Giocando ad un gdr la confusione che può nascere per quello che riguarda armi ed armature può essere davvero grande. Molti giochi forniscono una quantità inusitata di armi ed armature, senza specificare più di tanto sul loro uso o sulla loro origine e diffusione, e per questo c’è ancora molta incertezza nel mondo dei giocatori, specialmente nelle “città virtuali”.
Con questo articolo non intendo certo scrivere un trattato su tutte le armi e le armature che hanno caratterizzato il medioevo, ma solo dare un’idea meno confusionaria su cosa ci si potrebbe aspettare di trovare in una situazione tipo medioevo fantasy.
Nota: non verranno qui prese in considerazione armature esterne al medioevo europeo (quindi niente Giappone, Cina, India o stati musulmani).
Armature
Iniziamo dalle armature. Innanzi tutto, l’armatura è una cosa quasi sempre costosa, per cui anche in alto medioevo i guerrieri che portano un’armatura se la possono permettere dal punto di vista economico, a meno che non facciano parte di unità organizzate dal punto di vista militare (e talvolta neppure in quei casi…).
L’armatura di cuoio morbido era poco più che un vestito che forniva protezione contro colpi di striscio, nulla di più. Ben più efficace era un tipo di armatura molto diffusa fin dall’impero Romano, il cuoio bollito. Secondo le cronache dell’epoca questo tipo di trattamento conferiva al cuoio una resistenza quasi pari alle armature di ferro, pur mantenendo un’ottima leggerezza.
L’armatura di metallo di gran lunga più diffusa nel medioevo era la cotta d’arme in maglia di ferro. Derivata da simili armature già in uso in età antica, la cotta di maglia divenne per quasi tutto il medioevo l’armatura pesante standard, di varie forme e dimensioni. I guerrieri vichinghi e i cavalieri della nobiltà e degli ordini monastici fino al XIV secolo indossavano questo tipo di armature. L’armatura di piastre (che si evolverà poi nell’armatura da cavaliere completa) è un’acquisizione tardiva che solo nel XV secolo assume diffusione globale, un po’ troppo tardi per essere realmente efficace.
Un mito da sfatare su questo tipo di armature di piastre: pur essendo pesanti, permettevano assoluta libertà di movimenti, ed esperimenti recenti fatti su armature originali hanno dimostrato che in armatura di piastre si può correre, saltare, salire a cavallo, rialzarsi da terra e combattere velocemente. Il problema era il peso enorme, che dopo breve tempo di azioni così stancati distruggeva il malcapitato.
Un’altra armatura, ben più rara, era quella a scaglie di metallo (tipica, per esempio, di alcune popolazioni del Nord Europa). Pesante e meno efficace della maglia di ferro, era comunque presente.
Scudo
Lo scudo è un oggetto spesso sottovalutato dai gdr, ma chiunque abbia usato uno scudo in una ricostruzione di battaglia reale avrà constatato quanto in realtà questa difesa possa risultare utile.
In Europa nel medioevo lo scudo più comune era quello tondo, piano o leggermente concavo; usualmente fatto di assi di legno ricoperte di pelle, e poi bordate – ma non sempre – da un cerchio di ferro. Al centro dello scudo c’è sempre un umbone in cui si infila la mano, che protegge la mano e serve anche a colpire.
I Normanni resero invece popolare quello scudo a forma di goccia che gli anglosassoni chiamano Kite Shield, che si restringe verso il basso, ed è ideale per fanti e cavalieri.
Un altro scudo tipico del medioevo tardo è il palvese o pavese, una specie di muro portatile trasportato dai palvesieri, soldati specializzati che si mettevano davanti ai balestrieri . Il palvese era appunto una specie di muro dietro cui i balestrieri potevano ricaricare al coperto. Il palvese è assolutamente non utilizzabile in movimento, infatti veniva fissato a terra – quindi niente sogni di gloria…
Una forma di scudo leggero è invece il buckler (boccoliere) simile alla targa latina o alla pelta greca; piccolo e rotondo, può essere tenuto in mano o fissato all’avambraccio per consentire l’uso di entrambe le mani. Una simile forma di scudo era usata dagli Scheltrons degli Scozzesi (p.es. a Bannockburn).
La cavalleria pesante invece ridusse progressivamente lo scudo, che sul finire del XV secolo stava diventando un ornamento da torneo, e molti cavalieri andavano in battaglia assolutamente privi di scudo, contando sulle mostruose corazze di piastre.
Lo scudo non è una difesa passiva, ma viene usato anche come arma; tecniche di combattimento di scudo sono descritte spesso nei manuali di combattimento medievali.
Lancia
Nonostante quello che ci “insegnano” i giochi di ruolo, fino all’avvento dell’epoca dei cavalieri l’arma principale del guerriero è stata la lancia, non la spada. La lancia poteva essere usata in formazione, da cavallo, a piedi, in quasi qualsiasi condizione. Le punte delle lance erano di diverse fogge ed alcune erano provviste di due arresti longitudinali laterali per impedire alla lancia di affondare troppo nel corpo dell’avversario e per facilitarne il recupero (lancia da cinghiale). La lancia non veniva usata come arma arma da lancio, ma come arma da mischia. In una formazione serrata di scudi (gli istrici inglesi, gli schiltrons scozzesi o i muri di scudi sassoni) la lancia era una formidabile difesa.
Spada
La spada medievale è essenzialmente di due tipi: quella vichinga (700 – 1100 d.C.) e quella propriamente medievale (1000 – 1500 d.C.). Di quest’ultima si conoscono molte varianti, tant’è che gli studiosi le classificano in base a vari caratteri in almeno 12 o 14 tipi diversi.
Quasi tutte le spade potevano essere usate ad una o due mani, tranne spade come quella vichinga o quelle cosidette “corte” (che erano comunque molto più lunghe del gladio” romano). La spada però assume importanza con l’avvento della cavalleria come fenomeno culturale, per cui quest’arma va a simboleggiare il cavaliere. Un po’ come la katana per il samurai – qui mi preme di sfatare un altro mito: la katana era un’ottima spada, manovrabile e leggera, ma di qualità pari a quelle occidentali. La katana non è una spada magica e anzi si trova a mal partito contro armature pesanti perché è, come la scimitarra, un’arma prevalentemente da taglio, mentre la spada dritta a due tagli può essere usata anche e soprattutto di punta (il colpo di punta è considerato quasi sempre fatale, ragionamento che è alla base del gladio romano e dell’intera scuola di scherma dal 1600 in poi). Quindi non crediate che equipaggiandovi con una katana fate più male…a meno che così non decida il regolamento del gioco a cui giocate!
Un altro mito da sfatare è l’esistenza della spada “bastarda”. Nel medioevo non esiste alcun riferimento ad armi di tal nome perché quasi tutte le “longsword” si usavano a una o due mani. “bastarda” così come “a due mani” o “zweihander” è un termine coniato dai collezionisti di armi dell’epoca vittoriana!
Ascia
Esistono nel medioevo due tipi fondamentali di ascia. Quelle di tipo corto, a lama a mezzaluna, che si usano con una sola mano (tra cui la francesca, ascia da lancio dei Franchi) e quelle lunghe, come quella danese a due mani, con lama che termina verso l’alto a punta, quindi permette l’uso anche di punta. L’ascia a due mani era, a detta delle cronache del tempo, capace nelle mani di un valido huskarl di spaccare con un sol colpo cavallo e cavaliere, come impararono a loro spese i Normanni ad Hastings (1066).
La famosa ascia bipenne non fa assolutamente parte del panorama delle armi medievali. Anzi, storicamente l’unica ascia bpienne accertata è la labrys cretese, e stiamo parlando del XVI – XV secolo a.C.. Per quanto sia possibile che armi a due lame siano state usate (dopotutto alcune armi ad asta provviste di due lame esistono) le uniche forme di ascia storicamente usate erano quelle due elencate qui.
Curiosità: l’ascia rientra nella dotazione standard dei templari, secondo il loro Codice, e tutti gli ordini militari ne fecero ampio uso durante le crociate.
Mazza
Anche le mazze ferrate sono di vario tipo; ne esistono di lamellari (tipiche del medio oriente, e utilizzate dai crociati), di semplici e di borchiate. La mazza tipica, un’arma che trova le sue origini agli albori dell’umanità, è una testa di ferro o legno duro montata su un manico di legno. L’elaborazione della mazza ferrata letteralmente esplode nel XIV e XV secolo d.C., quando le mazze, i martelli da guerra e i flagelli diventano le tipiche armi contro le pesanti armature dei cavalieri nobili.
Altra precisazione da rimarcare: la famosa “morning star”, o stella del mattino, non è quell’arma dotata di catene, ma è una mazza ferrata alla cui testa, allungata sono fissati enormi chiodi o spuntoni di metallo.
La mazza non richiede molto addestramento, ma è un’arma dalla grande inerzia, che può lasciare scoperti se il primo colpo non va a segno.
Pugnale
Anche il pugnale è un’arma estremamente diffusa e ne esistono diversissimi tipi. La lama può essere stretta, larga, curva, dritta, ad uno o a due fili, e ciascuna cultura ha il suo tipo di pugnale (p.es. i Sassoni a quanto pare devono il loro nome al seax, il loro tipico pugnale ad una sola lama).
Arco
L’arco non ha avuto importanza rilevante in battaglia nel medioevo fino alla guerra dei Cent’anni tra Inghilterra e Francia. Unità di arcieri sono sempre esistite ma erano sempre considerate di poco conto. L’arco può essere di due tipi: composito o normale. Il composito è tipico del medio oriente, è piccolo ed è costruito da strati alternati di legno e nerbo di bue. L’arco lungo invece è formato da un’unica asta di legno.
L’arco non è un’arma da sottovalutare. Prove di campo hanno dimostrato che un arco lungo inglese può perforare un’armatura di metallo a 80 metri di distanza. E sono stati proprio gli arcieri che hanno dato la vittoria agli inglesi in quasi tutte le battaglie della guerra dei Cent’anni. Esisteva una legge in Inghilterra per la quale tutti gli abitanti dei villaggi dovevano esercitarsi per almeno due ore ogni domenica al tiro con l’arco. Gli arcieri inglesi erano capaci di tirare fino a 10 frecce al minuto!
Balestra
La balestra è un’arma potente e famosa, ma lenta ed ingombrante. Le unità di balestrieri (famosi queli Genovesi) erano relativamente rare ed erano accompagnate dai palvesieri (soldati armati di lancia col compito di posare i grandi palvesi dinanzi ai balestrieri). La balestra deve la sua potenza al fatto che i flettenti dell’arco sono fatti di metallo, ma questo è anche il suo handicap, dato che il caricamento è sempre lungo e laborioso. Le balestre “a pistola” non hanno rilevanza storica – e credo che non siano mai esistite sui campi di battaglia.
Il caricamento della balestra veniva fatto tramite un piccolo argano, quindi la cadenza di tiro (ma anche la gittata) era inferiore a quella di un arco; inolte, dato lo spessore della corda, la balestra risentiva di più degli effetti della pioggia sul campo, come dimostra il fallimento dei balestrieri genovesi alla battaglia di Crecy (1346)