Judas Blood

Phoenix, situata nella contea di Maricopa, al centro della Valley of the Sun, fu fondata nel 1868 dal pioniere ed esploratore Jack Swilling sulle rive del fiume Salt River, oggi asciutto dopo che le sue acque sono state intercettate con la diga Roosvelt Dam costruita nel 1912. È la principale e più popolosa città dello stato dell’Arizona e per estensione è una delle più grandi città degli USA.

Il clima è tipicamente desertico, con poche piogge e temperature elevate durante gran parte dell’anno. Le precipitazioni sono fortemente irregolare tra settembre e la prima metà di luglio. Può accadere che non cada neanche una goccia d’acqua per oltre 3/4 mesi consecutivi. Tra la metà di luglio e settembre aumenta l’umidità per le correnti provenienti dal golfo della California, e sovente possono verificarsi temporali (taluni anche molto violenti) che scaricano la maggior parte dell’accumulo annuale. Le temperature sono molto elevate: la media delle massime e minime nel mese di luglio, il più caldo, è di 41°C / 27°C, a gennaio 18°C / 6°C.

(da Wikipedia)

Si svegliò di buon grado quella mattina, scese dal letto con uno dei suoi stirati sorrisi da concedere alla mogliettina perfetta, quella sempre ben vestita e ben truccata di ogni giorno, di ogni momento. Anche a prima mattina il suo aspetto era impeccabile, nonostante gli anni, nonostante tutto ciò a cui era costretta a far fronte: il lavoro, la vita mondana, i giornali e gli scandali. Bella, troppo forse per essere sposata con un uomo normale. Ogni giorno spariva quando per lui era primo mattino e tornava a notte tarda, nel suo letto, fino al mattino seguente. O almeno questo è tutto quello che lui ha ricordato di lei da quando l’ha conosciuta.

La verità può far male, troppo male alle volte per essere confessata a chi non potrebbe mai supporla nemmeno in sogno. Lui non era pronto, e se ne rese conto quando oramai era troppo tardi.

Un giorno come tanti, quello era identico agli altri, uno senza niente di speciale, almeno fino a che non accese la televisione, la pausa pranzo passata attorno alla tv, fu sbagliato quella volta, maledettamente sbagliato.

Una donna bionda, vestita in un tailleur verde smeraldo ed una camicetta bianca, una pelle bianca, pallidissima e morbida, liscia. Capelli ben acconciati, con boccoli voluminosi sulle spalle, il trucco leggero, le labbra rosse e quegli occhi azzurri, così azzurri da annegarci. Si schiarì la voce, e parlò, lentamente, scandendo ogni parola con la tranquillità di chi sapeva perfettamente d’essere il simbolo incarnante il cambiamento radicale, una svolta colossale nella storia dell’umanità. Lei. Suo malgrado, era lei.

« Ci fu un tempo in cui nessuno osava pronunciare il nostro nome, un tempo in cui nessuno avrebbe mai potuto sperare di vederci come voi ci vedete ora, un tempo in cui solo racconti e miti e leggende decretavano la nostra misteriosa esistenza. Pochi, o forse assolutamente nessuno degli esseri umani che venivano a contatto con noi, direttamente, vissero così a lungo da poterlo raccontare, e solo confessioni passate per vaneggi divennero l’unica realtà plausibile per voi che v’adornate dell’alloro dei sapienti.

In verità, in verità vi dico, che non ci saranno più leggende, più miti, più sciocche e vacue rivelazioni a macchiare la nostra esistenza. Noi siamo quello che voi avete chiamato Vampiri, siamo i figli di Giuda, gli eredi di colui che ha tradito il vostro Dio.

A dispetto di quanti, nei secoli, hanno voluto e cercato di aleggiare le nostre figure di mistici aloni esoterici e malvagi, non siamo quegli esseri meschini e senza cuore che la letteratura e la fantascienza hanno voluto dipingere. Abbiamo sentimenti e desideri esattamente al vostro pari, e molti di noi non amano nemmeno commensare con esseri umani. Si, a dispetto di tante dicerie, una larga parte della comunità vampirica si nutre di sangue animale.

Un tempo eravamo esattamente come voi, ed è per questo che vi chiediamo di accettarci e rispettarci ora, perché nulla d’ora in poi ci impedirà di venire allo scoperto dinanzi a voi. Perché come voi abbiamo il diritto morale di essere considerati esseri degni di rispetto.

Quello che offriamo in cambio, e che ogni vampiro di ogni dove è tenuto a rispettare, è un patto. Un patto che include la nostra volontà di non uccidere inutilmente esseri umani, di evitare qualora fosse possibile di nutrirci del vostro sangue. Un patto che include la vostra assenza di ripercussioni per quello che l’opinione aimhè pubblica teme sia nostra abitudine fare.

Vogliamo unirci a voi, senza remore o risentimento alcuno, soltanto essere parte di una comunità dalla quale ci siamo nascosti troppo a lungo. Questa è la nostra Grande Rivelazione, questo è l’inizio di un futuro prospero e pieno di quella solidarietà in cui spero voi esseri umani vogliate dimostrarvi maestri. »

Deglutì con uno strano groviglio che saliva su per lo stomaco. Si strizzò gli occhi, due, tre, quattro volte. Sospirò e si riempì i polmoni di aria pulita. Non era possibile, pensò che tutto fosse uno stramaledettissimo scherzo. La aspettò sulla soglia della porta, la aspettò con quella speranza vacua che fosse tutta una montatura, un film, una cazzata. La aspettò fino a che lei non rientrò, potevano essere le 03:30, o forse le 04:00, non ne aveva la minima idea, lei odiava gli orologi.

Quando entrò le domande furono molte e le risposte anche troppo poche, ma nonostante tutto maledettamente esaustive. Rimase di stucco, in quindici anni di matrimonio non aveva notato niente di tutto quello che gli si apriva davanti agli occhi in pochi minuti. Sua moglie non si era mai svegliata al mattino con lui, non aveva mai pranzato né cucinato, non era mai invecchiata, non era mai stata tutto quello che lui credeva fosse. Sua moglie era un vampiro, il loro matrimonio era stata una sciocca e vana illusione. Ricordava e dimenticava a seconda del volere di quella donna, si illudeva di tutte quelle insolite mattine, di quei gemiti e di quei sospiri, del calore del suo corpo e del suo cuore pulsante. Lei era morta. Morta ma mai svanita.

Sono passati cinque anni da quel giorno, da quella che i vampiri chiamano la Grande Rivelazione. Sono passati cinque anni dal giorno in cui gli umani furono costretti ad aprire i loro occhi ignoranti di quello che il mondo, nel corso dei secoli aveva partorito: una razza diversa, più forte, più veloce, più crudele sotto certi aspetti. Esseri costretti alle tenebre che si nutrono di sangue per sostentare la loro vita eterna.

Sono passati cinque anni dalla conferenza stampa della signora Ludmilla Thompson, la portavoce del Partito per la Parità della Razza Vampirica, e oramai gli esseri umani hanno imparato a convivere con i vampiri, si sono mischiate le loro due società, e fondendosi ne hanno generata una nuova, una coesione disomogenea che oramai è alle fondamenta stesse della realtà.

Fra vampiri “buoni” che evitano ormai di bere sangue direttamente dalle vene umane, preferendo quello animale o sintetico, e vampiri “cattivi” che nel rispetto delle tradizioni continuano a ritenere gli esseri umani come vene da cui attingere linfa vitale. Fra notti scure in cui la luna riaccende antichi e arcani fervori di creature che in pochi conoscono e di cui pochi osano parlare. Fra sesso, droga e una sana dose di rock&roll vite che s’intrecciano, che si scontrano, che si fondono, che si completano.

Stare dalla parte dei buoni e rischiare la pelle o convivere con i cattivi cercando di sopravvivere? La scelta è tua.

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