mi si passi il termine... ovvero un discorso tra il "dover essere" e il "ciò che è".
Se si vuol guardare al Master come quell'arbitro "super partes" che "tutto vuole e tutto puote", cioè, in termini teorici (il "dover essere"...), come quell'entità che muove il mondo in cui il gioco si svolge, allora ne consegue che, muovendo tutti i fili del "mondo", ci sta pure che il Master possa alzarsi e dire che cade un masso, piove, tira vento, cade un fulmine in testa a qualcuno, ecc ecc ecc.
In fondo, a ben vedere, se uno si inerpica su un passo montano, dovrebbe pure farsi due calcoli e mettere in conto che potrebbe rimanerci secco per una valanga, una caduta, un masso, il freddo, ecc. ecc. ecc.
Questo è il "dover essere"...
Quanto al "ciò che è", indubbiamente - per prassi - di solito si tende a far morire un PG solo con (cito chi ha scritto sopra di me...) una quest "di un certo spessore", ovvero con eventi che non siano semplicemente qualcosa di "random", del tutto casuale e (permettetemi di nuovo il termine) "da sfigati".
Questo perchè, come sta scritto pure sul Manuale del Giocatore di D&D, i Personaggi Giocanti devono essere visti come delle "persone" che, a paragone degli altri (solitamente PNG secondari: il combattente, l'artigiano, l'esperto, ecc. del Manuale del DM), sono "sopra la media"... Sono degli "Eroi", gente "distinta dalla massa", per così dire, e quindi si tende a non "giocarsi per strada" un soggetto del genere che teoricamente è "una spanna sopra gli altri", per dirla in modo spicciolo.
Tutto sta a quanto si vuol essere rigorosi. Se si vuol sposare una visione del tutto rigorosa e rigida, ci si dovrebbe affidare in toto al Master, consapevoli che, siccome lui "tutto vuole e tutto puote", potrebbe anche farci morire il pg per una inezia, per una scemenza, da "sfigati" (in fondo, senza voler essere cinici, accade anche nella vita normale che si abbiano morti sul filo del ridicolo...). Al contempo, però, il Master deve pur farsi due conti... Far morire un pg solo e soltanto per una cavolata, non è il massimo della libidine. Dovrebbe essere un 1% dei casi... Anche perchè, in una situazione come quella descritta, ci sono tanti altri modi per mettere dei pericoli "di spessore maggiore" davanti al party di PG...
Concludo dicendo che, comunque, posso ben capire il rodimento di c... Io pure lo avrei, perchè ti fa sentire un po' "impotente". In definitiva, come in tutte le cose, ci vuole equilibrio. Essere troppo rigorosi non va bene: si finisce per ammazzare il gioco.
27/07/2013 19:22:25
Mmmm questa domanda mi ha fatto riflettere.. Effettivamente non è un argomento semplicissimo..
Come dice Nym, se il master se ne esce così, non si può proprio definire un evento casuale.
Piuttosto, la vedrei così.
- Per un determinato motivo, un gruppo di pg deve affrontare un viaggio, per arrivare a destinazione sono costretti a passare per questa zona pericolante (i pg sanno del pericolo che corrono)
- Consapevoli del pericolo, affrontano il viaggio. Una volta raggiunto il passo, piuttosto che decidere direttamente il problema che si pone di fronte a loro, si può far lanciare il dado (ad uno o a tutti) e, in base al risultato (se lo tira solo uno si prende quel valore, se lo tirano tutti si prende la somma e quindi anche i parametri andranno predisposti in base al numero di pg) e in base al punteggio si valuta la difficoltà che incontreranno. (un punteggio basso cadono massi, un punteggio medio affrontano un gruppo di briganti che li attacca, un punteggio alto non incontrano avversità).
- Se l'esito è la caduta massi, prima di pensare al lancio del dado, andrei a vedere cosa provano i pg.. Se i pg attuano una tattica affine alla tempistica, ben descritta e soprattutto vincente (es. c'è un punto coperto e lo sfrutta), si può anche evitare il lancio del dado a mio parere; se l'azione è più caotica o più relazionata alla casualità (es. cerca di spostarsi, ma rimane comunque scoperto) allora il lancio di dado è obbligatorio. L'esito del dado può essere anche in questo caso diversificato. Se fa' un punteggio bassissimo (riducendo la probabilità al minimo, sotto il 20%) il pg viene ferito in maniera assai grave e rischia la vita (e qui rientrerà anche il comportamento dei suoi compagni di viaggio), con un punteggio basso viene ferito gravemente, e così via. Più è alto il punteggio, minore sarà il danno.
- Il far morire un pg per un evento che dipende in maniera minima dalle sue azioni, a mio parere, è sbagliato. E' meglio andarci cauti e cercare di sfruttare al meglio tutte le sfumature di cui la circostanza dispone. Inoltre, sfruttando il sistema che ho citato prima, non è detto che il pg non muoia, tuttavia in questo modo si da comunque al personaggio la possibilità di sopravvivere (anche se non è sicuro al 100%, visto che i suoi compagni potrebbero abbandonarlo)..
Bye
27/07/2013 19:26:47
Per me se un giocatore decide di andare in una land e subisce degli eventi, li deve accettare come accetta di vivere! Come nella vita di tutti i giorni, le cose possono andare bene e meno bene, quindi non griderei allo scandalo ma accettare quello che il master ha deciso!
27/07/2013 19:30:01
27/07/2013 19:56:11
27/07/2013 22:40:28
Fossi master ci andrei molto piano con "l'abuso di potere". Capisco il realismo, ma il realismo a tutti i costi storpia. Siamo pur sempre in giochi il cui intento è giocare e far giocare, per di più situazioni delicate del genere dipendono (come hanno già detto altri) proprio dal master stesso, che è lì che gioca con gli altri player anche se fa il master.
Se è la situazione a portare a una determinata cosa (stringo che "il terreno è cedevole" e i pg vengono comunque lanciati in corsa su di esso...) allora sì che faccio cadere i massi, ad esempio (e comunque, come appunto già detto, cadrebbe la "casualità"); ma è una cosa "dal nulla" che senso ha? A parte soddisfare dell'onanismo represso del master, non ci vedo molto altro, dato che si divertirebbe da solo.
Il master è un ruolo delicato, se uno lo deve fare per giocare all'ammazzatutti a caso, meglio che non faccia il master.
28/07/2013 10:27:49
28/07/2013 14:23:08
Mi accodo a chi dice che come D&D insegna, giocare di ruolo è il voler vivere un'avventura da "eroi" e che i pg che creiamo sono appunto suddetti "eroi" anche quando sono sfigati e "medioman" da morire.
Sono comunque SOPRA la media generale della popolazione PNG che costituisce l'ambientazione, sempre e comunque.
Quindi il realismo è doveroso, soprattutto nelle ambientazioni più complicate e difficili, ma bisogna sempre tenere a mente appunto che gli utenti dedicano tempo, risorse mentali, impegno al loro pg e al loro gioco, contribuendo cosi a creare la ragnatela di interconnessioni che tiene poi in piedi la land. Ma vogliono vivere l'avventura, non morire come uno Sconosciutio qualunque col vaso di gerani che cade dal balcone.
E' doveroso lasciar sempre ai pg la possibilità di "uscirne", a meno che non facciano -sempre come s'è detto- cavolate enormi che erano già un chiaro suicidio all'inizio o a meno che non sia volontà precisa del giocatore affrontare determinate cose o affrontarle in un modo estremo perché..perché gli va cosi (SEMPRE nel rispetto della coerenza con la land ed il pg, ovviamente).
Se in una quest mi si dice che entra un terrorista in una banca ed inizia a sparare all'impazzata, me la prenderei molto anche io se il master tirasse il dado dicendo "tu, tu e tu, morite perché un proiettile vagante vi centra in testa".
Capita nella realtà?
Può capitare, certo, purtroppo.
Rimane però che siamo in un gioco e come han già detto altri venire ridotto all'impotenza totale è fastidioso, perché tu IMPONI al mio pg di morire indipendentemente da quello che potrei fare, dalle sue abilità (se il sistema le prevede), dalla situazione e da mille altre cose.
E' cosi, punto.
Potrei prendermela tanto da abbandonare la land in cui sto giocando e in questo modo la land stessa causerebbe tramite la sua gestione ed i suoi master un malumore tra i giocatori ed un peggioramento probabile della qualità del gioco stesso, dato che è ovvio che poi si sarà molto più restii e cauti a buttarsi in quest o nel pvp o in qualsiasi altro lato "pericoloso" della questione.
E come diceva Ouroboros non è non accettare la morte del pg, è non accettare una morte "scontata, imposta ed inevitabile" del pg, come se fosse un png.
Questo, ovviamente, senza prendere in esame tutto il gigantesco problema che potrebbe far sorgere autorizzare i master a fare qualcosa del genere a livello di gestione, o veder i gestori stessi farlo.
E' brutto e lascia molto adito ad un duplice fenomeno: i master "non cosi bravi" che possono fare queste cose gestendole non male ma peggio, o addirittura approfittandone per uccidere pg e la paranoia degli utenti che, indipendentemente che il master sia bravo o meno, corretto o scorretto, inizierebbero a pensare che "ci uccidono i pg perché gli tira".
Spinoso, molto spinoso :/
28/07/2013 14:37:34
Premetto che, non avendo esperienza in giochi i cui eventi in questione sono affidati ai dadi, mi sto rifacendo alla mia presenza su giochi di ruolo pbf che sfruttano un sistema di gioco narrativo, basato sulle scelte concrete.
Dove ho avuto modo di giocare vige la "norma" secondo cui il master che si prende l'incarico di dirigere la vicenda in questione ha, ovviamente, il diritto di predisporre liberamente il percorso che i giocatori dovranno seguire. I giocatori, dal loro lato, si può dire che accettano tacitamente questa condizione con la partecipazione all'evento in questione, anelando ad esempio al premio proposto.
Se, dunque, il master trova "fondamento" del suo potere tramite il "riconoscimento" dei giocatori, è anche vero che questi devono essere consapevoli di ciò a cui vanno incontro. Un esempio è se il bando prevede una scena di gioco basata su una spedizione in territorio montano ma, all'apertura della stessa, il master decide che tale tema non lo aggrada più e sceglie aprirne una di analisi e ricerca investigativa in un villaggio.
Per questo dove gioco in ogni bando figura il "Player Killing", il cui essere attivo o inattivo avvisa i giocatori se vige o meno il caso in cui i personaggi possano morire o subire menomazioni permanenti, ed i remoti casi in cui questo può accadere.
Dunque, morale della questione: una volta che i giocatori accettano tali condizioni scocciatura o meno hanno assunto responsabilità in quanto sono stati avvisati. Ovviamente, da un lato, il master generalmente non pone condizioni troppo "strane", come il caso del masso che pregiudica lo stesso divertimento che noi ricordiamo è la base di ogni gioco di ruolo, e dall'altro lo staff controlla proprio che questo non avvenga.
Io, dunque, proprio per questo mi distacco dalla concezione di "personaggio eroe". Che sia o meno giocante un personaggio è base essenziale della trama, gli NPC non sono contorto ma elemento pari a quello del personaggio. L'unica differenza, a mio modo di vedere, è che questi generalmente non vengono mossi in forma stabile dai giocatori, bensì in scene apposite e con scopi precisi. Spesso la loro evoluzione, caratteriale e tecnica, è già ultimata, sono "pacchetti completi" funzionali al gioco. E se la concezione comune è quella del "npc come un fabbro che sta lì e basta", allora mi distacco da questa, in quanto sarebbe sminuire e ridurre ad un termine base una categoria molto vasta e pari ai "personaggi giocanti".
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